Tradizioni popolari di Nuoro in Sardegna

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Grazia Deledda

1893 Indice:Rivista delle tradizioni popolari italiane, Anno II, 1894.djvu Tradizioni popolari di Nuoro in Sardegna Intestazione 14 agosto 2023 25% Da definire


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TRADIZIONI POPOLARI DI NUORO IN SARDEGNA1


Le espressioni popolari usate sole non hanno alcon valore, ma collocate a proposito colpiscono por la loro profonda saggezza.

NUORO.

Questa piccola città del forte e roccioso Logudoro (uno dei quattro giudicati in cui re Gialeto divise la Sardegna, dopo l’insurrezione dei Sardi contro la dominazione bizantina, e la cacciata dei Greci da Cagliari), ora semplice capoluogo di circondario dopo esserlo stato di provincia, è senza dubbio la più caratteristica delle città sarde.

È il cuore della Sardegna, è la Sardegna stessa con tutte le sue manifestazioni. È il campo aperto dove la civiltà incipiente combatte una lotta silenziosa con la strana barbarie sarda, così esagerata oltre mare.

Nuoro è chiamata scherzosamente, dai giovani artisti sardi, l’Atene della Sardegna. Infatti, relativamente, è il paese più colto e battagliero dell’isola.

Abbiamo artisti e poeti, scrittori ed eruditi, giovani forti e gentili, taluni dei quali fanno onore alla Sardegna e sono avviati anche verso una relativa celebrità.

Ma nel popolo, in fondo alla gran massa che è la pietra e il fondamento dell’edifizio, la civiltà soccombe, o, se ha qualche vittoria, è pur troppo nella parte a cui è preferibile la barbarie primitiva: nella corruzione dei costumi. Forse è spirito d’imitazione, forse è il riflesso inconsapevole dei tempi, che non andrà più oltre e passerà insieme alla decadenza generale, ma ad ogni modo è sempre dovere il constatarlo. Del [p. 652 modifica]resto, il popolo, sempre fiero e ardente nella sua povertà, è sempre lo stesso. Costumi ed usi, tradizioni e passioni, dialetto e aspirazioni son sempre le stesse: miscuglio bizzarro di reminiscenze dei popoli dominatori, amalgamate alle tradizioni ed agli usi nati spontaneamente tra gli indigeni.

Una leggera sfumatura di progresso, che è sempre il segno del tempo e che dice pochissimo, ha modificato qualche rito, e le vesti. Ma il lutto e la gioia, le credenze e la religione, i pregiudizi e le passioni, sono sempre le stesse.

La vedova non conserva più la camicia, visibile, finchè non cada a brandelli a furia di tempo e di sudiciume, ma il lutto è sempre fiero e severissimo, e ancora potentissimo è l’uso di cremare i morti.

Era sparito il ballo tondo pubblico, ma, vedete, ora risorge e son certa che, fra qualche anno, questo costume avrà ripreso tutto il suo affascinante impero.


A torto le popolazioni del Nuorese godono una triste fama, più degli altri popoli sardi, e son temute anche dagli altri abitanti dell’isola.

Noi qui non vogliamo tesserne il panegirico; solo diciamo che il Nuorese non è più selvaggio di qualunque altro popolo dimenticato e abbandonato a sè stesso. Ha i difetti e le virtù e le passioni dell’uomo primitivo e le superstizioni che del resto sono patrimonio generale di tutti i popoli e che non furono disdegnate neppure da spiriti grandi, cominciando da Lutero e terminando a moltissimi grandi uomini viventi.

Il Nuorese, che, se non è molestato, è la persona più pacifica del mondo, viene anche accusato di poltroneria perchè le sue terre sono incolte, e selvaggie le sue montagne; ma come si può coltivare un vastissimo paese allorchè mancano le braccia necessarie per dissodarlo e l’agricoltura è ancora allo stato primitivo?

Il Nuorese non è ladro per istinto; ruba veramente per fame, parliamo sempre in generale, e ruba nell’aperta campagna, ma non vi toglie l’orologio e la borsa come nei paesi civilissimi. Uccide per passione, spinto dai puntigli della vendetta, ed ora gli assassinii sono rarissimi.

Il suicidio è quasi ignoto, nè, come tutti credono, il Nuorese vive di solo odio e di solo amore. Si ama e si odia tenacemente, ma l’amore non è pazzo, nè l’odio feroce.

Il carattere del Nuorese è ardente e serio. Si direbbe che ha un concetto severo e melanconico della vita; ve lo rivela il siuo occhio nero e profondo, il suo canto monotono, triste e appassionato.

Odia il nemico ed ama la sua donna, ma è pur grato al suo benefattore e, nell’atonia che invade il suo spirito circa [p. 653 modifica]ciò che può avvenire fuori della cerchia dove vive, ha molti pensieri intorno al suo giogo, alla sua raccolta, all’annata, a suoi piccoli affari e anche un pochino sugli affari dei suoi vicini.

Ama assai il vino; poco importa che il suo pane sia d’orzo e che la carne manchi al suo desco; il vino però gli è indispensabile.


Tranne qualche casamento e le palazzine erette in questi ultimi anni, Nuoro, posta sull’orlo di valli fertilissime (sotto un bel cielo, con l’aria salubre e le acque magnifiche), valli irrigate dagli affluenti del Cedrino, è composta di casette basse, nude, mal costruite, brune, intersecate da cortili, loggie, orticelli e straduzze miserissime. Talune di queste case, dalle finestre e dalle porte strette, piccolissime, sono così piccine, basse, sorridenti del sorriso oscuro di una antichità senza principio, che fanno chiedere come mai intere famiglie di persone robuste e sane, spesso belle ed alte, vi possano nonchè vivere, ma stare in piedi. Eppure ci vivono, e si credono benestanti, perchè possiedono la loro casa.

Visti al chiaro di luna, i gruppi di queste casette brune coperte di muschio, con le cinte dei cortili e degli orticelli rovinati, paiono avanzi di un borgo medioevale distrutto e dimenticato; e non si può mai pensare che là dentro riposa un popolo intero, forte, appassionato, felice ed infelice, secondo lo stato della miseria più o meno avanzata.

O tristi inverni di Nuoro!

Ma, nel bel tempo, le donne si siedono fuori al sole, lavorando; gli uomini sono in campagna, e il fico d’India consola tante povere esistenze che vanno a letto senza lume.

Ma non andiamo oltre, chè saremmo obbligati a predicare un po’ di socialismo, e il socialismo deve emergere da sè come un riflesso, dal folk-lore.

La raccolta che oggi presentiamo è certamente incompleta.

Anzitutto, è il primo lavoro di un novello folk-lorista, a cui manca la cultura e l’erudizione necessaria per rendere più interessante questa specie di lavori.

E’ un volume fatto senza pretese, modestamente e alla buona, col solo intento d’invogliare altri a seguirlo ed a completare con lavori e ricerche dotte ciò che ora la sua penna giovane e inesperta non può fare.

Nuoro, luglio 1894.




Indice


Note

  1. Siamo lieti di dare principio alla importante Raccolta delle tradizioni di Nuoro dovuta alle cure diligenti della gentile e valente animatrice delle ricerche folk-loriche in Sardegna, signorina Grazia Deledda.

    La Direzione.