Vai al contenuto

Facezie (Poggio Bracciolini)/67

Da Wikisource.
Versione del 15 set 2016 alle 14:30 di Accurimbono (discussione | contributi) (Porto il SAL a SAL 100%)
(diff) ← Versione meno recente | Versione attuale (diff) | Versione più recente → (diff)
LXVII. Di uno stolto che udendo uno che imitava la sua voce credette d’essere lui stesso che parlava

../66 ../68 IncludiIntestazione 15 settembre 2016 100% Da definire

Poggio Bracciolini - Facezie di Poggio Fiorentino (1438-1452)
Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
LXVII. Di uno stolto che udendo uno che imitava la sua voce credette d’essere lui stesso che parlava
66 68
[p. 52 modifica]

LXVII

Di uno stolto che udendo uno che imitava la sua

voce credette d’essere lui stesso che parlava.


Il padre d’un amico mio aveva relazione con la moglie di un uomo sciocco e balbuziente. Una volta ch’egli andava alla casa di lei, credendo che il marito fosse fuori, picchiò forte alla porta; e simulando la voce del marito, chiamò la donna ad aprirgli. E quell’uomo sciocco, che era in casa, udita quella voce, prese a dire: “Va’ dunque, apri, Giovanna; fallo entrare, Giovanna; perchè mi par d’esser io che batto.”