le pene dei dannati per la gelosia che ci rode, ambedue rotoliamo, inebbriati di amore e di dolore, per una china dirupata dove a nulla possiamo rattenerci. Noi abbiamo le medesime folli e ammalate inclinazioni per i fiori rossi del papavero, per le cose cupe e tragiche, per i tramonti incendiati, per le albe sanguigne, per gli azzurri oltremarini, per le maremme pestilenziali sotto il sole, per i profumi violenti, per l’oro intarsiato che pare scorrere, fluido, liquido, sul fondo nero della lacca, per i grilli sfiniti che muoiono d’amore nel solco fumicante, per le farfalle nere che si abbruciano intorno al lume. Ci amiamo: è lui il mio poeta, sono io la sua dea. Con me, per me, piange le sue lagrime scarse e roventi; con lui, per lui, io trovo il mio sorriso scapigliato, inebbriante. Noi comprendiamo che per una sola cosa viviamo, ed è l’amore; che per una sola cosa moriremo, ed è l’amore. Sono nostri gli spasimi, le trafitture; i fremiti allo stringere lieve di una mano, i pallori incomposti, le