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tribù, permisero alla maggior parte di farsi
inscrivere in quella che più loro piacesse, permesso
che di certo non era buono per niente,
e distruggeva una delle gran molle della censura.
Più, i grandi ed i potenti facendosi
tutti inscrivere nelle tribù della campagna,
e i liberti divenuti cittadini rimanendo col
popolaccio in quelle della città, le tribù in
generale non ebbero più nè luogo nè territorio,
ma si trovarono tutte talmente confuse,
che i membri di ciascuna non sì potevano
più discernere se non per via dei registri;
di modo che l’idea della parola tribù passò
dal reale al personale, o piuttosto diventò
quasi una chimera.
Avvenne ancora, che le tribù della città essendo più a tiro, trovaronsi spesso le più forti nei comizii, e vendettero lo stato a quelli, che si degnavano di comprare i suffragi della plebaglia ond’erano composte.
Riguardo alle curie, l’institutore avendone fatte dieci in ogni tribù, tutto il popolo romano allora rinchiuso nelle mura della città, si trovò composto di trenta curie, ciascuna delle quali aveva i suoi templi, i suoi dèi,