Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/413

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come? esclamava battendosi le cosce; avrebbe un bel sputargli in viso, sarebhe rimasto, dicendo grazie ancora. Allora, incessantemente, ricominciarono le scene pel denaro. Ella ne esigeva con brutalità, erano scenate a proposito di miserabili somme, un’avidità odiosa d’ogni minuto, una crudele insistenza nel dirgli che non stava con lui che pel suo danaro, non per altro, che la cosa non la divertiva punto, e che Ja era ben disgustata d’aver bisogno d’un idiota della sua specie! Non lo si voleva più neppur a corte, ove si parlava di esigere la sua dimissione. L’imperatrice aveva detto: «È troppo schifoso.» Questo era ben vero. Epperò Nana ripeteva la parola per chiusa d’ogni loro litigio:

— Ve’! mi fai schifo!

Ormai, non si prendeva più alcun riguardo, aveva riconquistata una libertà assoluta. Ogni giorno faceva il suo giro del lago, abbozzando conoscenze nuove, che si scioglievano altrove. Era la gran mostra, l’esposizione in pieno sole, il luogo in cui le illustri cortigiane, pavoneggiandosi nello sfarzo splendidissimo di Parigi, e nel sorriso di tolleranza, andavano a far nuove conquiste. Delle duchesse si additavano Nana collo sguardo, le borghesi arricchite copiavano la foggia de’ suoi cappellini; talvolta, il suo landò, per passare, fermava una fila di stupendi equipaggi, dei banchieri che tenevano nella loro cassa i destini d’ Europa, deì ministri le cui dita tenevano la Francia pel collo; ed essa faceva parte di quella società che frequentava il Bosco, vi occupava un. posto ragguardevole, conosciuta da tutte le capitali, richiesta da tutti gli stranieri, aggiungendo agli splendori di quella folla, l’ebbrezza della sua vita licenziosa, come la gloria stessa e l’espressione di ardente voluttà d’una nazione. Poi, le relazioni d’una notte, delle passate continue di cui ella stassa perdeva la memoria al mattino, la conducevano in giro per tutti i grandi alberghi; spesso a Madrid, nella bella stagione. Il personale delle ambasciate sfilava; pranzava con Lucia Stewart, Carolina Héquet, Maria Blond, in compagnia di signori che stroppiavano il francese, pagando per essere diver+iti, prendendo quelle donne a un tanto per sera, con ordine di esser buffe, non toccandole neppure tanto erano sazii e