Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/406

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della servitù, che aveva visto uscir di casa la signora. Giù a terreno, sulla panca del vestibolo, il fornaio rideva con Carlo e Francesco. Mentre Zoè attraversava il salotto correndo, parve sorpresa di veder Giorgio, e gli chiese se aspettava la signora. Sì, l’aspettava, aveva dimenticato di darle una risposta. E, quando fu solo, si pose a frugare la stanza. Non trovando altro, prese nello spogliatoio un paio di forbici acutissime di punta, di cui Nana si serviva continuamente, per. quella manìa che aveva di rimondarsi la persona, ritagliuzzarsi la pelle, recidersi i peli. Allora, durante un’ora pazientò, colle dita strette nervosamente alle forbici, e Ja mano nella tasca.

— Ecco la signora, disse Zoè, ritoruando, la quale l’aveva probabilmente spiata dalla finestra.

Vi fu un correre generale nel palazzo; delle risa si spensero, delle porte si rinchiusero. Giorgio intese Nana che pa gava il fornaio, con brevi detti. Poi, salì.

— Come! sei ancora qui? diss’ella scorgendolo. Ah! stiamo per disgustarci, il mio buon uomo!

Ei la seguiva, mentre dirigevasi verso la camera da letto.

— Nana vuoi tn sposarmi?

Ma lei diede un’alzata di spalle; la era troppo stupida la cosa, non rispondeva neppur più; aveva voglia di sbattergli l’uscio in faccia.

— Nana, vuoi sposarmi?

Ella gli slanciò dietro la porta. Con una mano ei la riaperse, mentre traeva l’altra di tasca colle forbici. E, semplicemente, con un gran colpo, se le conficcò nel petto.

Tuttavia, Nana, aveva avuto coscienza d’una sventura, e si

era rivolta. Quando lo vidde darsi quel colpo, fu presa da. sdegno. der

— Ma che bestia! ma che bestia! E colle mie forbici anche!:.. Vuoi finirla, cattivo monello!... Ah! mio Dio!.. ah! mio Dio!

Ella impazziva, Il ragazzo, caduto sulle ginocchia, s’era dato un secondo colpo, che l’aveva steso giù lungo sul tappeto. Sbarrava così la soglia della camera. Allora, ella smarrì affatto il senno, gridando a tutta gola, non osando scavalcare