Storia della letteratura italiana (De Sanctis 1912)/Indice del testo

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INDICE DEL PRIMO VOLUME



I    —    I siciliani |||
 p. 1

La canzone di Ciullo e l’epoca letteraria della quale è documento — Elaborazione anteriore del volgare — Il volgare e la cultura in Sicilia — L’eco delle Crociate nelle canzoni siciliane — Motivi e forme popolari — Rinaldo d’Aquino, Odo delle Colonne e altri — L’esotismo e l’artificiositá nella cultura e poesia siciliane — Precoce «seicentismo» — Ruggieri Pugliese, Guido delle Colonne e Iacopo da Lentino — Perfezionamento della sintassi e della musicalitá — L’Intelligenzia e il sonetto dello «sparviere» — Caduta degli Svevi e fine della cultura siciliana.

II    —    I toscani |||
 p. 19

Carattere della lingua e dello stile nell’Italia centrale — Paragone della tenzone di Ciullo con quella di Ciacco dell’Anguillara — Altri esempi: la Compiuta, Bondie Dietaiuti, Alesso di Guido Donati — Proprietá, grazia e semplicitá della forma toscana — Ma permanenza di un contenuto convenzionale — Madonna, Messere e l’Amore — L’ideale cavalleresco, di poca forza e durata in Italia — Il nuovo contenuto. La scienza, coltivata nelle universitá, madre della poesia italiana — Guido Guinicelli — La letteratura italiana, nelle sue origini, allontanata dallo spirito popolare per effetto prima dell’ideale cavalleresco, poi della scienza — Guittone d’Arezzo: energia morale, deficienza di poesia e d’arte — Iacopone da Todi e la letteratura religiosa popolare — Tratti di grande bellezza, ma in genere materia greggia — Rozzezza della poesia morale e della poesia politica — Rozzezza della letteratura e poesia scientifica: Brunetto Latini — Bologna, centro della scienza; Firenze, della poesia; e loro rapporti — [p. 426 modifica]Scienza e arte in Cino da Pistoia — Scienza e poesia in Guido Cavalcanti — La poetica dello Stil nuovo: la bella veste — Le «nuove rime» di Dante — Contenuto filosofico dello Stil nuovo: l’ideale della Donna.

III    —    La lirica di Dante |||
 p. 57

Teoria e spontaneitá in Dante — Beatrice come la donna del primo amore — Miscuglio dell’amore con l’ideale del trovatore, del filosofo e del cristiano — Fondo sincero, accessorii convenzionali — Forza che acquista l’amore allo sparire dell’ideale giovanile. La morte di Beatrice — Beatrice come simbolo. Calore di sentimento in questo simbolo e nell’amore di Dante per la Sapienza — Contraddizione della filosofia con la vita, e poesia che ne nasce: differenza di tale contraddizione in Dante e nei poeti moderni — Il mondo lirico di Dante come quello dell’umanitá al suo tempo — Intrinseche difficoltá artistiche: superamento quasi totale di esse in Dante — Paragone coi suoi predecessori dello Stil nuovo — Carattere del mondo lirico di Dante: il sogno, la morte, il cielo — Unitá logica e scissione estetica — Dante, piú poeta che artista.

IV    —    La prosa |||
 p. 71

La materia cavalleresca e le traduzioni in prosa — Elementi cavallereschi nelle cronache — Mancanza di arte — Il Novellino come libro di appunti per narratori — Scarsa fortuna artistica del romanzo e della novella in Italia: gli spiriti colti si volgono al sapere e alla scienza — Le traduzioni dei libri etici e rettorici — Libro di CatoFiore di rettoricaTrattati di Albertano da Brescia, e altre compilazioni — Fiori, Giardini e Tesori — Popolaritá di Boezio — Brunetto Latini e Bono Giamboni — Le leggende e la lotta tra cielo e terra, risolventesi nella «tragedia» o nella «commedia» — Medesimezza di pensiero, ma inferioritá della prosa rispetto alla poesia del Dugento — Progressi della letteratura in volgare.

V    —    I misteri e le visioni |||
 p. 83

Le due fonti della letteratura del Dugento: la cavalleria e le sacre scritture. I due tipi: il cavaliere, e il santo o cavaliere di Cristo — Maggiore efficacia della idea religiosa — La messa, e le «devozioni» o «misteri» — «Devozioni» del giovedí e del venerdí santo — Altre rappresentazioni sacre: nuclei antichi e rielaborazioni posteriori — Il fine [p. 427 modifica]collocato nell’altra vita o la salvazione dell’anima — Rappresentazione del Monaco che andò al servizio di Dio — La Commedia dell’anima — Contenuto di essa, il codice di quel secolo: Umano, Spoglia e Rinnova: inferno, purgatorio e paradiso — Difetto d’individuazione e di formazione: astrattezza e materialitá — Impacci posti all’arte dalla liturgia: allegorie e visioni — La visione della realtá dopo la morte — Aspirazione lirica e non rappresentazione: Beatrice — L’ereditá letteraria del Dugento.

VI    —    Il Trecento |||
 p. 107

Il Trecento attua le concezioni del Dugento — Il giubileo: quadro riassuntivo della vita italiana agli inizi del secolo — Il mondo dantesco come sintesi — Aspetti particolari di esso negli scrittori minori — La letteratura ascetica — I Fioretti — Le Vite del Cavalca — Lo Specchio del Bassavanti — Le Lettere di Caterina da Siena — L’amore e la perfezione cristiana — Realizzazione della Commedia dell’anima — La prosa trecentesca — I volgarizzamenti dagli antichi e dalla letteratura cavalleresca — La letteratura del mondo reale. Cronache volgari e storie latine — Albertino Mussato e l’Eccerinis — Dino Compagni — Dino e la sua ingenuitá politica — La forma della sua Cronaca — Fine della vita politica di Dante — Gli studi filosofici: il Convito e la seconda Beatrice — Il De vulgari eloquio e l’ideale della lingua comune — Il De monarchia e l’ideale politico — Cultura e intelletto di Dante — La sua prosa — Le due correnti, ascetico-popolare e filosofico-dotta, terminanti entrambe in astrattezze — In Dante non genio speculativo ma poetico, non investigazione ma realizzazione — Realizzazione della Commedia dell’anima.

VII    —    La «Commedia» |||
 p. 143

i. — Fondamento storico e popolare del poema dantesco — Riunione in esso delle due correnti, ascetica e filosofica — Il procedimento allegorico: materiali forniti dalla scienza sacra e profana, dalle favole pagane e dalle tradizioni cristiane — Ordito e allegoria del poema: Dante come l’«individuo» e come la «societá umana» — L’allegoria, impedimento alla formazione artistica — La dottrina medievale della poesia — Il pensiero religioso-morale di Dante — Il problema del destino umano: la contemplazione come via di salvazione — Diversitá della soluzione data al problema nel mondo medievale e nel moderno: la Commedia e il Fausto. [p. 428 modifica]

ii. — La veritá scientifica, per Dante, come un dato; l’arte, come un ornato — Non compenetrazione dei due elementi: l’allegoria, forma infima e provvisoria dell’arte — Ma, di fronte all’astrattezza allegorica, concretezza del mondo cristiano-politico di Dante — E di fronte all’allegorista, il poeta — Prorompere del poeta attraverso l’allegorista.

iii. — Oscuritá circa la genesi soggettiva del poema dantesco. Il momento determinante della composizione: l’ideale morale — Le due facce di Dante: l’una apparente e popolare, l’altra nascosta — Opposti indirizzi della critica dantesca, e loro ragioni — Illogicitá di Dante — La Commedia è il medioevo realizzato artisticamente, a malgrado dell’autore e dei suoi contemporanei — La «commedia dell’anima», nel suo senso letterale, attrae e lega lo spirito di Dante — Ma conseguenza del contrasto fra intenzioni e fatto: armonia incompiuta del poema.

iv. — Che cosa sia l’altro mondo, argomento del poema — La fine della storia umana: le esigenze morali adempiute e immobili — Suo aspetto di «storia naturale»: l’operare sostituito dal contemplare — Ma Dante porta in esso tutte le passioni dei vivi e in quella «natura» ridesta la «storia» — Reciproca azione dei due mondi, terreno e ultraterreno, temporale ed eterno — Tutti i generi di poesia in germe nel poema dantesco — Idea animatrice: il concetto di salvazione, lo spiritualizzarsi dell’uomo — Determinazioni varie di questo concetto.

v. — I tre regni — L’inferno, regno della materia e del male — Impenitenza delle anime dannate e rappresentazione vigorosa della vita terrena — Onde superioritá estetica della prima cantica sulle altre due — Leggi di svolgimento dell’inferno: il successivo oscurarsi dello spirito fino al suo sparire nella materia assoluta — L’antinferno: i negligenti — Il limbo — Ordinamento morale e ordinamento estetico — La passione come tragicitá — La sublimitá dell’eterno, delle tenebre, della disperazione — I paesaggi infernali e i tormenti — Le figure demoniache — I dannati — Struttura dei singoli canti.

vi. — Gl’incontinenti e i violenti — Le grandi figure poetiche (Francesca, Farinata, Capaneo, Brunetto, Pier delle Vigne): tragedia ed epopea — I fraudolenti; diversa figurazione dei demòni e dei dannati; caricature e sconciature; non piú individui, ma gruppi: commedia — Ulisse, il grande solitario di Malebolge — Carattere e difetto della comicitá in Dante — Mutamento del riso in disgusto — L’ironia in Dante: [p. 429 modifica]il diavolo loico — Lo sdegno, il sarcasmo e l’invettiva: il canto dei simoniaci — Discesa dalla bestialitá alla materialitá: il pozzo dei traditori — Ugolino — Sguardo generale all’Inferno — La realizzazione dell’individuo nell’arte: in quel regno dei morti, primo apparire della vita del mondo moderno — Dante e Shakespeare.

vii. — Il purgatorio: stato d’animo che esso rappresenta — Diversitá di stile — Concetto del Purgatorio: lo spirito che si sviluppa dalla carne — La carne divenuta ricordanza: le passioni e le virtú, contemplazione — La rappresentazione come pittura e scultura — Come visione estatica — Come sogno — Come visione simbolica — L’uomo del purgatorio: calma interiore e sentimenti idillici (famiglia, amicizia, arte, natura) — La malinconia — I gruppi e i cori di anime — Gli angeli; i paesaggi — Nel Purgatorio, centro e nodo della «commedia dell’anima»; storia di questa, esterna e simbolica — Il coronamento del Purgatorio: l’apoteosi del cristianesimo e il dramma del pentimento e della purificazione.

viii. — Il paradiso, regno dello spirito — Contrasto tra l’ideale antico del saggio e l’aspirazione cristiana al di lá, al paradiso — Umanamento del paradiso teologico nella rappresentazione dantesca — La luce come modo di rappresentazione: vari gradi della luce, esprimenti i gradi della storia paradisiaca — Altro modo: il canto: i cori di personaggi invisibili e muti — La terra nel paradiso come contrapposto: indignazione e invettiva — La poesia del passato: Cacciaguida — Terzo modo di rappresentazione: la visione intellettuale, la forma poetica della scienza — Forza e difetto della poesia scientifica di Dante — La beatitudine: la visione di Dio — Lo scioglimento della «commedia dell’anima» — Carattere della forma dantesca — Dante e la letteratura moderna.

VIII    —    Il «Canzoniere» |||
 p. 245

Impressione prodotta dal poema di Dante — La nuova generazione: lo studio dei classici e il gusto della forma — Francesco Petrarca — Aurora del Rinascimento — La coscienza romana: la canzone all’Italia — La latinitá e l’Africa — Esterioritá fittizia e interioritá reale del Petrarca — Parziale progresso sul mondo dantesco: la rappresentazione della donna e dell’amore — Contrasto tra teoria e sentimento — La bellezza: Laura come dea — La morte e l’umanarsi di Laura — Le rime in vita di Laura: parti convenzionali e [p. 430 modifica]concettose, e parti vive e poetiche — Contraddizioni, fluttuazioni e fantasticherie — Mancanza di profonda e virile coscienza dei contrasti — Compiacenza d’artista — La bella forma e la malinconia — Divario della malinconia petrarchesca da quella del medio evo e di Dante — Laura morta e la calma elegiaca — Il Petrarca tra il vecchio e il nuovo: la malattia del Petrarca.

IX    —    Il «Decamerone» |||
 p. 269

Il Decamerone come negazione e canzonatura del medio evo — La concezione filosofica ed etica medievale — Cultura e gusto crescente, e infiacchirsi della coscienza — Indifferenza religiosa e politica; naturalismo o realismo nella vita pratica — La giovinezza di Giovanni Boccaccio — La Vita di Dante, rivelazione del nuovo atteggiamento spirituale, opposto a quello dantesco — Il Boccaccio, erudito, artista, trovatore, letterato e uomo di mondo — Il Filocolo: forma mitologico-rettorica — L’epica: la Teseide — Il Filostrato: novella d’amore in forma epica — L’Amorosa visione: antitesi del concetto dantesco, imitazione quasi parodistica — Le rime del Boccaccio — La Fiammetta, romanzo intimo psicologico in forma mitologico-erudito-rettorica — Il Corbaccio: affermarsi della forma comica — Disconvenienza dell’eroico e del lirico-tragico all’indole del Boccaccio: la «tranquillitá» boccaccesca — Naturalismo pagano: il Ninfale fiesolano e il Ninfale d’Ameto: la fine delle barbarie e il regno della cultura — Carattere generale della nuova cultura: mondo della natura in involucro mistico e mitologico — L’involucro squarciato nel Decamerone — Precedenti di esso — Carattere del Boccaccio: vita nel di fuori — Il mondo del Decamerone — Il Caso — La naturalitá e l’amore — Astrattezza della moralitá e nuovo significato della «virtú» — Spensieratezza e comicitá — Comico rivolto contro la Chiesa e il volgo — Il Decamerone come Anticommedia: la carne che ride dello spirito — Movimento negativo. Incredulitá e superstizione: scissura tra le classi colte e il popolo in Italia — Rispecchiamento di questa societá nel Decamerone: il mondo guardato dal punto di vista dell’uomo colto — Comicitá, di origine non morale, ma intellettuale — I semplici e i furbi — Motti — Caricature — Immaginazione abbondante e minuta — Ironia — Le forme letterarie: l’ottava — L’ideale della latinitá: il periodo boccaccevole — Meccanicitá di esso come forma della scienza e del sentimento — Convenienza al mondo dell’immaginazione — Genialitá nel sensuale [p. 431 modifica]e nel comico — Il Boccaccio succede a Dante e si tira dietro l’Italia per secoli.

X    —    L’ultimo Trecentista |||
 p. 331

Franco Sacchetti — Idillio e commedia — Il mondo stesso boccaccevole, in aspetto piú borghese e domestico — Povertá di arte nelle novelle del Sacchetti — La tristezza pel mutamento dei costumi e lo sparire degli spiriti magni — Il Lamento di Antonio da Ferrara — Fisonomia della nuova societá — Decadenza della vita politica e religiosa: fiorire della vita privata e gaia — Il mondo greco-latino, involucro e impaccio del nuovo ideale d’arte — Il Boccaccio come abbozzo del futuro svolgimento della letteratura italiana.

XI    —    Le «Stanze» |||
 p. 339

La scoperta del mondo classico — Diffusione per tutta Italia della nuova cultura — Carattere letterario di essa — La forma astratta come fine — Assenza di forza spirituale: solo contenuto, la quiete idillica e lo spirito comico — Pontano e Poliziano — Il latino vivo — Persistenza e difesa della letteratura volgare in Firenze — Le laude e i misteri: tendenza di essi verso il «rispetto» popolare e la novella — Isterilimento dell’elemento sacro — Il vero «mistero sacro» di quel tempo: l’Orfeo — Il Poliziano: eliminazione dei contrasti che erano nel Petrarca e nel Boccaccio: l’umanista compiuto — Significato e forma dell’Orfeo — Le Stanze. Loro unitá, il mondo della natura e della bellezza — La forma; l’ottava del Poliziano — Rispondenza allo spirito del tempo — Lorenzo de’ Medici: suo carattere — I petrarchisti del Quattrocento — La poesia di Lorenzo a paragone con quella del Poliziano — La poesia popolare e burlesca: la Nencia, i Beoni — I canti carnascialeschi — La poesia popolareggiante del Poliziano — I romanzi: la Tavola rotonda e i paladini di Carlo magno — Decadenza interiore del mondo cavalleresco, e sua sopravvivenza come mondo dell’immaginazione e del maraviglioso — Serietá di propositi del Boiardo e comicitá involontaria: crudezza di colori — Luigi Pulci e il Morgante — Contraffazione del concepire plebeo — Morgante e Margutte — La figura di Astarotte e il suo significato storico — Leon Battista Alberti, l’immagine piú compiuta del secolo in tutte le sue tendenze — Fisonomia dell’uomo nuovo in lui: disinteresse per le lotte politiche e religiose: calma, vita campestre, occupazioni letterarie e artistiche — La prosa dell’Alberti — Il Quattrocento, etá di gestazione e [p. 432 modifica]di elaborazione: mancanza del capolavoro rappresentativo — Indifferenza religiosa, morale e politica, e apoteosi della cultura e dell’arte — Vano tentativo reazionario del Savonarola — Trionfo del Rinascimento.

XII    —    Il Cinquecento |||
 p. 387

L’ideale sensuale-letterario-artistico — L’idillio e l’Arcadia del Sannazaro: il comico come aspetto negativo — La calata degli stranieri e il mezzo secolo di guerre — Svolgimento, attraverso quel periodo, della cultura del Rinascimento — Lineamenti del Cinquecento — Progresso di cultura — Lo stile italiano-letterario, e il toscano-popolare — Crescente numero di scrittori — Rimatori e latinisti — Letteratura di corte — Culto della forma e indifferenza pel contenuto — Le arti figurative: le Madonne — Le architetture — La Scuola di Atene, la chiesa di San Pietro, e l’Orlando furioso: le tre grandi sintesi del secolo — La pura arte, e l’ironia che la dissolve, nel poema ariostesco — Vani tentativi di poemi gravi: il Trissino e Bernardo Tasso — Legami del poema ariostesco con l’idillio: Molza, Castiglione, Rucellai, ecc. — E con la poesia comica e burlesca: Francesco Berni — E con la novella. Novellieri del Cinquecento: il Lasca, lo Straparola e altri — Languore del fantastico e del tragico: rigoglio del comico e dell’osceno — Le Maccheronee del Folengo — Aspetto positivo della cultura italiana: la scienza: Pomponazzi e altri — Materialismo della vita — Lutero, barbaro per gli italiani: impossibilitá di una riforma religiosa in Italia — Non misticismo, ma realismo; non teologia, ma scienza: Niccolò Machiavelli — Il realismo nel Machiavelli: la scienza, la prosa e l’indirizzo moderno dell’arte.

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INDICE DEL SECONDO VOLUME



XIII    —    L’«Orlando furioso» |||
 p. 1

Versi latini e rime italiane dell’Ariosto: imitazioni e giuochi letterari — L’imitazione latina e le commedie dell’Ariosto. Inferioritá di esse rispetto ad altre commedie del Cinquecento — Qualche bel tratto sparso — Vita e indole dell’Ariosto — Comicitá nell’una e nell’altra, espressa nelle Satire — Valore artistico delle Satire — Abbassamento della terzina a metro comico — Genesi dell’Orlando. Serietá con cui fu concepito e lavorato — Ma serietá derivante dal puro sentimento dell’arte — Contrasto tra l’Ariosto e Dante — Il mondo cavalleresco nel Rinascimento e in Italia: mondo senza serietá, di mera immaginazione: ideale della cortesia — Mancanza di unitá e di ordine nel poema ariostesco, come vera unitá e vero ordine — Tela dell’Orlando — Libertá e individualitá della vita cavalleresca: spirito d’avventure e capricci di passione — Il soprannaturale come macchinario — Naturalezza che l’Ariosto dá a questo suo mondo — Perfezione della rappresentazione e finitezza della forma — La «chiarezza omerica», la semplicitá o la «divinitá» dell’Ariosto — Assenza in lui di maniera — La storia della «rosa» nel Poliziano e nell’Ariosto — Aspetto di sogno che serba il suo poema — Emozioni subitanee e fugaci, senza scosse profonde e senza strazio — Brandimarte e Fiordiligi, Zerbino e Isabella — Le comparazioni: loro ufficio — Le descrizioni degli spettacoli naturali, senza sentimento della natura — Le riflessioni e sentenze — Ancora l’Ariosto e Dante — Leggerezza apparente della nuova letteratura, di cui l’Orlando è il capolavoro — Ma sotto quell’apparenza c’è lo spirito negativo e dissolvente, lo spirito del Boccaccio: il comico — Il riso dell’Ariosto — [p. 460 modifica]L’ironia: Orlando, Astolfo, Angelica, ecc., e le loro avventure: la discordia dei cavalieri — La rozzezza di Rodomonte e la virtú di Ruggiero: inferioritá di Ruggiero — Fantasie infantili descritte col risolino di un secolo adulto — Tra il serio e il ridicolo — L’Ariosto e il Cervantes — L’Orlando, per arte, l’opera piú perfetta della immaginazione italiana: per l’ironia del suo contenuto, colonna luminosa nella storia dello spirito umano.

XIV    —    La «Maccaronea» |||
 p. 43

Vita e carattere del Folengo — Beffa delle forme religiose e cavalleresche — Primo tentativo del Folengo: l’Orlandino — Concetto: la difesa delle inclinazioni naturali — Rozzezza della forma letteraria — Genesi della lingua maccheronica — Rapporti tra il Baldo e l’Orlandino — Tela del Baldo — Parodia degli eroi cavallereschi — Satira delle credenze e istituzioni religiose e sociali — Mancanza di qualsiasi fede e coscienza — Rari segni di aspirazioni serie — La parodia nella lingua — Lo stile: realismo immaginoso e umoristico — La concretezza delle rappresentazioni: Folengo e Dante — La negazione totale come conclusione del poema — Satira della Chiesa e dei suoi istituti — La Moscheide — La Zanitonella — Motivi positivi che si delineano nell’opera del Folengo.

XV    —    Machiavelli |||
 p. 57

I. — Vita e carattere del Machiavelli — Rime di lui: povertá di forma, profonditá di osservazione e giudizio — Sua prosa letteraria: contrasto con quella politica — Politica fiorentina — La libertá e l’indipendenza — Censure pedantesche mosse al Principe — Il fatto della corruttela italiana — Contrasto dell’ ideale del Machiavelli con l’ideale medievale e con quello del Rinascimento. Modernitá di esso — L’operositá terrena — Il concetto della patria — Il comune e lo Stato — La patria come divinitá, superiore alla morale, e che si assoggetta la religione — La «virtú» contro le virtú ascetiche — La gloria — Il corso delle nazioni, e la forza delle cose — Diversitá dell’idea di Roma nel medioevo e nel Machiavelli — Lineamenti del mondo politico moderno — La religione, esclusa dalla temporalitá — Il nuovo ideale etico: non il santo, ma il patriota — Il nuovo principio e il nuovo metodo del pensare: la cosa effettuale, e la fine della forma scolastica — La nuova prosa: la forma delle cose: soppressione della letteratura — Mancanza di organismo nella prosa [p. 461 modifica]trecentesca, e organismo fattizio in quella cinquecentesca: organismo reale in quella del Machiavelli — Le Storie fiorentine: logica degli avvenimenti — I Discorsi: gli uomini quali sono nella realtá: la mediocritá, il difetto di virtú o di energia. Arte di governo: precisione degli scopi e virtú dei mezzi — Il Principe: i mezzi di serbare il principato: lezione di energia — Intelligenza e fiacchezza nell’Italia del Rinascimento — Severo giudizio del Machiavelli su uomini e cose della vita italiana — Il principe italiano come redentore dalla corruttela — Sentimento poetico e illusioni nel Machiavelli — Ironia e spirito di osservazione — La Mandragola: somiglianza e differenza dalla Calandria del Bibbiena — Non caso, ma logica di caratteri — I personaggi — Freddezza osservatrice del Machiavelli: difetto artistico della Mandragola — La Mandragola e la letteratura moderna — Machiavelli e il machiavellismo — Epilogo dei concetti fondamentali del Machiavelli — Quel che è vivo e quel ch’è morto del machiavellismo: costanza dei fini, transitorietá dei mezzi.

II. — Prosecuzione ideale del machiavellismo: gli scrittori politici e i naturalisti — Francesco Guicciardini — Medesimezza di aspirazioni ideali col Machiavelli — Ma teoreticitá di codeste aspirazioni: accomodantismo pratico: la cura dell’interesse particolare: la «saviezza» — L’«uomo positivo» — Medesimezza della base di osservazione; ma conclusione individualistica ed egoistica — La Storia d’Italia: ricerca dei motivi riposti, spregiudicatezza — La prosa semplice e robusta dei Ricordi e quella della Storia: la preoccupazione letteraria — Limite della Storia del Guicciardini nello scorgere i motivi dell’individuo e non vedere l’insieme — Orizzonte piú largo nel Machiavelli: intravvedimento delle leggi della societá e del genere umano — Machiavelli e Guicciardini: questi, qualcosa di perfettamente finito e chiuso in sé; l’altro, punto di partenza per l’avvenire.

XVI    —    Pietro Aretino |||
 p. 113

Il mondo guicciardiniano dell’egoismo: espressione estrema, l’Aretino — Sua vita e carattere — L’audacia e il successo — I suoi appetiti e le forze per soddisfarli — La letteratura come speculazione industriale: libri osceni e vite di santi — Non malvagio per natura, ma per bisogno e calcolo: sue qualitá buone — Sua importanza come scrittore — Il meccanizzamento della cultura, della forma letteraria e della lingua: la pedanteria — L’Aretino contro l’ipocrisia e la pedanteria: sua indipendenza critica — La critica delle arti [p. 462 modifica]figurative: il sentimento della natura pittorica — Il suo scrivere parlato — E il suo scrivere prezioso, pur solcato da lampi geniali — I suoi imitatori — Le commedie del Cinquecento (G. M. Cecchi) e quelle dell’Aretino — Si beffano di ogni regola — Rappresentazioni del mondo furfantesco.

XVII    —    Torquato Tasso |||
 p. 135

I. — Machiavelli, Ariosto e Aretino, tre aspetti della vita italiana — Fine dell’indipendenza, libertá e primato storico d’Italia — Mancanza di coscienza della catastrofe avvenuta: soddisfazione nell’Italia spagnuolo-papale — Il concilio di Trento e la riforma cattolica: opposizione tra cattolicitá e mondo moderno — L’assolutismo politico — Non fede e non moralitá: forma vuota — Resistenze individuali: il Socino — Differenza dagli altri paesi cattolici (Spagna e Francia): mancanza in Italia di lotte religiose — Meccanizzamento — L’accademia della Crusca e la lingua — L’arte dello scrivere e le regole: lo Speroni — Grammatiche, rettoriche, comenti, traduzioni, imitazioni — Il Cellini, ultimo degli scrittori spontanei.

II. — La Gerusalemme liberata — Il mondo che l’attornia non piú poetico, ma critico: educazione e preoccupazioni letterarie del Tasso — Il suo ideale: un poema eroico, di spiriti religiosi, storico e verisimile, logicamente architettato — L’accoglienza che le fecero i critici: le polemiche sulla Gerusalemme — Le difese e l’acquiescenza del Tasso: la correzione della Liberata nella Conquistata — La poetica del Tasso: sostanziale identitá con quella dantesca — Il sue concetto del poema epico — Ma, come in Dante, dissidio in lui tra il critico e il poeta — Suo carattere: contrasto di pagano e di cattolico — Impressionabilitá, tenerezza, entusiasmo, malinconia — Il Petrarca e il Tasso: somiglianza e differenza della loro malinconia — Impossibilitá di un poema religioso nell’Italia postridentina — Il Tasso colto ed erudito, ma non pensatore: sua religione all’italiana, dommatica, tradizionale e formale — Il fondo del suo spirito, fantastico e idillico: la religione come aggiunta — Pallidezza del Goffredo e vivacitá dell’Armida — Vano sforzo del Tasso per attingere la religione e la storia — Gli episodi del poema come la vera sostanza poetica: loro natura romanzesca e ariostesca — Sopra essi, subiettivitá, lirismo e musicalitá: il nuovo mondo poetico del Tasso — Il sentimento idillico nella letteratura italiana — Differenza dallo stile dell’Ariosto: l’influsso petrarchesco — Caratteri e situazioni — Il trionfo della virtú sul piacere: [p. 463 modifica]trionfo soltanto allegorico, laddove nella rappresentazione del piacere si sviluppano le facoltá idilliche del poeta — La donna dantesco-petrarchesca: Sofronia, Clorinda; e la donna tassesca: Erminia, Armida — La natura incantata o il paradiso voluttuoso, e la selva incantata: il mondo elegiaco-idillico del Tasso, condensato e accentuato — Musicalitá: il fantasticare dell’anima tra molli onde di melodia malinconica e voluttuosa: carattere meridionale — Come le si congiungano la concettositá, il parallelismo, l’antitesi: l’orpello del Tasso — Il Tasso, poeta di transizione, tra reminiscenze e presentimenti, e martire inconscio della tragedia della decadenza italiana.

XVIII    —    Marino |||
 p. 177

Ancora del Tasso — Il mondo idillico dell’Aminta e i suoi precedenti — Il Torrismondo e le Rime — I Dialoghi e il pensiero del Tasso, chiuso alla libera investigazione — Dall’Arcadia del Sannazaro alla nuova Arcadia, il Pastor fido — L’ idillico e il comico — Le farse popolari e la «commedia dell’arte» — L’idillico e la vita cortegiana — G. B. Guarini — Le polemiche sul Pastor fido e il concetto del dramma moderno: importanza del Guarini come critico — Tela del Pastor fido — Mancanza di drammaticitá: lirismo e musicalitá — Inferioritá del Guarini rispetto al Tasso nel profondo sentimento — Immaginazione e orecchio musicale — Condizioni spirituali alla fine del Cinquecento — Perfezione tecnica raggiunta dalla letteratura italiana, e riconosciuto primato di questa in Europa — Significato del Seicento: novitá cercata, e perciò conferma dell’esaurimento interiore — Il Tassoni, il Bracciolini, il Redi — La critica negativa e vuota; i Ragguagli del Boccalini, le Satire del Rosa — Abbondanza e insipidezza dei poemi eroici — Il Chiabrera: nullitá del contenuto, deficienza nel senso della forma; novitá meccaniche — Il Filicaia: la vuota poesia politica — La Firenze di Dante, del Machiavelli e di Michelangiolo, divenuta madre di parole — Pompositá, affettazione e civetteria: il Guidi, lo Zappi, il Lemene, e l’epigono Frugoni — La reazione arcadica: tentativo di riacquistare la naturalezza, variando materie e forme estrinseche — G. B. Marino, il re del secolo: il secolo nella maggior forza e chiarezza della sua espressione — I precedenti del concetto del suo poema: dall’Amorosa visione all’Adone — Mancanza di ogni interesse: vita tutta materializzata e allegorizzata — La storia della «rosa» dal Poliziano al Marino — Il «pastore» nel Tasso e [p. 464 modifica]nel Marino — Novitá tutta in combinazioni soggettive: immaginazione, e facile e briosa vocalitá di suoni — Sensualitá — Caratteri generali della letteratura di decadenza — La prosa, e il Marino della prosa: Daniello Bartoli — La lingua classicizzata: erudizione e frasario — Stessa coltura e contenuto nel Segneri — Sguardo sul cammino della vita e letteratura italiana dal Boccaccio al Marino — La parola fine a se stessa, e le accademie — Si stacca dalla parola il suono o la musica — Origine del melodramma od «opera».

XIX    —    La nuova scienza |||
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I. — Necessitá di un nuovo contenuto per una nuova letteratura — Preparazione di esso nel nuovo mondo delia scienza — I nuovi filosofi o gli «uomini nuovi» nel Cinquecento: movimento puramente intellettuale — La reazione cattolica: non riesce del tutto a soffocarli — Sono essi il cuore d’Italia e i germi della vita nuova — Giordano Bruno: sue forze pratiche e speculative — Suo primo atteggiamento: ribellione e negazione. Il Candelaio: opera di critico e non di poeta — Satira della letteratura-pedanteria, della scienza-impostura e dell’amore-bestialitá — I dialoghi satirici — Forme letterarie tradizionali, nelle quali è avviluppato; e libertá della sua speculazione — La deduzione dell’enciclopedia dalle idee prime: lullismo — Attraverso esso, il concetto della coincidenza della serie intellettuale con la naturale (De umbris idearum); e il superamento del dualismo medievale — La sua metafisica — Rivendicazione della materia: materialismo giovanile — La forma — Dio, lasciato ai teologi — L’anima del mondo, creatrice del mondo — Forma e materia distinte logicamente, une realmente — L’universo, uno infinito immobile — Reazione contro l’estranaturale, l’estramondano e l’ascetismo — Etica: l’amore del divino: l’eroico furore — Elementi contrastanti; filosofia in fermentazione — Tratti fondamentali: il divinizzamento della natura; la vita attiva; religiositá di Bruno — Il suo pensiero, sintesi ancora inorganica della scienza moderna — Rimane inefficace e ignoto in Italia.

II. — Gli «uomini nuovi», apostoli e martiri della filosofia — Bernardino Telesio, il «primo» degli uomini nuovi: ribellione all’autoritá e osservazione della natura — Tommaso Campanella: sua giovinezza e prime opere — G. B. della Porta — Incontro e relazioni del Campanella con Galileo — Concordanza tra i due e diversitá nell’atteggiamento intellettuale, pratico e letterario — Congiura e prigionia del Campanella — Processo di Galileo — Il persistente primato d’Italia [p. 465 modifica]nelle scienze positive; la scuola di Galileo — L’indirizzo filosofico, continuato dal Campanella — Spirito poetico nel Bruno e nel Campanella — Sintesi anche piú ricca e contraddittoria in questo secondo — Sensismo, e facoltá religiosa — Simili contraddizioni nelle idee politiche: il papa come sovrano e il sovrano come sapienza e ragione: la Cittá del Sole — Critica della societá esistente: sofisti, ipocriti e tiranni — Ideale politico: forma di democrazia cristiana — Il Bruno e il Campanella precorrono l’uno il razionalismo, l’altro il neocattolicismo moderno — Le idee critiche del Campanella e le sue poesie — Vagheggiamento di una riforma della societá.

III. — Lo stesso spirito, come pensiero politico, in Venezia — Scrittori politici italiani succeduti al Machiavelli: il Botero — Paolo Paruta — Avversione alla curia e al gesuitismo: simpatie per la Riforma; asserzione dei diritti dello Stato — Paolo Sarpi — La Storia del concilio di Trento — Serio proposito di oggettivitá storica e irrompente soggettivitá razionalistica — La forma letteraria: comparazione con quella della Storia del Pallavicino — Sostanziale unitá di spirito in Machiavelli, Bruno, Campanella, Galileo e Sarpi.

IV. — Impossibilitá per la Chiesa cattolica di assimilarsi le nuove idee e tendenze: motivi politici: la restaurazione come reazione — Formazione, a servigio di essa, della cultura e della morale gesuitica — La politica del gesuitismo — Il gesuitismo come naturale portato della storia e, perciò, progresso — La diffusione della cultura in Italia: economisti, giuristi, antiquari, eruditi, geografi — La pace d’Italia: distacco dalle lotte intellettuali e politiche europee — Continuazione del moto intellettuale italiano fuori d’Italia: Bacone, Cartesio e la filosofia del secolo decimosettimo: rivoluzione scientifica, religiosa, politica — In Italia, Arcadia ed erudizione — Opinione europea sulla decadenza scientifica d’Italia: coscienza di questa nella stessa Italia: servilitá verso gli stranieri e lenta penetrazione della scienza straniera.

V. — Il nuovo serio movimento italiano esce dal seno dell’erudizione — La critica: il Muratori e il Maffei — G. V. Gravina — F. Bianchini — L’erudizione barocca e accademica; il Salvini — L’ambiente intellettuale nel quale crebbe Giambattista Vico — Formazione umanistica ed erudita del Vico: la meditazione sul passato — Contatto col pensiero europeo: resistenza del Vico — Sua avversione a Cartesio e alla leggerezza della scienza moderna — Rivoluzionario, che si crede retrivo — Efficacia su lui di Bacone e di Grozio — [p. 466 modifica]Sua critica del principio cartesiano — La storicitá contro l’intellettualismo cartesiano — La coscienza del genere umano: la Scienza nuova — Lo sviluppo dell’umanitá da senso a mente: i corsi e i ricorsi: la storia ideale eterna — La nuova metafisica — La dimostrazione a posteriori del nuovo concetto: l’erudizione vichiana — Critica e rinnovamento della storiografia: studio delle lingue, dei miti, della poesia, del costume — Assorbimento della veritá cartesiana — La Scienza nuova come la Divina commedia della scienza: sintesi del passato, che apre l’avvenire — Il Vico contro l’antico e il moderno: il suo punto di vista superiore: la sua conciliazione — Contrasto con le tendenze battagliere e distruttive dei suoi tempi — Limiti del Vico: non concepisce il progresso, non bene intende il medio evo e l’etá moderna: sua timiditá religiosa — Effetti formidabili che escono piú tardi dalle sue speculazioni — Inefficacia e oscuritá del Vico ai suoi tempi.

VI. — Il secolo decimottavo trae le conseguenze dalle premesse ideali del secolo precedente — Veste popolare della scienza: la riforma della societá secondo ragione: preparazione della rivoluzione — Lotta contro la vecchia societá: la borghesia contro le classi privilegiate: carattere cosmopolitico della lotta — Caso particolare di essa: la lotta giurisdizionale: borghesia e monarchia contro la curia romana — I giurisdizionalisti napoletani — Pietro Giannone, e la Storia civile del regno di Napoli — La polemica nella storia — Il Giannone e il Vico — Passaggio dalla Storia civile alla piú radicale negazione del Triregno — Liberalismo cortigiano — Sviluppo da questo del moto riformistico e rivoluzionario — Filosofi, filantropi, spiriti forti — La propaganda, l’apostolato, la nuova fede — La nuova scienza si trasmuta in letteratura.

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I. — L’ultimo poeta della vecchia letteratura: Pietro Metastasio — Educazione letteraria classicistica datagli dal Gravina — Ma esso ritrova se stesso, mettendosi nella linea di svolgimento dell’Aminta e dell’Adone e dell’idillismo arcadico: le canzonette del Rolli — Primi versi del Metastasio — Suoi primi tentativi teatrali: l’Angelica — Il melodramma: lo Zeno — Intenzioni tragico-graviniane del Metastasio: nel fatto, dramma tra musicale e poetico — Popolaritá del Metastasio — Esame della Didone abbandonata — Poesia del Metastasio idillica, elegiaca e comica, come la vita italiana — L’eroismo da scena e la comicitá — Poesia della vita superficiale: sua genialitá — Chiarezza dell’arte metastasiana — [p. 467 modifica]Dissoluzione della vecchia societá e della vecchia poesia italiane

II. — Formazione della nuova societá — Decadenza del letterato, sostituito dal « bello ingegno o bello spirito»: «cose e non parole» — Rigenerazione della critica ed efficacia degli esempi francesi e inglesi: Baretti, Algarotti, Bettinelli, Cesarotti, Beccaria, Verri — Forme spigliate e correnti; giornalismo — Eccessi nell’ammodernamento dei giudizi e della forma letteraria; la via di mezzo: Gaspare Gozzi — Dispute sulla lingua: il Cesarotti, il Napione, il Cesari — Beccaria e il saggio sullo Stile — Impressione che produsse l’Ossian: letteratura francese e inglese in Italia: Mercier, Rousseau, Young, ecc. — Imitazioni: romanzi e drammi: il Chiari — Da questo movimento esce il Goldoni; e, come reazione contro la modernitá, Carlo Gozzi: la commedia borghese e la commedia popolana.

III. — Carlo Goldoni: suoi cominciamenti — L’idea della riforma goldoniana: contro il fantastico, il gigantesco, il declamatorio e il rettorico: il ritorno alla natura, ossia all’osservazione — Efficacia sul Goldoni della Mandragola e delle commedie del Molière: la commedia di carattere — Chiara visione della riforma, e transazioni pratiche — Felice sviluppo nelle sue commedie dei caratteri nelle situazioni e nei dialoghi — Ma scarso approfondimento, negligenze e volgaritá — Tuttavia, la sua opera è il punto di partenza della nuova letteratura — Carlo Gozzi: sua difesa delle maschere e delle forme letterarie tradizionali, e, attraverso essa, restaurazione del mondo fiabesco e del prodigioso popolare — Romanticismo prematuro e contraddittorio, e perciò letterario e artificiale nell’esecuzione — Prevalenza dell’indirizzo goldoniano.

IV. — Mancanza nel Goldoni di sentimento e fede — Elaborazione in Italia di un nuovo contenuto spirituale — Nel mezzogiorno, accanto alla musica, la speculazione civile: Galiani, Filangieri, Pagano — Milano, centro intellettuale e politico della vita nuova: i «Trasformati»: polemiche contro i toscaneggianti: il Passeroni — Giuseppe Parini: per il nuovo contro la moda: sua forza morale, superiore all’intellettuale — Rinnovata serietá conferita alla poesia e alla forma letteraria: ripresa degli spiriti di Dante e del Machiavelli — L’uomo nuovo nella societá vecchia: donde contenuto lirico e satirico — Vena d’idillio e di filosofia: le Odi — L’ironia: il Giorno — Rinascere della parola dalla musica — Passaggio dall’ironia all’ira, al disgusto al disprezzo: Vittorio Alfieri — Vita giovanile di lui — Suoi propositi di creatore della tra[p. 468 modifica]gedia e redentore d’Italia, non potendo con l’opera, coi versi — Suo stile energico fino alla durezza e pieno di senso — La sua tragedia come conflitto di forze individuali: non esce dal quadro della tragedia francese e dalle idee del secolo decimottavo — Espressione delle lotte di quel secolo, aggiuntovi dall’Alfieri il proprio «furore» — Costruzione delle sue tragedie — Sue figure tragiche, non astrazioni ma fantasmi appassionati — La nuova letteratura nella sua piú alta esagerazione: ruggito di non lontane rivoluzioni — Effetti della tragedia alfieriana: la moda del declamare contro i tiranni — Il poeta della nuova moda, il segretario dell’opinione dominante: Vincenzo Monti — Splendide qualitá di artista nel Monti, e mancanza di forza morale e di virtú poetica.

V. — Ugo Foscolo — I grandi avvenimenti della fine del secolo decimottavo e del principio del seguente — I francesi in Italia: Napoli e la repubblica (V. Cuoco); Milano e i patrioti italiani — Apparizione del Iacopo Ortis — Il disinganno patriottico e la disperazione: crudezza di quel libro — Malinconia e vita attiva nel Foscolo giovane: i sonetti e le odi — I Sepolcri: prima voce lirica della nuova letteratura — Reazione alla logica rivoluzionaria, non in nome della religione, ma per vivo senso dell’umanitá e della sua storia, collegata con la famiglia, con la libertá, con la gloria — La forma dei Sepolcri e il verso sciolto — Fine del Foscolo poeta: le Grazie — Il Foscolo critico — Risorgere delle investigazioni filosofiche e storiche — Elementi contraddittorii nel Foscolo.

VI. — L’anno 1815 e la reazione, non solo politica, ma filosofica e letteraria: il diritto divino, il cristianesimo, il medio evo — Ma corta durata di essa: sua rapida corruzione — Compromesso con le idee del secolo decimottavo: la rivoluzione ammaestrata dalla esperienza e disciplinata: il neocattolicesimo e la monarchia per «grazia di Dio» e «volontá del popolo» La veritá come divenire e storia — Primo periodo del movimento: romanticismo — Alessandro Manzoni e gl’Inni sacri: loro contenuto, non il soprannaturale come tale, ma la conciliazione del paradiso cristiano con lo spirito moderno — La cornice e il quadro: il Cinque maggio — Il movimento teologico si cangia in filosofico: l’idealismo assoluto, e lo spirito come storia: Hegel — La fede nel progresso: la borghesia, e il partito liberale moderato — La critica letteraria: l’idea e la sua manifestazione sensibile: il filosofismo — La storia: la filosofia della storia e le ricerche storiche; dualismo [p. 469 modifica]e cooperazione di tendenze: il risorgere della fama del Vico — Influsso del senso storico sulla critica e sull’arte: la poesia popolare.

VII. — II movimento romantico in Italia — Milano: il Caffé e il Conciliatore: vecchia e nuova generazione: poeti, storici, critici, filosofi, economisti, letterati — Le contese letterarie tra classici e romantici — Differenza del romanticismo in Germania e in Italia: colá, graduale formazione del nuovo pensiero europeo; qui, non altro che lo sviluppo della nuova letteratura sorta col Parini, la continuazione dell’opera del secolo decimottavo — Sentimento piú vivo del reale nel popolo italiano — Tentativi e aspirazioni politiche: il progresso e le riforme — La musica, le dispute scientifiche e letterarie, i romanzi e le tragedie prendono il posto che la politica lascia vuoto — Il Manzoni e la letteratura del Risorgimento — La lirica solitaria del Berchet, espressione della collera nazionale — Il Primato, la filosofia italiana e il neo-guelfismo — Contraddizione ed equivoci della situazione — La Toscana e la poesia del Giusti, che scopre il lato comico di quel movimento dottrinale-politico — Lo scetticismo e il pessimismo di Giacomo Leopardi: il senso del mistero e l’energico sentimento del mondo morale — La rinnovazione spirituale: la critica sará l’istrumento di essa — Disfacimento del sistema teologico-metafisico-politico, che ha accompagnato il Risorgimento nazionale italiano, ed esaurimento delle sue forme letterarie — Necessitá per l’Italia di cercare se stessa, di riconoscere le sue forze e le sue debolezze, di assimilarsi e trasformare la coltura moderna in coltura propria, e di rifarsi una vita interiore, dalla quale uscirá una nuova letteratura.

Nota |||
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Indice dei nomi |||
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