berto. — Tu m’hai parlato di febbre. La febbre viene, se così può dirsi, dal di fuori, ci sorprende in qualche modo nel sonno; l’idea del suicidio, all’incontro, si forma dentro di noi per quanto l’impulso sia esterno. L’infermità, nel primo caso, è spontanea, violenta, inevitabile; s’insignorisce d’un colpo di tutte le tue forze, te le soffoca, le distrugge, prima che tu abbia il tempo di guardarti dattorno ed avvisare ai ripieghi. Nell’altro caso, il male si viene svolgendo invece lentamente, a gradi, e quasi direi per fasi regolari, allorquando l’anima nostra è ancora vigilie, ha ancora le sue facoltà, se non intatte, almeno ufficianti tuttavia ed attive; però basta sovente opporsi con ri-