Quando raggio di sole

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Lorenzo de' Medici

XV secolo Indice:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.1, Laterza, 1913.djvu Letteratura Canzone VII. [Il core, vinto dagli occhi della sua donna, attende morte o guiderdone alle sue pene.] Intestazione 11 ottobre 2023 100% Da definire

Non t'è onore, Amor, l'avermi preso Per rinnovare Amor l'antiche piaghe
Questo testo fa parte della raccolta Opere (Lorenzo de' Medici)/III. Rime


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canzone vii

[Il core, vinto dagli occhi della sua donna, attende morte o guiderdone alle sue pene.]


     Quando raggio di sole,
per picciola fessura
dell’ape entrando nella casa oscura,
al dolce tempo le riscalda e desta,
escono accese di novella cura5
per la vaga foresta,
predando disiose or quella or questa
spezie di fior, di che la terra è adorna:
qual esce fuor, qual torna
carca di bella ed odorata preda;10
qual sollecita e strigne,
s’avvien che alcuna oziosa all’opra veda;
altra il vil fuco spigne,

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che invan l’altrui fatica goder vuole:
cosí di vari fior, di fronde e d’erba,15
saggia e parca fa il mèl, qual di poi serba,
quando il mondo non ha rose o viole.
     Venne per li occhi pria
nel petto tenebroso
degli occhi vaghi il bel raggio amoroso,20
e destò ciascun spirto che dormiva,
sparti pel petto senza cure ozioso.
Ma, tosto che sen giva
in mezzo al cor la bella luce viva,
gli spirti accesi del bel lume adorno25
corsono al core intorno.
Questa vaghezza alquanto ivi gli tenne:
poi, da nuovo diletto
spinti a veder onde tal luce venne,
dentro all’afflitto petto30
lasciando il cor, che in fiamme è tuttavia,
salîr negli occhi miei, ond’era entrata
questa gentil novella fiamma e grata,
vagheggiando di lí la donna mia.
     Indi, mirando Amore,35
che in quella bella faccia
armato, altèro i duri cor minaccia
da quella luce, e prende la difesa
che a cor gentil e non ad altri piaccia,
lasciâr tristi l’impresa40
di gire al fonte ov’è la fiamma accesa,
e stavansi negli occhi paurosi:
quando spirti pietosi
viddon venir dagli occhi, ove Amor era,
dicendo a’ miei: — Venite45
al dolce fonte della luce vera;
con noi sicuri gite:
se bene incende quel gentil signore,
non arde o a ria morte non conduce,

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ma splende il core acceso di tal luce,50
e se non vive, assai piú lieto muore. —
     Questo parlar suave
dette a’ miei spirti lassi
qualche ardire, e movendo i lenti passi,
da quei piú belli accompagnati, al loco55
givan dubbiosi, ove Amor lieto stassi:
lá dove a poco a poco
sicuri in cosí bello e dolce foco,
giá d’Amor spirti non paurosi o tristi,
stavan confusi e misti60
con quei che mossi avea la pia virtue.
Saria occhio cervèro
chi l’un dall’altro discernessi piue.
Alcuno in quello altèro
sguardo si pasce, bello, dolce e grave;65
altri dal volto nutrimento invola,
altri dal petto e dalla bianca gola,
altri in preda la man e i crin d’òrFonte/commento: sbiadito, ma sempre òr: sonn. 19, 106; canz. VI etc. have.
     Certo converria bene
che chi narrar volessi70
tante bellezze, e’ fior diversi e spessi
che al nuovo tempo per le piagge Flora
mostra, contare ad uno ad un potessi:
né son del petto fòra
tanti spirti d’Amor creati ancora,75
che non sien le beltá per ognun mille.
Onde eterne faville
manda al cor la bellezza sempre nova.
Gli spirti or questa or quella
porton per gli occhi al cor ciascuno a pruova.80
Oh dolce preda e bella,
che ogni spirto amoroso agli òmer tiene!
Cosí, acceso ognor di piú disio,
da quei begli occhi al loco ov’è il cor mio,
senza fermarsi mai, chi va, chi viene.85

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     Piú bellezze ognor vede,
se ben ne porta assai
ciascun spirto, onde tiensi sempre mai
povero il cor da maggior disio preso:
e se alcun spirto è pigro allor, — Che fai?90
— dice di sdegno acceso —
Tu sai pur quanto suave è questo peso; —
e lo minaccia, vinto da’ disiri
ne’ primi suoi sospiri,
mandarlo fuora e darlo in preda al vento;95
e se alcun peregrino
pensier venissi, il caccia in un momento;
perché in quel bel cammino,
ch’è tra’ begli occhi e ’l cor, chi non ha fede
d’Amor d’esser de’ suoi, sí come vile100
star non può tra la turba alta e gentile:
cosí si pasce il cor, ch’altro non chiede.
     Onde trarrai la vita,
o cor dolente e saggio?
Da poi che l’amoroso e bel viaggio105
è interdetto agli spirti, ed è fuggito
il verde tempo giá d’aprile e maggio,
e scalda un altro sito
quel gentil sole ond’è il tuo foco uscito,
quegli amorosi spirti ch’ora stanno110
rinchiusi, converso hanno
la dolce preda nell’afflitta mente
in pensier, che tra loro
mostrano al cor i vari fior sovente,
de’ qual fêron tesoro115
i parchi spirti alla stagion fiorita.
Di questi pensier dolci il mio cor pasce
il disio, che ad ognor nuovo rinasce,
poi che la bella luce s’è fuggita.
     Novella canzonetta,120
questi dolenti versi,

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che i pensier fanno in sospir giá conversi
e di sospiri in parole pietose,
porta al bel prato di color diversi;
in mezzo a’ qual si pose125
Amor lieto, e tra l’erba si nascose.
E, se non sai il cammin di gire a lei,
l’orme de’ pensier miei
vedrai, di ch’è la via segnata e impressa.
Prendi d’Amor la strada:130
troverrai forse i suoi pensieri in essa,
ché ancora a loro aggrada
il bel cammin. Giunto ov’ella è soletta,
di’ che al core non resta onde piú speri,
dolcezza per nutrirsi co’ pensieri:135
onde o morte o la bella luce aspetta.