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Pagina:D'Annunzio - Laudi, I.djvu/210

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LAUDI DEL CIELO E DEL MARE

per chiudere il dono mio primo.
Conosco il luogo; e, s’io penso
che lo rivedrò, mi s’allevia
la tristezza del dipartire
5089perché già riodo il Ponente
che su la via de’ Sepolcri,
sul tempio della Magna Madre,
verso la selva laurèntia
soffia traendo la morte
e la vita, la memoria
e la speranza. Ivi un giorno,
5096dalla soglia d’africo marmo
dinanzi alla cella di rosso
mattone spogliata ma grande,
vidi tra gli stìpiti eretti
della Porta Marina
mirabili spiche ondeggiare
non certo nate da semi
5103cui sparsi avesse man d’uomo.

Non lungi era il Tevere torvo
fra deserti argini; e le negre
navi dalle cùbie dipinte
di minio, cariche di molte
botti, navigavano contro
corrente per ormeggiarsi
5110all’ombra del Sasso Aventino;
e venìa sul soffio il cantare
dei marinai di Sicilia
e dei garzonetti campàni


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