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Pagina:Le rime di Lorenzo Stecchetti.djvu/394

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362 adjecta


     Nel mondo che lasciai, poveri morti,
l’uomo e la donna son malvagi ancor,
portan la croce i deboli pei forti,
20la vita è piena d’odio e non d’amor.

     È segno di virtù l’esser crudele,
segno di debolezza è la bontà.
Si mangia in ogni casa il pan col fiele,
24agro di bile e di perversità.

     L’istinto del dover più non rimane
dove la Borsa le sue porte aprì.
Se lavoro non c’è, rincara il pane
28e se il volgo ne muor, meglio così.

     La terra pei ladroni è paradiso
e le commende fan rubar di più.
Il ministro di Dio s’è circonciso
32e tien banco all’insegna di Gesù.

     Che se tarda dal ciel vien la saetta
e il Sant’Ufficio mal si regge in piè,
i vescovi oramai chiedon vendetta
36per uno scherzo, ai Giudici del Re.

     Fino al Genio latin sincero e sano,
che vivea di giustizia e verità,
Zaratustra parlò che al Sovrumano
40dice bello il delitto e la viltà.