Racconti fantastici (Nodier)/Smarra o il demonio della notte/Prologo

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Smarra o il demonio della notte Smarra o il demonio della notte - Il racconto
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PROLOGO1.


Somnia fallaci ludunt temeraria nocte
Et pavidas mentes falsa timere jubent.
Catullo.


L’isola è piena di rumori, di suoni e di dolci aurette che arrecano piacere senza mai nuocere. A volte migliaia d’istrumenti suonano confusamente al mio orecchio, a volte son voci tali che, se io mi svegliassi dopo un lungo sonno mi farebbero dormire ancora; e qualche volta dormendo m’è sembrato di vedere le nubi aprirsi, e mostrare beni d’ogni sorta che piovevano su me, di modo che risvegliandomi io piangevo come un fanciullo per la voglia di sempre sognare.

Shakespeare.


Ah! com’è dolce, mia Liside, quando l’ultimo suono della campana, che spira nelle torri d’Arona, dopo aver scoccata la mezzanotte, come è dolce venire a dividere con te il letto da lungo tempo solitario, in cui ti rivedo dopo un anno.

Tu sei mia o Liside, e i cattivi genii che separavano dal tuo grazioso sonno il sonno di Lorenzo non mi [p. 58 modifica]spaventeranno più coi loro sortilegi! Si diceva con ragione, siine sicura, che questi notturni terrori che assalivano e fiaccavano l’anima mia nel corso delle ore destinate al riposo, non erano che l’effetto naturale de’ miei ostinati studi sulla meravigliosa poesia degli antichi e dell’impressione che m’avevano lasciata alcune favole fantastiche d’Apuleio, poichè il primo libro d’Apuleio trascina l’immaginazione in una stretta così viva e così dolorosa, che non vorrei a costo de’ miei occhi, ch’egli cadesse mai sotto i tuoi.

Che non mi si parli ora d’Apuleio e delle sue visioni, che non mi si parli più nè di Latini, nè di Greci, nè degli abbaglianti capricci del loro genio! Non sei tu per me, mia Liside, una poesia più bella che la poesia stessa, e più ricca in divini incanti che la natura tutta intiera?

Ma voi dormite, fanciulla e non m’ascoltate più! Voi avete ballato fino a ora tarda al ballo dell’isola Bella!... Voi avete troppo ballato, sopratutto quando non ballavate con me, ed eccovi stanca come una rosa che i venticelli han dondolato per tutto il giorno, e che aspetta per rilevarsi più vermiglia, sul suo fusticino a metà piegato, il primo sguardo del mattino.

Dormite dunque a me vicina, colla fronte appoggiata sulla mia spalla e riscaldando il mio cuore colla tiepidezza profumata del vostro alito. Il sonno mi vince, ma esso discende stavolta sulle mie pupille grazioso quasi quanto uno dei vostri baci. Dormite, Liside, dormite!

· · · · · · · · · · ·

Vi è un momento in cui l’animo è sospeso nell’indefinito de’ suoi pensiero... Pace! la notte è tutt’intera sulla terra.

Voi non udite più risuonare sul pavimento sonoro i passi del cittadino che se ne va a casa, e il piede ferrato dei muli che arrivano all’alloggio della sera. Il susurro del vento che piange o fischia fra le imposte mal commesse della finestra, ecco tutto ciò che vi resta della impressioni ordinarie dei vostri sensi e dopo qualche istante voi immaginate che questo mormorio stesso esiste in voi. Esso diventa una voce dell’animo vostro, l’eco d’un’idea indefinibile, ma fissa, che si confonde colle prime percezioni del sonno. Cominciate questa vita notturna che trascorre (o prodigio!) in mondi sempre nuovi, fra innumerevoli creature, di cui il grande spirito ha concepito la forma senza degnarsi di finirla, e che si è accontentato di seminare volubili e misteriosi fantasmi, nell’universo illimitato di sogni. Le silfidi, stordite pel rumore della veglia, discendono intorno a voi ronzando. Esse percuotono, coi battiti monotoni delle loro ali da [p. 59 modifica]falene, i vostri occhi pesanti: e voi vedete per lungo tempo galleggiare nell’oscurità profonda, la polvere trasparente e screziata che se ne sfugge, come una piccola nube luminosa in mezzo ad uno smorto cielo.

Le sillidi si avvicinano, si abbracciano, si confondono impazienti di rinnovare la conversazione magica delle notti precedenti e di raccontarsi avvenimenti inauditi, che si presentano tuttavia al vostro spirito sotto l’aspetto d’una maravigliosa reminiscenza. A poco a poco la loro voce indebolisce, o meglio non vi perviene che da un organo sconosciuto che trasforma i loro racconti in quadri viventi, e vi rende attore involontario delle scene che essi hanno preparato: poichè l’immaginazione dell’uomo addormentato, nella potenza del suo animo indipendente e solitario, partecipa in qualche cosa alla perfezione degli spiriti. Essa si slancia con esse, e portato per miracolo in mezzo all’etereo coro dei sogni, vola di sorpresa in sorpresa fino al punto in cui il canto d’un uccello mattutino avverte la sua avventurosa scorta del ritorno della luce. Spaventate dal grido precursore, le sillidi si raccolgono come uno sciame di pecchie al primo brontolamento del tuono, quando goccioloni di pioggia fanno piegare la corolla dei fiori, che la rondinella accarezza senza toccare. Esse cadono, rimbalzano, risalgono, s’incrocicchiano come atomi strascinati da potenze contrarie, e spariscono in disordine in un raggio di sole.

Note

  1. I temerari sogni ingannano nella notte fallace e con falsi spettri atterriscono le pavide menti.