Facezie (Poggio Bracciolini)/68

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LXVIII. D’un uom del contado che aveva un’oca da vendere

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Poggio Bracciolini - Facezie di Poggio Fiorentino (1438-1452)
Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
LXVIII. D’un uom del contado che aveva un’oca da vendere
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LXVIII

D’un uom del contado che aveva un’oca da vendere.


Un giovane del contado che recava a Firenze un’oca per venderla, s’incontrò in una donna che gli parve allegra e che ridendo gli chiese quanto costasse l’oca. Ed egli: “La potrete pagar con poco,” “Quanto?” chiese la donna. “Lasciatevi fare una volta sola.” [p. 53 modifica]“Tu scherzi,” disse la donna, “ma entra in casa e parleremo del prezzo.” E entrato, rimanendo egli nello stesso avviso, la donna acconsentì. Ma dopo, poichè essa eragli stata di sopra, quando volle l’oca, egli la negò: “perchè, e’ diceva, non foste voi che vi lasciaste fare, bensì voi che faceste.” E così rinnovando la pugna, il giovane si giovò perfettamente della cosa. E la donna, com’erano convenuti, tornò a chiedergli l’oca e il giovane ricusò, dicendo che ora erano entrambi in pari condizione, e questa volta non s’era essa guadagnata l’oca, ma avealo risarcito dell’affronto che gli aveva fatto; poichè la prima volta era stato di sotto. E la contesa durava già a lungo, quando sopraggiunse il marito, che chiese la ragion dell’alterco. “Io, disse la moglie, volevo prepararti lautissima cena se questo maledett’uomo non l’impedisse. Aveva egli convenuto di darmi l’oca per venti soldi; poi, quando fu dentro me ne chiese due di più.” “Eh! disse il marito, sarà per così poco turbata la nostra cena! prenditi, ecco i ventidue soldi!” Così il villano ebbe il denaro e la donna.