Periodi istorici e topografia delle valli di Non e Sole nel Tirolo meridionale/Topografia della Valle di Non/Quartiere di là dell'acqua

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Quartiere di là dell'acqua

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Topografia della Valle di Non - Quartiere di mezzo Topografia della Valle di Sole

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Quartiere di là dell’ acqua.


L
a Pieve di Fondo situata tra mattina e settentrione della Valle di Non confina colla giurisdizione di Castelfondo, e la Pieve di Sarnonico; produce ogni sorta di grano, ma niente di vino: abbonda di prati di monte, e di boschi, ma è ristretta nella pianura.

Fondo, Villaggio ragguardevole, che dall’Imperatore Massimiliano I. li 4 Maggio 1516 ottenne il privilegio di Borgo, fu per tale riconosciuto anche da Bernardo Clesio li 10 Novembre 1520. Viene questo Borgo verso sera in parte diviso da un rivo, che sorte dal lago di Tret, ed indi sotto la campagna di Fondo si scarica nel torrente Novella, ma per mezzo d’un ponte viene unito in guisa, che conviene usare attenzione per iscoprire questa divisione. Il Borgo ha la chiesa parrocchiale di competente struttura; ma il suo campanile, ed il nuovo getto di campane fatto l’anno 1773 importarono la spesa di dodici e più mila fiorini. Le case sono sulla piazza ben ordinate, ed in parte rinnovate sul gusto moderno; esercitasi quivi anche un buon traffico. Conviene quì riferire il viaggio dell’Arciduca Giovanni d’Austria, perchè li 17 Ottobre l’anno 1801 pernottò col suo seguito nelle case de’ Stefenelli.1 In età di 19 anni li 17 Agosto di quest’anno partì da Vienna per visitare le frontiere del Tirolo col seguito del tenente maresciallo Conte di Sporck, del generale de’ Vaux, del colonnello del Genio Mancini, e del tenente colonnello di Soriot suo ajutante di campo. Li 17 Ottobre per la strada del Kampen, ossia Pallade, da Merano giunse a Fondo. Di là la susseguente mattina per Revò passò a Cles2, ed indi la sera a Malè, ove alloggiò nella casa de’ Bevilacqua. Visitato il monte Tonale, e le posizioni di Val di Sole, li 23 del suddetto mese affrontò la selva di Campiglio, e passò nelle Giudicarie. Li 30 Ottobre pervenne a Roveredo, ed indi il primo Novembre lasciando a parte la città di Trento di là passò a Levico, e per la strada di Cembra a Salorno: li 3 Novembre pervenne alla visita del passo della Rocchetta, proseguendo in seguito il suo ritorno a Vienna, ove pensava arrivare verso la fine del suddetto mese. Il prefato augusto viaggiatore in tutto il suo viaggio si dimostrò assai cortese, e contento di tutto. [p. 117 modifica]

Ritornando alla Pieve di Fondo, appartiene a questa il picciolo Villaggio di Tret, ove si cuoce un’eccellente calcina, che serve a molte Pievi. Nel monte Curon si ritrovano due laghi.

S. Lucia è santuario poco distante da Fondo con una sola chiesa in eminenza.

La Pieve di Sarnonico segue a quella di Fondo, è situata la maggior parte in pianura, ha li medesimi prodotti senza vino, abbonda di prati da monte, e di legna d’ogni sorta: vi si comprende anche il noto vasto monte Roven, che in parte appartiene ad altre Pievi. Questo monte si è appunto quello, ove per tradizione successe il fatto accennato nella Storia dell’infelice Perizali.

Sarnonico Pieve, e Capoluogo non molto grande, ha la chiesa parrocchiale, e questa già 3 l’anno 1272 era dedicata a S. Lorenzo. Il suo campanile l’anno 1799 crollò in tempo di notte, e cagionò qualche danno al volto della chiesa: ora da’ fondamenti si principiò a fabbricarlo di nuovo. Sopra la Villa si ritrova un castello, che ne’ tempi di mezzo apparteneva alla famiglia Morenberg, dalla quale ne porta il nome, e che non ha niente di particolare. La famiglia Morenberg si ritrova inscritta nella matricola tirolese l’anno 1563; ma verso la metà del secolo passato venne a mancare, ed il castello con altri stabili passò alli Baroni di Cles.

Malosco, Villaggio in qualche altura sopra Fondo, ha castello, feudo mensale di Trento, con un picciolo feudo: dacchè la famiglia de’ Conti Guarienti di Val di Non si è ultimamente estinta, passò a quelli di Trento. Non è probabile, che questo sia l’antico castello Malosco, scoprendosi sopra la Villa vestigia di più antica fabbrica, e qui ne’ secoli di mezzo fioriva l’antica famiglia Maluschi, ossia Malusci, che si ritrova nella matricola del Tirolo. In un documento dell’anno 12334 viene nominato Odorico de Malusco; da altro documento5 veniamo a conoscere, che nell’anno 1507 ancora esisteva; ma dopo quest’epoca non ne abbiamo ulteriori notizie.

Cavareno è il più grande Villaggio della Pieve.

Rufredo fu descritto nella giurisdizione di Castelfondo.

Sejo è picciola Villa.

Vasio è un’altra picciola Villa; quì si ritrova un castello di tal nome, feudo mensale, che appartiene alli Conti d’Arz: ne’ secoli di mezzo ritroviamo una famiglia di tal nome: abbiamo veduto in originale un recesso segnato in Proves li 24 Aprile 1430, nel quale viene nominato Sigismondo di castel Vasio; ma non ritrovandosi tal nome nella matricola tirolese, mi fa sospettare, che fosse una linea di qualche antica famiglia, la quale poi sia mancata, e forse gl’istessi di Malosco. [p. 118 modifica]

La Pieve di Romeno ha li medesimi prodotti di quella di Sarnonico, e giace la Villa di tal nome, in piano non è molto grande, ed ha la chiesa parrocchiale sul gusto moderno fabbricata dopo la metà del passato secolo. Romeno figurò più ne’ remoti tempi, che adesso: abbiamo riportato nell’Istoria l’inscrizione romana, che si ritrova collocata nella chiesa suddetta. Abbiamo pure un documento6 dell’anno 1214, dal quale appare, che a Romeno esisteva un ospedale sotto il titolo di S. Tommaso. Quest’ospedale fu poi soppresso dal Cardinale Lodovico Madruzzo7 Vescovo di Trento l’anno 1593, e le sue rendite destinate al seminario vescovile. In Romeno8 esisteva una curia vescovile, ove il Vescovo talvolta risiedeva per decidere, e deliberare sopra affari litigiosi. Un documento dell’anno 12829 porta la rinunzia a favore del Vescovo dei diritti, e delle ragioni nella Scaria, o Dogana, ovvero Gafero di Romeno, altra carta porta Gafforo. Questi Gaffori consistono in picciole prestazioni in diverse Ville di grano, che attualmente pagano alla Mensa principesca, fondate sopra terreni. A questa Pieve appartengono le due Ville di Don, ed Amblar, e se ne fece menzione nella giurisdizione di Castelfondo.

Le descritte tre Pievi si chiamano anche Sora, Tovo, o Somanon. Questo Tovo assai precipitoso conduce alla Valle di S. Romedio, attraversata la quale, e salito un colle, si giunge alle paludi di Corredo. Al principio di queste si scopre un Ecco, che esperimentato colla musica riesce assai dilettevole, ed ameno.

La Pieve di Smarano confina con quella di Corredo, ha la chiesa parrocchiale fabbricata alla metà del passato secolo sul gusto moderno. La Villa è mediocre di grandezza, produce li medesimi prodotti di Corredo, ma coll’acqua soffre li medesimi inconvenienti, se non maggiori, come all’articolo Corredo.

La Villa di Sfruz appartiene a questa Pieve, è vicina alla medesima, e giace anche questa in piano, nè vi si può marcare differenza. Da quì per un precipitoso sentiero detto Curon si può passare nell’Attesino.

La Pieve di Corredo comprende la sola Villa di tal nome di mediocre grandezza, ha la chiesa parrocchiale, produce ogni sorta di grani, e specialmente formento; ma manca di acqua, e conviene servirsi di pozzi.

Castel Corredo è situato sopra il Villaggio in un’eminenza, che lo rende dilettevole nella state, essendo vicine le caccie affatto piane; la sua struttura è mediocre; ma non venendo quasi mai abitato, non si può porlo fra i castelli moderni abbelliti. [p. 119 modifica]

Fra le antichità firminane nelle Notizie trentine tom. 1 pag. 356. abbiamo un documento dell’anno 1476, dal quale apparisce, che Niccolò Cavaliere di Firmian fu eletto capitanio di castel Coreth ad nutum amovibilis, e che abbia prestato il giuramento al Vescovo di Trento Giovanni Hinderbach, onde quì si amministrava la giustizia, ed era in possesso il Principato, segno evidente, che la cospicua famiglia di questo nome non era quì ancora stabilita. Crede il Conte Brandis nella nobiltà tirolese, ch’essa venga dall’Italia; ma non adduce verun documento secondo il suo solito, contento delle tradizioni. In un documento delle Notizie trentine Tom. 3. pag. 35. dell’anno 1185 viene nominato Oluradino, e Bertoldo de Correde; ma a mio credere questo non ha connessione colla presente famiglia; perche Giovanni Hinderbach Vescovo di Trento l’anno 1478 fra le altre fabbriche ristaurò anche castel Corredo, pag. 156. cit. loc. castrum Corredi per antecessorem suum constructum in multis refecit, e solamente si ritrova, che il Vescovo Giorgio de Neydegk nell’anno 1507 li 24 Novembre Vol. II. dissert. Previa §. 58. abbia conferita una investitura a Giorgio di Corredo. Peraltro nella matricola tirolese fu ascritta l’anno 1569. Ebbero diverse cariche cospicue in Germania, ed ora sono innalzati al grado di Conti in Innsbruck, e di Baroni altrove. Gian Francesco Barone10 de Coreth fu Presidente della Camera, ed ora Governo d’Innsbruck l’anno 1698, e continuò per diversi anni.

Castel Brughiero, ossia Bragher, è sotto la Pieve di Corredo, ma più vicino a Tajo, situato alla falde d’una profonda Valle, che per mezzo d’un ponte comunica colle campagne vicine; fu fabbricato sopra un cengio mastino, ed e attorniato da boschi11. Il castello è grande con torri, ed in parte fu aumentato, e rinnovato alla fine del secolo passato. Non possiamo fissar l’epoca del suo principio per mancanza di documenti; ma quello che è certo si è, che già l’anno 1363 esisteva, mentre Alberto II. Vescovo di Trento12 li 19 Novembre del citato anno concesse l’investitura a Pietro di C. Thunn del detto castello. La sua struttura dimostra, che fu fabbricato in diversi tempi. Appartiene a questo castello la picciola giurisdizione di Tuenetto, della quale si parlerà sotto la Pieve di Torri, avendo, oltre questa, altri sudditi peculiari nella Villa di Tajo, ed in Segno, e case in altre Ville; esercita la giurisdizione civile, e criminale per mezzo d’un Vicario sopra questi sudditi peculiari, alternando la nomina del Vicario colla linea de’ Conti di Thunn di castel Caldes per convenzione di famiglia. Per altro della famiglia de’ Conti di Thunn, e di questi sudditi peculiari ci riserbiamo parlare sotto l’articolo castel Thunn. [p. 120 modifica]

Descritte le Pievi del quartiere di là dell’acqua, nelle quali non cresce vino, conviene retrocedere a quelle di questo prodotto.

Dambel Pieve con chiesa parrocchiale confina colle Pievi di Sarnonico, Romeno, e S. Zeno, un ponte di muro sopra il torrente Novella la separa da quella di Revò, e con la Villetta di Savrì formano l’intiera Pieve, onde essa è la più picciola delle Valli. Li prodotti del grano sono analoghi a quelli delle confinanti Pievi, produce vino, ma non già del migliore, eccettuate alcune colline, generalmente è cattivo. Ha boschi; ma le montagne maggiori sono lontane. La sua campagna in proporzione della popolazione è vasta; ma manca di fieno; onde nell’anno 1803 si pensò di fare un acquedotto prendendo l’acqua da un rivo di Fondo per inaffiare quelle campagne. Questo acquedotto fu a spese pubbliche anche eseguito con il costo di fiorini quattromila all’incirca: giova sperare, che aumentandosi li prati, meglio si coltiverà la campagna, e che questa Villa possa rigenerare.

Verso la metà del passato secolo successe un fatto, che sono di quelli assai rari, dove si scorge una manifesta violazione della pace pubblica accennata nella Storia.

Giacopo Tapparelli di Celentino Pieve di Ossana ad ogni costo voleva in isposa Antonia Barbera vedova de Plawen e figlia del nobile Giovanni Pietro Genetti di Dambel. Unitosi con Vigilio Ruffini detto Carretton di Pellizzano, e presi altri masnadieri, li 22 di Novembre dell’anno 1732 rapì la vedova, la quale col suo genitore si ritrovava in Sibenaich13 nell’Attesino, tralasciando altre circostanze per brevità. Dopo aver errato per diversi luoghi si arrese il Tapparelli a dimetterla, e fu condotta in Trento, e arrivatavi li 13 Dicembre fu dall’eccelsa Superiorità collocata nel convento delle Orsoline. Siccome poi non potè convenirsi nè colla vedova, nè con il suo genitore, risolvette di prendere colla forza il Genetti ritornato in Dambel. A quest’effetto sulla riviera di Salò unì buon numero di manigoldi muniti con ogni sorta d’armi, e li 13 Marzo dell’anno 1733 lo eseguì. Sforzate le porte della casa, e fatto bottino di 48 carline, e di 50 zecchini con altri danari, e mobili, obbligò il Genetti, con lasciare la moglie e la famiglia nell’estrema desolazione ed afflizione, a salire sul proprio cavallo; e prendendo14 la strada della Val di Sole per la Valcamonica condusse lo sgraziato e vecchio Genetti nell’Agnellina, ove, come appare da documento originale, li 23 Marzo di questo anno si ritrovava detento. Che trattamento abbia egli sofferto è facile il giudicarlo. Governava la chiesa trentina Domenico Antonio de’ Conti di Thunn, il quale punto non trascurò con tutto l’impegno possibile di avere nelle [p. 121 modifica]forze questi masnadieri, il che successe in Locarno ne’ Grigioni, avendoli quel Governo a vista di lettere credenziali fatti arrestare li 22 Aprile; e posto il Genetti in libertà, li masnadieri furono sotto valida scorta li 16 Giugno tradotti nelle carceri di Trento; e formatosi il processo, dal quale appare, che erano rei di molt’altri delitti, furono condannati, il Tapparelli, e il Ruffini alla ruota, ed i loro cadaveri appesi alla forca, li 7 del mese di Ottobre di quest’anno 1733. Abbiamo tal racconto succintamente estratto dalla sentenza, e dal manifesto stampato in Trento di pag. 23 in ottavo.

San Zeno, è in latino Sanctum Sisinium, Pieve situata tra quella di Dambel e Tajo. Osserva15 il Tartarotti, che corrottamente si chiami San Zeno, in vece di San Sisinnio, e ciò sembra essere avvenuto dalla parola unita Sanzen, in vece di San Sisinnio, come volgarmente parlasi, e poi sia nato San Zeno. Certamente dal Sinodo nella introduzione citato si conserva la genuina parola latina.16

San Zeno è una Villa di competente grandezza, con una piazza grande, e con case ben riformate nel passato secolo. La chiesa parrocchiale è grande con colonne. Dietro al coro in un’urna riposano le sagre reliquie de’ Martiri accennati nell’Istoria, che furono gli Apostoli di queste Valli. Nell’anno 1472 Giovanni Hinderbach Vescovo di Trento17 le trasportò in un’arca nuova con solenne ecclesiastico rito. Del resto le campagne di questa Pieve sono arenose; onde nell’estate sono soggette alla siccità. Li prodotti sono analoghi a quelli della descritta Pieve di Dambel.

Casez, è una Villa di competente grandezza. Nel passato secolo Giuseppe Maria de’ Conzini intraprese la carriera militare, e salito per varj gradi divenne colonnello dell’imperial regio reggimento Terzi; morì a Bra nel Piemonte li 17 Ottobre 1799 nell’età di anni 50 e mesi 10 circa.

Le Ville minori sono Banch, Borz, Piano, Salter, e Malgolo che ha una torre comunemente chiamata castel Malgolo, che appartiene alla famiglia de Betta: in queste due ultime, come più vicine al monte Roven, non cresce vino. Generalmente li legumi di questa Pieve sono stimati. Appartengono a questa Pieve il Santuario di S. Romedio descritto nella giurisdizione di Castelfondo, come pure la Villa di Tavon in quella compresa.

La Pieve di Tajo confina con quella di Torri; li suoi prodotti sono li medesimi di quella di San Zeno; il suo vino però è migliore. La Villa di tal nome ha una piazza amena con alberi entro; essa è di mediocre grandezza, ed ha la chiesa parrocchiale, nella quale si ritrova un’inscrizione dallo scultore scorrettamente incisa; ma controntata dall’Autore coll’originale, è del seguente tenore: [p. 122 modifica]

CHRISTO . R. S.
JO. VIGILIO . EX . THVNIIS . COMIT.
M. THERESIÆ . JOSEPH . II. AVGG.
A . CVBIC. ET. SECRET . CONSILIIS
C. FVNDI . ARSII . RABBI . THVENETTI
DMNO
INGENII . PRÆSTANTIA . LIBERALITATE . IN . PAVPERES
DOCTRINA . IDIOMATVM . ELEGANTIA
EXIMIO
EMMANVEL . EPVS . S. R. I. PRINCEPS
JOSEPHVS . ET . ARBOGASTVS
PATRI . CARISSIMO
JOSEPHA . COMIT . COLONNA . DE . VELS
CONJVGI . DVLCISSIMO
MŒSTISSIMI . P. P.
VIXIT . ANN. LX. OB. PRID. NON. FEBRVAR . MDCCLXXXVIII.


Di più si dirà nell’articolo di castel Thunn.

All’estremità della Villa di Tajo verso mezzodì, a’ piedi di un mastino cengio, il quale si è dell’altezza di passi dieci circa trentini, scaturisce una mole d’acqua per mezzo di un forame di quarte sei trentine circa di lunghezza; la quale secondo l’esperimento fatto si è di circa oncie cento e venti quadrate. La qualità dell’acqua non è delle migliori, non cresce nè diminuisce a qualunque stagione, ed è sempre serena. Serve per li mulini, e per innaffiare li prati. Gl’investigatori dell’istoria naturale potrebbero fare delle osservazioni, onde possa avere origine una tal mole di acqua; a noi basterà osservare, che le Ville superiori a Tajo scarseggiano assai di questo necessario elemento, come abbiamo rimarcato. Nel secolo passato fiorì Niccolò Rosetti figlio di Francesco, che non si sa in qual’ occasione si era stabilito nello Stato Pontificio; divenuto Niccolò Sacerdote fu li 25 Giugno 1774 alla presenza di Clemente XIV. Ganganelli esaminato per il Vescovato di Bojano, città situata nel Regno di Napoli alle radici dell’Apennino. Non si potè [p. 123 modifica]avere di lui altra notizia, se non che nell’anno 1781 era in vita, ed aveva fatta onorevole accoglienza a Carlantonio Pilati, avendosi trattenuto appresso questo Vescovo alcuni giorni in occasione de’ suoi viaggi per quelle regioni, mediante una lettera di un sacerdote di Tajo cugino di questo Vescovo, che lo aveva raccomandato.

A questa Pieve appartiene Dermullo picciola Villa.

Tres è Villa in altura maggiore di quella; ma non produce vino, e scarseggia di acque.

La Pieve di Torri viene divisa da quella di Vigo per mezzo di un rapido torrente detto la Pongajolla, che non è molto grande, trae la sua origine dalle montagne di Vervò, passa tra mezzo a precipitosa Valle, e passando per la Valle di Darden profonda ed argillosa va a scaricarsi nel Noce. La Pieve ha li medesimi prodotti di Tajo, Le sue Ville sono picciole, e disperse, ed hanno diversi padroni; il terreno è in buona parte argilloso, e vi mancano il concime, e i prati. La Villa propria di Torri è picciola, posta in eminenza, e appartiene alla giurisdizione di Spor; la sola chiesa parrocchiale, e la canonica sono trentine.

Segno Villa più grande è poco distante; anche questa appartiene alla giurisdizione di Spor, come sotto questa abbiamo notato.

Le altre minori Ville sono Priò, e Molar, ed indi conviene discendere per una Valle detta di Molar. Verso mattina su d’una eminenza si ritrova una picciola Villa detta Tuenetto; questa è composta da cinque o sei case, che comprendono dodici in tredici famiglie tutte del medesimo cognome Melchiori fuorchè una. Questa Villa con alcune case disperse nelle contigue Ville formano un feudo, e li abitanti di essa sono sudditi peculiari de’ Conti di Thunn di C. Brughiero, e Caldes, come abbiamo testè accennato. Superata la Valle si arriva alla meschina Villa di Darden. Per fine appartiene a questa Pieve la remota Villa di Vervò, ove non cresce vino, ed è vicina alle selve. Questa Villa ne’ tempi de’ Romani sopra un colle alla sua estremità aveva il castello, di cui abbiamo fatto menzione nel primo periodo istorico. L’autore si portò ad arte per esaminare la sua situazione, ma non potè ritrovare nemmeno vestigia, avendo li contadini, dopochè il Marchese Maffei aveva levate le pietre accennate nel cit. loco, spianato il terreno, e posto il possibile a coltura. Per altro non ritrovò in quella vicinanza acqua dolce, fuorchè calando nella profonda Valle si scopre una picciola sorgente, che scaturisce da una rupe, onde li castellani devono averla presa dalla Villa, ove non si ritrovano che pozzi, e forse il castello ne avrà avuto uno proprio. A fronte di questo distrutto castello vi è l’accennata Valle, detta anche in oggi la Val di Vervò, onde dai soldati si poteva guardare il passo, avendo alla schiena il Villaggio. Li rustici non seppero nemmeno indicare nulla dell’interno, nè se fosse fabbricato di puri sassi, o pietre, ovvero mattoni. E se il Marchese Maffei non ci avesse conservate le lapidi levate verso la metà del passato secolo, sarebbe forse restata sepolta anche la notizia dell’esistenza di questo antico castello. Si può credere che i Castellani abbiano fabbricate delle case, e che [p. 124 modifica]poi si sia convertito in Villa, avendo però conservato il nome, preso probabilmente dal castello. L’aver li Romani pensato alla fabbrica di un castello in un luogo ora affatto separato dal consorzio sociale, mi fa formare una conghiettura, che l’antica strada avesse la direzione per questa parte, e che quella di Tajo per il Caussonar alla Rocchetta sia stata aperta ne’ tempi posteriori; ora nella vicinia si ritrova una chiesa dedicata a S. Martino con una contigua cappella.

La Pieve di Vigo giace all’estremità della Valle verso la Rocchetta; ella produce tutte le sorta di grani, come quella di Torri, ma il suo vino è migliore, e viene stimato il bianco. Vigo ha la chiesa parrocchiale situata in piano; le Ville minori sono Tos, e li Masi. Sotto questa Pieve passa la strada del Caussonar, che conduce alla Rocchetta, e vi si ritrova una fabbrica di coppi; sopra un’eminenza evvi un’antica torre detta castel Visione, ed indi l’imperial regio dazio della Rocchetta.

Castel Thunn, situato in un colle eminente, ossia dosso fabbricato sul cengio, cinto di grossa muraglia con torri e fortini, e che avanti l’invenzion della polvere s’avrebbe riguardato per una fortezza, giace a mezzogiorno, ha un aspetto magnifico, ma, siccome è esposto al vento periodico del lago di Molveno, che soffia da’ primi di Marzo sino alla metà di Settembre, questo vento australe riesce assai incommodo principalmente per quelli, che non vi sono assuefatti. Vicine sono le caccie di ogni sorta di selvatici, ed uccellami minori, eccettuatone li camozzi. In quest’ultimi tempi la maggior parte del castello fu rinnovata, e ridotta al gusto moderno, e fu arricchito di sufficienti condotti d’acque per innaffiare le contigue praterie. Le colonne, sopra le quali si traduce l’acqua dal monte S. Pietro, ove una volta esisteva l’antico castello di tal cognome, contiguo al medesimo, furono piantate l’anno 1548, e poscia rinnovate l’anno 1780. Di questo castello abbiamo nelle notizie trentine T. II. pag. 96. l’investitura del Vescovo Conrado dell’anno 1194 concessa ad Albertino, e Manfredino di Thunno, e ad Ottolino figlio di Marsili de supra dicto loco Toni, & de Dosso uno nominatim ad Castrum ædificandum. Avea Enrico VI. Imperatore sotto l’anno 1191 al suddetto Vescovo Conrado concesso, come accennato abbiamo nell’Istoria, che senza licenza del Vescovo non si potesse fabbricare nel Ducato trentino veruna torre. 'Monumenta Trident. Tom. III. pag. 38. Onde convien credere, che il primo soggiorno di questa cospicua famiglia nel Tirolo sia stato l’antico castello di S. Pietro situato sopra il moderno castel Thunn nel monte, e che fu intieramente abbandonato. Per altro un’inscrizione italiana, che si ritrova incisa nella torre del nuovo castello all’ingresso, porta il compimento della fabbrica all’anno 1422.

Onde abbia questa famiglia preso il suo cognome nasce maggiore difficoltà. Ora ci fa sapere il Büsching nella sua Geografia Tom. XI. sotto il Cantone di Berna contarsi la Pretura di Thunn, che anticamente avea li suoi Conti di Kyburg e Burgdorf, che l’anno 1376 la impegnarono alla città di Berna. Esiste il famoso lago di Thunn, una picciola città, e castello dello stesso nome; da quì il Gaven nel Dizionario de’ Nobili sotto l’articolo [p. 125 modifica]Thunn crede più verisimile, che ne derivi il suo cognome questa cospicua famiglia, mentre il Muratori nella prefazione alle Antichità estensi ci avverte: che qualor venga meno il certo, può esser più lodevole proporre il verisimile, ma con valutarlo per tale, lasciando al tempo, e ad altri la cura di sviluppare l’impresa. Come poi siano arrivati, in qual occasione siansi stabiliti nel trentino, non è a noi pervenuto, quantunque li genealogisti facciano diverse derivazioni, che però non provano. Dalle Notizie tirolesi abbiamo, che nell’anno 1234 erettasi la matricola de’ Nobili del Tirolo, vi si trovano inseriti li Thunn, che in seguito divennero Baroni, e poi Conti del S. R. I. In prova di ciò abbiamo le tante cariche cospicue sempre coperte da’ medesimi, che richiederebbero un volume se si volesse esattamente descriverle. Il predicato di Hochenstein, che porta questa famiglia deriva dalla Contea di tal nome che esiste nella Sassonia superiore; anzi Büsching nella sua Geografia Tom. IX. pag. 2173. ci assicura, che la Contea di Hochenstein dall’Imperatore Ferdinando III. l’anno 1628 per sessantamila talleri fu concessa alli Conti di Thunn, avendogliene dato il possesso il generale Wallenstein; indi riscattata passò dopo altri la detta Contea alli Conti di Stollberg. Per altro la famiglia continuò ad esser unita fino all’anno 1592. Essendo poi seguite le divisioni se ne venne a formate in seguito diverse linee. Quella di castel Brughiero, da cui sortirono li Conti Thunn di Boemia, che possiedono diverse Signorie in Boemia: li Maggioraschi di Klösterle, e Telschen: nel Tirolo il palazzo Galas in Trento co’ castelli Mattarello, e Maretsch di Bolzano. La linea di C. Brughiero possiede la giurisdizione di C. Fondo, Rabbi alternativamente con la linea de’ Conti di Thunn di C. Caldes, che ora sono domiciliati in Eppan, come dirassi nell’articolo Rabbi. Tuenetto restò alli Conti di C. Brughiero , e castel Thunn ottenne li sudditi peculiari di Vigo, e de’ suoi contorni, che forma la quarta linea.

Noi ritroviamo nel 1145 Bertoldo di Thunn come testimonio a un atto pubblico del Vescovo di Trento, 18 ed è probabile, che discenda da Albertino di Thunn che li genealogisti più moderati pongono all’anno 1050 circa. Così di Conrado di Thunn all’anno 1185.19 A questi tempi conviene riferire Enrico di Thunn Vescovo di Basilea; Erasmo fu colonnello austriaco nell’anno 1298; Vittore Cavaliere di Thunn nel 1485 era Gran Capitano del Tirolo. Sigismondo si segnalò l’anno 1526 nella guerra rustica, fu dappoi Legato cesareo al Concilio di Trento, e si pretende morto in C. Thunn. Cristoforo fu gran Piore Priore Priore dell’Ordine di Malta in Ungheria, e morì l’anno 1545, avendo anche coperta la dignità di Maggiordomo Maggiore alla Corte Cesarea. Giorgio fu gran Ciambellano, e nell’anno 1546 creato maresciallo di campo. Di Sigismondo Alfonso, l’anno 1663 Vescovo di Bressanone, ed indi di Trento, morto l’anno 1677, il quale Episcopale palatium, ossia il Pretorio in piazza, vetustate collapsum restituit, veggansi Monumenta Eccles. Trid. pag. 241. e segg. A questo [p. 126 modifica] tempo convien riferire Gio: Giacopo Consigliere intimo, e Commendatore dell’Ordine Teutonico per la Provincia del Tirolo in Bolzano. Gran splendore recò Guidobaldo eletto l’anno 1654 Arcivescovo di Salisburgo; fu creato anche Cardinale, e primo Legato Cesareo alla Dieta di Ratisbona quale impiego coprì con grand’onore per sei anni, nel qual tempo venne anche dal Capitolo di Ratisbona postulato ad assumere la dignità di Vescovo di quella cattedrale; egli morì il primo Giugno 1668. Non andò guari, che anche Gian Ernesto l’anno 1687 fu eletto Arcivescovo di Salisburgo che morì l’anno 1701: noi ci dispensiamo per brevità di scrivere le loro gesta, rimettendo il lettore alli continuatori dell’Hundio Metropolis Salisburgensis.

Tra mezzo a questi nella chiesa di Passavia fiorì Wenceslao, morto l’anno 1673, che fu anche Vescovo di Gurch; e Rodolfo Giuseppe Vescovo di Secovia, morto l’anno 1699. Ommettendo tant’altri, che coprirono impieghi di Corte e di Stato, Prepositure Canonicati in diverse illustri chiese di Germania, rammenteremo al secolo XVIII. Massimiliano Consigliere intimo, maresciallo di Corte, e Cavaliere del Toson d’Oro. Giacopo Massimiliano fu l’anno 1709 Vescovo di Gurck. Domenico Antonio Vescovo, e Principe di Trento, intorno al quale si possono vedere Monumenta Eccles. Trid. Tom. III. pag. 258. e seg. Avvicinandoci a’ nostri tempi, sì per le qualità vescovili, che per la letteratura soda ecclesiastica conviene rammentare Giuseppe Maria, del quale diamo il seguente breve dettaglio, come inedito. Nacque li 24 Maggio 1713, suo padre pure chiamavasi Giuseppe e sua madre Margherita nata Contessa di Thunn di C. Thunn. Compiti gli studj minori in Trento fu spedito ad Innsbruck, ove apprese la filosofia. Ravvisandosi in lui talenti superiori, e la vocazione allo stato ecclesiastico, fu indi spedito a Roma, e sotto la direzione del P. Orsi Domenicano, che fu poi Cardinale alla Minerva, si applicò allo studio delle scienze ecclesiastiche con grande profitto. In questo frattempo perdette il suo genitore, ma non tralasciò la sua cara madre di sostenerlo. L’anno 1729 ottenne dall’Arcivescovo di Salisburgo di Firmian un Canonicato di quella Metropoli ed in seguito quello di Passavia per rassegna del Canonico Bartolommeo Barone di Cles. Compiti gli studj ecclesiastici con sommo onore in Roma, passò in Germania alla residenza de’ canonicati, e l’anno 1737 ordinato Sacerdote, nella notte del Santissimo Natale offerse le sue primizie al Signore nella Metropolitana di Salisburgo. Ma non dimorò molto in quelle contrade per lui ancora troppo anguste, essendo stato nominato dall’Imperatore Carlo VI. Auditore di Rota per la nazione tedesca. Nell’autunno dell’anno 1738 partito dalla Germania per la via del Tirolo passò a Roma, ove prese possesso della sua carica, la quale sostenne con sommo decoro, e veniva stimato da Benedetto XIV., che leggeva volentieri le Relazioni di Monsignor di Thunn. Morto l’anno 1740 Carlo VI., la Regina d’Ungheria Maria Teresa lo nominò suo Ministro appresso la S. Sede, e per gratificarlo, lo promosse li 12 Ottobre del 1741 al Vescovado di Gurck, e fu consecrato in Roma dallo stesso Benedetto XIV. su [p. 127 modifica]qual proposito scrisse il Pontefice una lettera all’Arcivescovo di Salisburgo, al quale s’aspetta d’ordinario la consacrazione. Ciò seguì li 18 Febbrajo del 1742, avendolo il Pontefice dispensato dall’età, mentre aveva solamente 29 anni, e lo creò Prelato assistente al soglio. Continuò il Prelato nella sua carica di Ministro con grave suo particolare dispendio, e solamente si recò a Gurck l’anno 1744. Avea però pregato il Vicario generale di Trento Borzi, celebre letterato trentino, di voler visitare la sua Diocesi, il che appunto adempì nella primavera di quest’anno: frattanto arrivò il Vescovo da Roma. Abbiamo una lettera di Borzi scritta su questo proposito ad un amico in Trento, e data dal castello di Salisburgo, nella quale descrive il metodo di vivere di questo degno Vescovo. Hic certus agendis modus præscriptus est, nec comici in tragœdia traducuntur: hic communium præcum, & negotiorum tempus definitum: mensa lectione sacra conditur. Bibliotheca satis instructa omnibus patet. Optimi libri avide comparantur. Teneva il Vescovo in Gurck adunanze, come avea fatto in Roma, sopra le più importanti materie ecclesiastiche, il che succedeva anche in Salisburgo, ove ogni anno facea come Vescovo suffraganeo e capitolare la sua residenza. Abbiamo una lettera del Muratori scritta a Salisburgo al Canonico Barone Cristani dei 18 Febbrajo 1749, in cui quest’insigne letterato manifesta la stima, e la venerazione che avea per Monsignor di Thunn. Non cessava con la voce, e con l’esempio di edificare il suo popolo. Un giorno essendo al passeggio fuori di Gurck in compagnia del citato Cristani (dal quale l’autore nell’anno 1781 ebbe il racconto) s’incontrò in un contadino, che andava a chiamare un Sacerdote per assistere alla morte del suo genitore; fece egli ritornare il contadino, ed egli stesso recossi alla casa del moribondo distante ancora mezz’ora, e consolandolo nel Signore, coll’assistenza del suo proprio Vescovo il contadino spirò. Fortunati i popoli, che hanno di consimili Vescovi! Continuava egli gli studj ecclesiastici: l’anno 1751 in occasione del Giubileo scrisse una lettera pastorale in tedesco, e perchè gli eretici gli risposero, l’anno 1754 pubblicò un’apologia, nelle quali opere si ravvisa una vasta erudizione, e cognizione dell’antica ecclesiastica disciplina. Poco dopo s’applicò all’edizione del nuovo testamento in tedesco, ed eletto l’anno 1762 Vescovo e Principe di Passavia, pubblicò quest’opera con molte erudite osservazioni, per le quali da’ Gesuiti fu tacciato di Giansenismo. L’anno 1763 intraprese la visita della in allora vastissima Diocesi di Passavia; ma l’Elettore di Baviera Giuseppe Massimiliano, pretendesi mosso da tale accusa, proibì a’ suoi sudditi d’intervenire alle funzioni della visita, che faceva nel suo territorio, e non lasciandosi li sudditi impedire d’intervenirvi con grandissima frequenza, tanto crebbe il suo fervore, che sorpseso da un’infiammazione fu cagione della sua morte E’ però da notarsi, che il Vescovo, venuto in cognizione dell’accusa, spedì un ecclesiastico suo confidente a Monaco per sincerare l’Elettore, il quale convinto della sua innocenza, non solo rivocò il divieto, ma sommamente lodò il fervore, e lo zelo del Vescovo; ma questo elettorale dispaccio giunse pochi momenti dopo, che il Vescovo nell’esercizio infaticabile del suo [p. 128 modifica]ministero era passato ad altra vita , il che seguì Mattighofen , borgo del Circolo all'Enno nell' Austria sotto li 15 Giugno dell' anno 1763.

Di Pietro Vigilio Vescovo e Principe di Trento cugino del medesimo abbiamo nell' Istoria del secolo XVIII. ragionato , non che del suo degno successore e cugino Emmanuele figlio del Conte Gio: Vigilio di C. Brughiero Consigliere intimo di Stato , il quale ai suoi rari talenti univa una vasta erudizione nelle scienze civili , e una carità particolare verso de' poveri , pei quali esercitava anche la medicina : egli morì in C. Brughiero li 4 Febbrajo 1788 in età d' anni 60.

Farei torto all' istoria di questa famiglia , se ommettessi Vigilio Basilio Commendatore dell' Ordine di Malta della linea di C. Thunn , il quale morì a Obiz in Boemia , Commenda situata nelle vicinanze di Pilsen. L' autore ha spedita un' iscrizione sepolcrale in Obiz , la quale come inedita annettiamo , e in cui si spiegano le sue personali virtù.

VIGILIO . BASILIO . EX . THVNNIIS . COMIT.
MELIT . ORD . EQVIT . OBIZII
COMMENDATORI
MORVM . GRAVITATE . LIBERALITATE . IN . PAVPERES
EXIMIO
SCIENTIARVM . CVLTORI . ET . AMICO
JVSTA
OBIIT . XV. KALEN. FEBRVAR. MDCCXDI.
AET. XCI.

Degno nipote dell' antecedente fu Tommaso Giovanni nato li 16 Maggio del 1737 , e figlio di Francesco Agostino Consigliere intimo di Stato. Compiti in Roma gli studj fu eletto Canonico di Passavia e sotto il governo de' Cardinali di Firmian , ed Aversberg , Vescovi e Principi di Passavia , eletto Decano del Capitolo , ed indi Suffraganeo , e Preside del Consiglio aulico , quali impieghi coprì con somma lode ; e finalmente Vescovo e Principe di quella Cattedrale li 4 Novembre 1795 s' avea conciliato l' amore , e il rispetto di tutti ; ma non regnò nemmeno un anno , che sopraffatto da catarro soffocativo , dopo pochi giorni di malattia li 7 Ottobre del 1796 con somma afflizione di tutti passò a miglior vita.

Nella chiesa di Passavia al defunto Tommaso Giovanni di C. Thunn successe Leopoldo de' Conti di Thunn di Boemia nato li 17 Aprile del 1748 , ed eletto li 13 Dicembre del 1796. [p. 129 modifica] Oltre gli uffizj ereditarj nelli vescovadi di Trento, e di Bressanone, nelle Pievi di Vigo, Torri, e Tajo hanno de’ sudditi, che vengono chiamati peculiari, ed anche in qualche luogo di là dell’acqua: a C. Thunn appartengono quelli della Pieve di Vigo: esercitano per mezzo d’un Vicario la giurisdizione sopra questi sudditi, ed a’ soli maschi escluse le femmine ogni 19 anni spediscono le rinnovazioni delle investiture di case, e beni stabili, e per questi devono pagare al suddetto castello un annuo canone. Non possono esser alienati, e nelle investiture vengono specificati sotto il nome di beni peculiari, dovendo essi abitar in quelli, ed obbligarsi all’ubbidienza, e fedeltà verso il castello.

Circa l’origine di questi sudditi peculiari, osserva il Muratori, 20 che questa parola peculiari usata da’ Longobardi, e Franchi, è probabilmente originata dall’aver il Padrone incominciato a permettere, che li servi rustici tenessero qualche pecora per conto e guadagno loro, e poi stesa a significare altri emolumenti, ciò si usava per incitar quella gente a divenir industriosa. Godevano li servi l’uso, e l’usufrutto del loro peculio, ma non già un pieno dominio. Si sa che molti di costoro, anche a’ tempi de’ romani, cotanto s’industriavano col proprio peculio, che divenivano facoltosi in maniera di poter col pagamento redimer la propria libertà: bene peculiati, & peculiosi; furono domandati costoro; e lo stesso praticavasi a’ tempi de’ Longobardi, Franchi, e Tedeschi in Italia. Di queste liberazioni, ossia manumissioni, abbiamo documenti nell’archivio del castello dell’anno 1447, e delli 5 Luglio 1490; divenuti liberi questi sudditi peculiari furono offerti alla Chiesa di Trento, ed indi inseriti nelle investiture feudali che si concedono alla famiglia de’ Conti di Thunn da ogni Principe Vescovo.

Ritornando alla Pieve di Vigo, dalla strada del Caussonar cammin facendo si passa un rivo detto Rinastico, che trae la sua origine da’ monti sopra castel Thunn, e va poi a perdersi nel Noce; ma l’estate per lo più è asciutto.

Castelletto è un maso spettante a C. Thunn, e vi si ritrova una coppara.

Finalmente si arriva all’angusto passo della Rocchetta, accennato nell’Introduzione alla Storia. Quì si ritrova un ponte di muro, che serve di comunicazione col quartiere di mezzo, e la giurisdizione di Spor. La casa del dazio deve esistere già da qualche secolo, mentre si ritrova un documento, ossia tariffa daziale dell’anno 1614 diretta alla Rocchetta della Chiusa di Visione: altri documenti più antichi sussistono, ma non leggibili. In fatti può chiamarsi Chiusa, perchè chiudendo la porta del dazio viene levata ogni comunicazione, così stretto è il passo, ed il torrente Noce è sì rapido, che impedisce ogni passaggio. Ciò basti per il quartiere di là dell’acqua.

  1. Gio: Battista de’ Stefenelli Vicario di castel Fondo fece tutte le disposizioni. Questi in occasione della passata guerra avea ottenuto sotto li 12 Agosto 1801 dall’Attività Provinciale un decreto di lode per la sua attenzione nella spedizione per Tonale l’anno 1796, e nel corso della guerra; questo appare anche da un dispaccio dell’eccelso Presidio insinuato con rescritto circolare li 20 Giugno 1802.
  2. Uno stampino del 1801 ci assicura dell’onore recato dal Reale Arciduca all’Assessore Carlo de’ Torresani nella sua casa; porta la data XV. Calend. Octob. deve leggersi Novemb., che appunto significa li 18 Ottobre.
  3. Notizie trentine Vol. II. pag. 598.
  4. Monumenta Ecclesiæ Trident. Vol. III. pag. 60.
  5. Loc. citat. pag. 171.
  6. Monumenta Eccles. Trid. pag. 47. In Tridento in capella Domini Episcopi sita apud Pallaccium Episcopatus. Si potrebbe arguire, che il castello di Trento in allora non fosse abitato da’ Vescovi.
  7. Constitut. Sinodales Trident. pag. 52.
  8. Dum Dominus Conradus Tridentinus Episcopus resideret apud Romenum in curte Episcopali ad lites decidendas. Notizie di Trento Vol. II. pag. 94.
  9. Notizie cit. pag. 262.
  10. Almanacco tirolese dell’anno 1803 stampato in Vienna pag 29.
  11. Questi boschi sono assai folti d’alberi in confronto de’ contigui boschi delle Ville di Corredo, e Tajo. La cagione si è, che il castello non permette il pascolo alle capre, la morsicatura delle quali è assai nociva alla vegetazione.
  12. Monumenta Eccles. Trident. pag. 109. Nobili viro Ser Petro de Castro Thoni qm. Nob. Viri D. Simonis de dicto Castro: gli concede l'investitura, e nomina tra altri castelli Castrum Bragherii: data in Trento nel vescovile castello del buon Consiglio.
  13. Picciola Villa, ove il Genetti a quel tempo aveva un riguardevole stabile, situata tra Bolzano e Terla, rinomata unicamente per l’eccellente vino che ivi cresce.
  14. Passando per Revò tutta questa funesta comitiva consisteva in 27 persone.
  15. Memorie Istoriche de’ Santi Sisinnio , Martirio , ed Alessandro pag. 33.
  16. Giroldus plebanus Santi Sisinii personaliter.
  17. Anno Domini MCCCCLXXII. die XXV. mensis Maij sub altari vetusto hoc in loco dirupto repertæ sunt Reliquiæ Ss. Martyrum Sisinii, Martirii, & Alexandri, & a Joanne Episcopo Tridentino hoc in Archa nova reconditæ. Monumenta Trident. pag. 155.
  18. Notizie trent. V. II. pag. 392.
  19. Loco citat. pag. 88.
  20. Dissert. 14. pag. 149. edizione di Milano dell’anno 1751.