Trattato di archeologia (Gentile)/Arte italica/X/Appendice VIII

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Appendice VIII. Osservazioni intorno ai Pelasgi e ai loro monumenti

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X - Appendice VII Arte etrusca
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APPENDICE VIII.

Osservazioni intorno ai Pelasgi e ai loro monumenti.


Recentemente si riaccese la disputa sulla provenienza e sulla diffusione dell’elemento pelasgico nell’Italia preistorica e protostorica, e si interessò vivamente il Ministero dell’Istruzione perchè si facessero ricerche e si stabilissero scavi sistematici nelle regioni che dai ruderi rimasti si arguisse fossero occupate dai Pelasgi.

Il ch. Brizio, nel suo riassunto etnografico intorno ai popoli dell’Italia antichissima, intitolato Epoca preistorica della Storia d’Italia (edita dal Vallardi, p. IV), sobriamente così riassume il risultato delle indagini intorno ai Pelasgi:

"Opere architettoniche, le quali presentano taluni punti di contatto con quelle etrusche, ma serbano una impronta anche più arcaica, sono le mura poligonali esistenti nelle parti montuose e meridionali del Lazio, occupate poscia dalle forti popolazioni degli Ernici e dei Volsci.

"Una tradizione antica le attribuiva ai Pelasgi d’Italia, respingendone la costruzione ad un millennio circa avanti Cristo. Alcuni critici moderni, rifiutando un’antichità così veneranda, le giudicarono posteriori, e di più secoli, alla fondazione di Roma. [p. 102 modifica]

“Quantunque i dotti non siano ancòra d’accordo, neppure sul nome del popolo a cui riferire quelle costruzioni, pure esse meritano per la loro antichità di essere incluse in una rassegna dei monumenti primitivi italici, perchè certo sono dovute ad una delle genti più civili che abbiano abitato la nostra penisola, approdatevi anch’esse, con molta probabilità, dal Tirreno.

“Perchè quelle mura poligonali, fitte e numerosissime sul versante appenninico centrale, che prospetta il Tirreno, mancano sull’opposto versante adriatico, il quale era stato occupato, dai tempi più remoti, fino quasi all’epoca storica, dalle popolazioni picene„.

Si comprende, pertanto, come sia interessante ed utile la ricerca e lo studio di questi testimoni antichissimi delle remote età. L’illustre Pigorini, a questo proposito, ripetendo nel suo Bullettino di paletnologia italiana (serie III, anno XXV, n. 7-9, pag. 201, nota) ciò che aveva già stampato nel Bullettino medesimo, anno XXII, pag. 71, rammenta che il Ministero dell’Istruzione aveva stabilito delle esplorazioni sistematiche nelle città dette pelasgiche del Lazio, incominciando da Norba. Rileva poi giustamente ciò che Salomone Reinach nell’Anthropologie (X, pag. 343-44) aveva esposto, citando a sua volta l’opinione di Petit Radel sull’opportunità di tali ricerche per rischiarare il periodo delle origini di molte antichissime città italiche. Il Pigorini si associa al voto del Reinach, che lodava l’iniziativa del Ministero italiano, conferma che si debbano fare finalmente degli scavi sistematici nel territorio delle varie città dette pelasgiche, poichè se ne attendono grandi risultati, ma conclude che, per riuscire a qualche buon esito, è indispensabile che i dotti abbiano libertà d’azione, per volgerla dove e come occorre nell’interesse stesso della scienza.