Fatalità (1895)/Fantasmi
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FANTASMI.
Io mirai l’onda che rompeasi al lido;
E di veder mi parve
Rasentar leggermente il flutto infido
4Una schiera di larve.
*
Eran vestite d’alighe spioventi
Avean sciolti i capelli,
Disfatti i volti, occhi stravolti o spenti.
Sotto ai lor piè l’acqua turbata avea
9Balenii di coltelli.
Da quelle labbra scolorate uscìa
Bava e un gemito rôco.
Misto al rombo del mare esso venìa
A parlarmi nel core. — Sui ginocchi
14Io caddi a poco a poco.
Eran fracidi corpi d’annegati;
Suicïdi gettati
Da volontà demente ai flutti e ai fati;
Vittime con un ferro in mezzo al petto,
19Naufraghi scarmigliati.
Mi disser: “Che si fa sopra la terra?„
Io risposi: “Si piange.
Ipocrisia trionfa, odio si sferra,
Oh, più felici voi su gl’irti scogli
24Ove l’acqua si frange!...„
Mi disser: “Scendi ai placidi riposi
Fra l’alghe serpentine.
Nascondigli d’amor sono i marosi
Inesplorati, e sol nel nulla è pace.
29Scendi; — qui v’è la fine.„
*
.... Ed io mirai su le verdastre larve
Il tramonto morire;
Ne la penombra il queto mar mi parve
33Un letto per dormire.