Trattato di archeologia (Gentile)/Arte italica/X/Appendice VII

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Appendice VII. Della decorazione geometrica, degli altri motivi e delle varie tecniche artistiche importate in Italia nel periodo protoitalico

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Appendice VII. Della decorazione geometrica, degli altri motivi e delle varie tecniche artistiche importate in Italia nel periodo protoitalico
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APPENDICE VII.

Della decorazione geometrica, degli altri motivi e delle varie tecniche artistiche importate in Italia nel periodo protoitalico.

Si possono ridurre a tre le varie opinioni sull’origine della decorazione geometrica e sulla sua diffusione in Italia nella civiltà italica:

1.ª La decorazione geometrica è un trovato proprio delle stirpi ariane, che ne portarono i germi nella loro emigrazione in Europa, e li svilupparono poi nelle rispettive sedi. La tesi è sostenuta dal Semper nel suo lavoro Der Stil, dal Conze nel suo Zur Geschichte der Anfänge griech. Kunst, e dal Conestabile nella dissertazione: Sopra due dischi di bronzo antico italici del Museo di Perugia, già altrove citata.

Quest’opinione è insostenibile, essendo la decorazione geometrica estranea precisamente al periodo più arcaico della civiltà italica indigena.

2.ª La decorazione geometrica, sorta e sviluppatasi in Grecia, fu poi di là trasportata in Italia. La tesi è rappresentata dal [p. 100 modifica]Rayet (Histoire de la ceramique grecque), dal Loeschcke e dal Furtwängler (Mykenische Vasen), dal Böhlau (Zur Ornamentik der Villanova Periode), nonchè recentemente dal Collignon nella sua bella Histoire de la sculpture grecque. Il Martha nella sua Art etrusque, e lo stesso Böhlau citato cercano poi di dimostrare la diffusione in Italia di questa decorazione greca, e ciò che noi riferiamo a tal genere di decorazione possiamo estenderlo in genere a tutte le opere d’arte del periodo italico, riconosciute come indigene. Quest’opinione, però, per la decorazione geometrica non è accettata dal ch. profess. Ghirardini (Monumenti antichi, VII, col. 62-63 e segg), perchè nell’Etruria Marittima, ove si trovano i primi saggi della decorazione geometrica, manca qualsiasi prodotto di suppellettile, cui si possa attribuire origine greca, cosa provata anche dallo Helbig, che dimostra impossibile l’ammettere rapporti dei Greci con l’Italia nell’età delle tombe a pozzo tarquiniesi, ove sono pure bronzi lavorati a sbalzo e fittili con ornali geometrici, mentre vi appaiono chiari gli indizi del commercio fenicio.

3.ª Esclusa l’opinione di una provenienza greca della decorazione geometrica, rimane l’altra che questa sia sorta tanto in Grecia, quanto in Italia per efficacia dell’arte e dell’industria orientale, come dimostrano lo Helbig negli Annali (1875), e nel Das Homerische Epos, 2ª ediz., nonchè il Dumont e il Chaplain (Les ceramiques de la Grèce propre), il Pigorini (Bull. di paletn. ital., XIII (1887), lo Gsell nei suoi Fouilles dans la nécropole de Vulci, e il Ghirardini che l’accetta, fatte le debite restrizioni, per gli oggetti di lamina battuta e per altri prodotti dell’arte e dell’industria, poiché si trovano indubbiamente insieme con oggetti d’origine orientale importati dai Fenici.

Rimane la questione intorno al passaggio seguito dall’arte orientale per venire in Italia. L’ipotesi dello Helbig (Das homerische Epos, 2ª ediz. pag. 83), propugnata anche dallo Schumacher (nel suo lavoro Eine praenestinische Cista im Museum zu Karlsruhe), di relazioni fra l’Italia e la Penisola Balcanica per via di terra attorno al Golfo dell’Istria, per spiegare la presenza nella civiltà italica della prima età del ferro di certi tipi d’utensili corrispondenti ad esemplari scoperti in Grecia, non è pienamente condivisa dal Ghirardini (Monumenti ant., vol. II, col. 225 e segg.). Poichè questi, trovando che, quanto più dal centro d’Italia si sale al settentrione e nelle regioni alpine e austriache, dove, per es., la situla istoriata e la cista sono diffuse, tanto più tardi si presentano le situle e le ciste del tempo in cui appaiono nei più arcaici cimiteri bolognesi, conclude di dover ammettere un viaggio dal Sud al Nord, non dal Nord al Sud, e che la situla e la cista, giunte nel gruppo bolognese di Villanova dall’Etruria Marittima, si siano diffuse poi nella vallata [p. 101 modifica]del Po e nel paese dei Veneti e degli Illirici in un periodo più tardo delle necropoli bolognesi, e quando si era già svolta nelle regioni settentrionali la prima civiltà italica.

Questo è confermato dal Ghirardini col fatto che “abbondano nella zona austriaca gli esemplari delle situle figurate, appartenenti ad un tempo in cui si era svolta questa maniera di decorazione, che nel fiorire della pura civiltà di Villanova è sempre ignota„ (op. cit., col. 227-228). Il primo grande centro di produzione delle situle fu Bologna, il secondo Este, il terzo più specialmente Santa Lucia nell’Istria.

Il Ghirardini però non vuole assolutamente escludere la possibilità di un primitivo contatto per via di terra fra Greci e Italici nel periodo anteriore al definitivo stabilirsi d’entrambi i popoli nelle loro sedi rispettive, ma, per lo meno per la propagazione della situla, egli non crede finora di poter ammettere questa opinione, che forse per altri oggetti in parte non è del tutto da escludere, o per lo meno non è da tener collaterale e contemporanea alle altre, che sostengono le relazioni fra i popoli per via di mare.