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Affronti e Confronti/XII

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XII



«Buonasera a voi, carissimi ascoltatori. Per la quarta volta siamo qui per continuare la nostra intervista con Enea Galetti, a cui cediamo subito la parola, per proseguire il discorso iniziato due sere fa».

«Buonasera, dottor Biagi e buonasera a voi che pazientemente mi seguite. Riprendo il discorso esattamente da dove l’ho lasciato la volta scorsa. A conclusione della precedente puntata abbiamo iniziato a parlare del 1974, affrontando il tema di Sanremo. A questo proposito non mi soffermerò ad analizzare le altre canzoni in gara, semplicemente perché le melodie, per quanto belle, non sono così orecchiabili e cantabili come accadeva appena un anno prima. Anche per Sanremo arrivano tempi brutti. Un accenno, invece, lo merita lo Zecchino d’oro, dove ci sono delle canzoni davvero simpatiche. È il caso di Nonna-ni-nonnina, la storia di una nonna che passa la giornata con il nipotino un po’ birichino. Si passa, poi, alla Ciribiricoccola, la storia di una numerosa famiglia, nella quale uno dei tanti fratellini, quando gli gira la “ciribiricoccola”, vorrebbe fare ogni sorta di dispetti alla sorellina più piccola, perché, a suo parere, insopportabile. Voglio citare anche Il gioco della rima: “...facciamo, facciamo il gioco della rima. Giochiamo, giochiamo a chi la dice prima, la rima, la rima”. Del resto, chi di noi non ha mai provato a giocare con le parole in questo modo così simpatico? Naturalmente c’è anche la canzone vincitrice. È intitolata Cocco e Drilli, Cocco è il maschio, Drilli la femmina. Si tratta di una storia d’amore tragicomica. E quando Cocco, dopo il suo rapimento, viene poi ritrovato, i due – qui è proprio il caso di dirlo – vissero felici e contenti: “...lui sempre insieme a Drilli, lei insieme a Cocco”. Ho voluto ricordare questa canzone perché entrerà prima nei Dischi caldi di Giancarlo Guardabassi, poi nella hit parade di Luttazzi, a proposito della quale ricordiamo quattro canzoni più o meno dello stesso periodo, Angie dei Rolling Stone, Mind games di John Lennon, Rimani di Drupi e Anima mia dei Cugini di Campagna, con la tipica voce in falsetto di Flavio Paulin. La televisione trasmette Mille luci, con Raffaella Carrà che canta la sigla di apertura, senza grande successo, e Mina, della quale ricordiamo la sigla finale Non gioco più, con cui invece entrerà immediatamente in classifica.

A proposito di classifiche, ricordiamo canzoni come il primo successo dei Daniel Sentacruz Ensemble Soleado, Dune buggy degli Oliver Onions, E tu di Claudio Baglioni, vincitrice del Festivalbar, Bella senz’anima di Riccardo Cocciante, un interessante remake di Dicitencello vuje cantata in versione moderna da un quasi sconosciuto Alan Sorrenti e Innamorata dei Cugini di Campagna. Vi sono poi due canzoni impegnative, quali In fila per tre di Edoardo Bennato e la famosissima Luci a San Siro di Roberto Vecchioni, mentre Luciano Rossi ci propone la spensieratissima Ammazzate oh.

I Dik Dik incidono Help me, una canzone in fondo triste, che narra di un personaggio di fantasia, tale McKenzie, di professione astronauta, arrivato per primo su Giove. Sua moglie, a Huston è in attesa di un bambino, mentre lui non è al suo fianco bensì in missione su un’astronave. Ma quando tutti sono speranzosi di rivederlo tornare sano e salvo, accade l’irreparabile. Dell’uomo non si avranno più notizie e al figlio non resta che la voce di suo padre registrata su un nastro magnetico, in cui sono incise le sue uniche due parole: “Help me!”.

Per quanto riguarda le canzoni straniere, ricordiamo, in particolare Nutbush city limits di Ike & Tina Turner.

L’estate del 1974, come abbiamo visto, è caratterizzata da numerosi successi italiani e stranieri. Grazie agli impareggiabili Arbore e Boncompagni e alla loro trasmissione Alto gradimento vengono lanciati molti brani che spopoleranno presto in classifica. Una bella trovata, visto che i brani che entreranno nelle hit parade nazionali ed internazionali sono quelli che nella maggior parte dei casi piacciono di più; il pubblico, almeno a quell’epoca, era instancabile ed era ben disposto ad ascoltare gli stessi brani anche centinaia di volte. Grazie a questi lanci discografici arrivano gli Abba, un gruppo di origine svedese formatosi dalla scissione di due gruppi, gli Hep Stars e gli Hootenanny Singers. Il nome del gruppo, nato nel 1972, deriva dall’iniziale del nome dei rispettivi componenti, ovvero, Agnetha Fältskog, Björn Ulvaeus, Benny Andersson e Anni-Frid Lyngstad, detta Frida. Il leggendario gruppo, capitanato dalla frizzante voce di quest’ultima, avrà successo con molte canzoni e nell’estate del 1974 sarà nei primi posti con Waterloo, canzone che ha ben poco a che fare con Napoleone, di cui viene fatto solo un piccolo accenno nei versi iniziali. In classifica troviamo anche il celebre pezzo tratto dal film Jesus Christ Superstar, mentre il mercato internazionale ci offre Made in Japan, il doppio album dal vivo dei Deep Purple con successi come Sweet child in time e soprattutto Smoke on the water.

Non dimentichiamo, poi, il gruppo degli MFSB (Mother, Father, Sister, Brother) con la celeberrima TSOP, ovvero The sound of Philadelphia, come pure, tra le italiane, non dobbiamo dimenticare la romanticissima Noi due per sempre di Wess e Dori Ghezzi.

In classifica vi è anche una cantante; il suo nome è Susanna Quattrocchi, ma lei si fa chiamare all’inglese con il nome di Suzi Quatro. Le sue canzoni che in quell’anno ebbero maggior successo, accompagnandoci per tutta l’estate, sono tre, 48 crash, Can the can e Devil gate drive. Nel novembre dello stesso anno vi fu un’altra canzone importante che entrerà in classifica in doppia versione. È intitolata Sugar baby love. Il gruppo che la interpreta è quello della Quinta Faccia, ma la versione più conosciuta è sicuramente quella dei Rubettes. Di quella canzone esiste anche una versione strumentale suonata dal violino di Piergiorgio Farina, ma soprattutto vi è quella cantata da Mino Reitano, italianizzata con il titolo di Dolce angelo, ma che come testo non ha nulla a che fare con l’originale inglese, tranne che nella parte parlata. Di diverso genere, invece, è El pueblo unido degli Inti-Illimani, un gruppo folkloristico cileno nato con lo scopo di promuovere attraverso la canzone pop la libertà del Cile, dominato dalla dittatura di Augusto Pinochet.

Lasciamo ora le classifiche ed occupiamoci di Un disco per l’estate, che viene vinto da Gianni Nazzaro con Questo sì che è amore, ma naturalmente vi sono altre canzoni come Carovana dei Nuovi Angeli, Piccola e fragile di Drupi, Bugiardi noi di Umberto Balsamo, Più ci penso di Gianni Bella e Tutto a posto dei Nomadi, che entreranno a pieno titolo nelle classifiche e qui il nostro discorso si ricongiunge.

Ma la hit parade è fatta anche di brani strumentali; ne ricordiamo almeno quattro: A blue shadow, (L’ombra azzurra) di Berto Pisano, L’ultima neve di primavera di Franco Micalizzi e soprattutto la famosissima Love’s theme della Love Unlimited Orchestra, che a quell’epoca ebbe un successone, e che recentemente è stata utilizzata nella sigla di C’è posta per te di Maria de Filippi. E, se proprio non basta, arriva La stangata, il celebre film commedia con attori del calibro di Robert Redford e Paul Newman, il cui brano strumentale è stato inciso – o, piuttosto, rimaneggiato – da Marvin Hamlisch, traendo spunto dalla versione originale di quel brano inciso da Scott Joplin nel lontano 1902.

Un’altra curiosità da notare riguarda due brani con temi ricavati da due celebri pezzi di musica classica. Anche questi due brani entreranno in classifica con gran successo. Si tratta dell’Ave Maria di Schubert, nella versione di Eumir Deodato e Romance, ovvero la celebre Sonata per violino e orchestra in Fa maggiore Op. 50 di Beethoven, nella versione di James Last, che si trasformerà in un famoso jingle per la Vecchia Romagna Etichetta Nera.

Per la cronaca, da ricordare il referendum per la legge sul divorzio, che riconoscerà il divorzio come legittimo – stiamo parlando di Stato, non di Chiesa – e i cui tempi di attesa per ottenerne il riconoscimento saranno di sette anni, e l’esplosione di una bomba sul treno Italicus. A questo proposito mi ricordo che il 3 agosto di quell’anno i miei genitori vennero a trovarmi in colonia a Marina di Massa, era un sabato sera e i miei genitori erano appena arrivati. Mio padre in quell’occasione aveva insistito di congedarsi da me il giorno seguente. Sosteneva infatti che, passando troppo tempo con me, il distacco sarebbe stato ancora più difficile. Mia madre insistette moltissimo per rimanere ancora con me. Risultato, i miei genitori, anziché la domenica mattina, partirono il lunedì sera. Ora, se mia madre avesse dato retta a mio padre i miei genitori si sarebbero trovati sull’Italicus, e io, probabilmente, di lì a poco avrei appreso circa la loro morte. Io infatti ritengo che quando scoppia una bomba difficilmente ci si può salvare. Per farla breve, la decisione di mia madre fu davvero provvidenziale.

L’edizione di Canzonissima del 1974-75, fu presentata da Raffaella Carrà, da Topo Gigio e da Cochi e Renato. Fu l’ultima edizione che, nella serata finale, attribuì la vittoria a Wess & Dori Ghezzi con Un corpo e un’anima. Vi fu anche un altro brano che in quell’edizione venne inserito nella sezione dedicata al folklore. Ancora una volta, a riprovarci, è il già citato Tony Santagata che con Lu maritiello, non solo si colloca nella serata finale come vincitore di quella sezione, ma raggiungerà anche le vette più alte in classifica. Il brano è completamente diverso da Austerity, alla crisi petrolifera terminata ormai da tempo si sostituisce quella del matrimonio, a causa di un marito ubriaco, la cui moglie vorrebbe tirargli la scopa in testa una volte per tutte. Insomma, al posto della botte piena e della moglie ubriaca, arrivano botte sonore al marito ubriaco.

Il 1975 è per antonomasia l’anno Santo che si celebra ogni venticinque anni. Anche in fatto di musica vi sono anni molto “assortiti”, com’è appunto il caso del 1975.

Prima di proseguire, però, vorrei ricordare un episodio di cronaca avvenuto il 12 febbraio. L’allora presidente della Repubblica Giovanni Leone concedette la grazia a Caterina Fort, detta Rina, condannata all’ergastolo e passata tristemente alla storia nel 1946 come “la belva di via San Gregorio” per avere orrendamente sterminato per motivi di gelosia – che qui non sto certo a raccontare – quasi un’intera famiglia, compresi tre bambini, il più piccolo dei quali aveva appena dieci mesi. Su questa storia non mi soffermo, sia per l’efferatezza con cui vennero commessi quei delitti, sia perché sono sicuro che lei, dottor Biagi, assieme ai numerosi ascoltatori di una certa età, conosca tutta la vicenda. Quindi, proseguiamo.

Il Festival di Sanremo va verso la decadenza. Gilda, una ragazza di origine piemontese – il cui vero nome è Rosangela Scalabrino, e che non va confusa con la molisana Gilda Giuliani – vince con Ragazza del sud. La nota cantante – nota per modo di dire – tenterà di presentare quella canzone nel 1974, sempre a Sanremo. La canzone, però, già in quell’occasione viene scartata, ma Gilda non si arrende e, venuta a sapere che la maggior parte delle giurie sanremesi è costituita da militari, tenta il colpaccio, e le va bene. Si reca nelle varie caserme militari, dove proporrà la canzone, tanto da coinvolgerne le varie giurie. Nel 1975 vince. In quell’edizione, però, il vincitore non venne annunciato durante il festival, ma al telegiornale. In altre parole, Sanremo si concluse, così, di punto in bianco, senza la proclamazione del vincitore. Al secondo posto si classifica Ipocrisia di Angela Luce, al terzo troviamo Va speranza va di Rosanna Fratello. Quanto a Gilda, avrà successo solo per poco più di un mese. Poi più nulla. Sarà il suo unico 45 giri, o forse la canzone venne incisa solo nell’album dedicato al festival. Attualmente Gilda gestisce un albergo in una località in provincia di Torino.

Per il resto, il festival sanremese sarà una vera “ciofeca”, con cantanti e canzoni a me sconosciuti.

L’eco delle note folkloristiche di El pueblo unido non si è ancora spento quando, verso i primi del 1975, la Nuova Compagnia di Canto Popolare è presente in classifica con una divertentissima cover che risale a molti anni prima e che il già citato gruppo napoletano aveva inciso nel 1974; si tratta di Tammurriata nera, storia comico-drammatica di una signorina, emblema dell’Italia liberata dagli alleati, che mette alla luce un bambino che chiamerà con il nome di Ciro. Apparentemente, la donna (“e ’a femmena è restata, sott’a botta, ’mpressiunata...”) ha fatto l’amore con un napoletano che sarà – o dovrebbe essere – il padre del bambino. Sì, perché la gente capisce immediatamente che il bambino è nero. Ciro, dunque, è un nome di copertura. Il popolo non tace, mormora e vuole sapere.

Agli inizi dell’anno vi sono ancora quattro canzoni da ricordare: I tuoi silenzi degli Alunni del sole, Rock the boat incisa dagli Hues Corporation, Emmanuelle dei Lovelets, la celebre Can’t get enough of your love di Barry Withe, che, in quello stesso anno, spopola in classifica con altre canzoni, mentre durante l’estate gli Abba sfondano con la loro I do I do I do I do I do.

La televisione trasmette i quiz. A provarci, questa volta (siamo nel mese di maggio), è Pippo Baudo, con una trasmissione intitolata Spacca quindici.

L’ultima edizione di Un disco per l’estate, che poi verrà sospeso fino al 1980, viene vinto dal Guardiano del Faro con Amore grande, amore libero; alla nota trasmissione vi partecipano altri tre brani strumentali, Popsy di Johnny Sax, Paopop di Enrico Intra, e Aloha di Andy Bono. Vi partecipano anche due brani di ballo liscio, Ma sì, ma no dell’orchestra attrazione di Vittorio Borghesi, e Giramondo di Raoul Casadei. Nicola di Bari ci propone Sai che bevo, sai che fumo, una canzone in cui il noto cantante elogia questi due vizi – oltre al gioco – senza pentirsene, ed è convinto di imbrogliare niente meno che il Padre Eterno. Strano che la censura non sia intervenuta!

Vi è poi un gruppo, i Meno Uno, la cui voce solista di Guido Renzi ci ha deliziato negli anni Sessanta con Amica mia, che nel 1974 incise la canzone Per un momento, e che nel 1975 partecipò alla nota manifestazione di Saint-Vincent con Non sei felice (non sei sincera). Canzone, questa, che non va assolutamente confusa con la leggendaria Non sei felice di Mina, incisa nel 1960. Purtroppo – e di questo me ne dolgo – vi sono canzoni che hanno avuto successo solo per brevi periodi, o che non hanno avuto affatto successo, nonostante la piacevole melodia. Questo è appunto il caso della canzone dei Meno Uno che, nonostante il ritmo melodico, allegro e vivace, fu dimenticata quasi subito e che invece, a mio avviso, avrebbe potuto se non altro riscuotere un discreto apprezzamento.

Vi sono poi altre canzoni famose di quell’edizione di Un disco per l’estate degne di essere ricordate: Natalie di Umberto Balsamo, Piccola venere dei Camaleonti, Bella idea dei Nuovi Angeli, Senza discutere dei Nomadi, Piccola mia dei Dik Dik, E se ti voglio di Mino Reitano, Dialogo di Al Bano e Romina, ma, soprattutto, il primo 45 giri degli Homo Sapiens, ovvero, Tornerai, tornerò, che, grazie al suo ritmo allegro, occuperà subito i primi posti in classifica.

In hit parade arrivano i Santo California, un gruppo di origine napoletana con la voce solista di Pietro Barbella, il cui primo 45 giri, Tornerò, rimarrà in hit parade per diciassette settimane, verrà tradotto in diverse lingue e venduto in tutto il mondo. A proposito di questo brano, esiste una versione poco conosciuta cantata dalla Quinta Faccia.

Celentano ci presenta Yuppi du, i Daniel Sentacruz Ensemble Un sospero, che diventerà il jingle della grappa Bocchino con l’inconfondibile voce di Mike Bongiorno; Dario Baldan Bembo è in classifica con Aria, i Camaleonti sono reduci dal disco per l’estate con Piccola venere, Francesco De Gregori con Rimmel, Pablo e Buonanotte fiorellino, i Matia Bazar con Stasera che sera, Drupi con Due e Sereno è, Mal – ormai non è più dei Primitives – è nei primi posti con un remake di Parlami d’amore, Mariù, Patti Labelle ci propone Lady Marmalade, Sandro Giacobbe canta Il giardino proibito e, più tardi, sempre nel 1975, sarà in classifica con Io prigioniero, Johnny Dorelli ha appena girato una commedia sotto forma di musical, Aggiungi un posto a tavola, lo stesso titolo di una canzone che ebbe un gran successo, Jannacci ci propone Quelli che... (una satira parlata sui politici, sulla sanità e, chi più ne ha, più ne metta), Rino Gaetano, nello stesso anno, farà altrettanto in forma cantata con Ma il cielo è sempre più blu, i Cugini di Campagna svettano in classifica con Un’altra donna e 64 anni.

Le classifiche vedono in testa anche altri cantanti come Paolo Frescura con Bella dentro, Jacki James con Take my heart, Gloria Gaynor con Never can say goodbye e un remake di Reach out (I’ll be there), la cui versione originale venne cantata dai Four tops nel 1966 e incisa in italiano nell’anno seguente da Rita Pavone con il titolo Gira gira, Billy Swan con I can help, Kc and the sunshine band con Get down tonight, George Baker con Una paloma blanca, Marcella con E quando e Negro, il già citato Piergiorgio Farina con Il padrino (parte seconda), Wess e Dori Ghezzi con Era, Hamilton Bohannon con Foot stomping music, Mina con L’importante è finire, i già citati Dik dik con Piccola mia, canzone, questa, che nello stesso anno partecipò a Un disco per l’estate, Riccardo Cocciante con L’alba, Claudio Baglioni con tre canzoni, ovvero Sabato pomeriggio, che darà il titolo all’omonimo album, Poster e Alzati Giuseppe.

Altre canzoni straniere da ricordare sono Bye, bye, baby (baby goodbye), dei Bay city rollers, un remake di una canzone incisa dieci anni prima dal gruppo dei Four seasons, Hooked on a feeling, del gruppo dei Blue Swede, canzone inserita nel film Le iene, con la regia di Quentin Tarantino, Your mama won’t like me di Suzy Quatro, Sad sweet dreamer del gruppo Sweet sensation, Brazil (aquarela do Brasil) di Ritchie family e Baby, cantata da El Tigre.

Vi sono poi le cosiddette canzoni con dialogo; direttamente dagli Stati Uniti arriva Doctor’s orders di Carol Douglas, storia di una donna che telefona al marito, a causa di una depressione amorosa, da non confondere con Kung fu fighting di Carl Douglas, incisa nello stesso anno.

In Italia avremo Piange il telefono, storia di una bambina che vive con la propria mamma, ma senza un padre, perché la madre è separata. Il padre potrà dialogare con la propria figlia di cinque anni solo per telefono, nel tentativo di convincere la madre di lei affinché possa riconciliarsi. Ma inutilmente. La canzone, si conclude, probabilmente, con il suicidio del padre. A cantarcela è Domenico Modugno con la piccola Francesca Guadagno, una bambina diventata doppiatrice all’età di cinque anni. Non tutti, però, sanno che la canzone fu tradotta anche in francese col titolo Le téléphone pleure. A proporcela è Jean-Pierre Bourtayre, canzone che, anche in francese, rispecchia quasi fedelmente la versione italiana.

Sempre in Italia ricordiamo Buonasera dottore di Claudia Mori (la voce maschile non si sa di chi sia), storia di una donna innamorata di un uomo sposato. Lei gli telefona e lui, per non farsi scoprire dalla moglie (o dalla fidanzata), finge di essere al telefono con il dottore.

Grazie a Piange il telefono abbiamo potuto parlare di una bambina di cinque anni. Anche i bambini hanno i loro meriti. Per un intero anno, anche loro saranno in classifica. Qualche mese prima della nota canzone del Mimmo nazionale ce ne fu un’altra che ebbe davvero un successo incredibile, una filastrocca che gli insegnanti potrebbero far imparare ai bambini sin dalla prima elementare, Ci vuole un fiore, di Sergio Endrigo. Penso che anche lei, dottor Biagi, conosca a memoria questa canzone perché il testo è davvero semplice. Ma proseguiamo. Verso la fine dell’anno i bambini colpiscono per la terza volta con La tartaruga di Bruno Lauzi, del quale faremo tra poco un breve accenno.

Un altro caso interessante di cui dobbiamo parlare è quello che riguarda Mia Martini. Tutti ricorderanno che nel 1971 incise due canzoni consacrate poi al successo, Padre davvero, canzone nella quale la protagonista rinnega il padre (ed in effetti i rapporti tra la cantante ed il padre non furono tra i più felici) e Lacrime di marzo, nella cui ultima strofa dice “...mi sono uccisa ieri”, quasi a preannunciare la fine che sarà. Ma perché tutto questo c’entra con il 1975? Perché proprio in quell’anno incise una canzone, Tutti uguali, che non ebbe un grande successo, ma che farà parte di alcune raccolte. È qui importante ricordare la prima strofa dove la cantante dice “...che tutti gli uomini sono bugiardi. Bevono, giocano e tornano tardi. Tutti uguali, tutti uguali”. Nel resto della canzone parla di se stessa, di una vita monotona, fatta di avventure sballate. Ma torniamo alla prima strofa in cui si parla di uomini bugiardi. A riconfermare quella canzone, nel 1992, sia pure con un ritmo diverso, si presenterà a Sanremo con Gli uomini non cambiano, dove, fra l’altro, si dice “...gli uomini ti uccidono”. Tutto questo pessimismo è forse dovuto al fatto che la protagonista rimase vittima di un’ingiustificata superstizione, secondo la quale (non saprei spiegarne il motivo), la cantante avrebbe portato sfortuna, tant’è che anche uomini e persone di alto rango si munivano addirittura di un cornetto contro la negatività. A me personalmente Mia Martini è sempre piaciuta. Peccato che negli ultimi anni, la sua voce si sia abbruttita!

Ad ottobre, al posto di Canzonissima (ormai definitivamente scomparsa), vi sarà una nuova edizione di Spacca quindici intitolata Un colpo di fortuna, con Pippo Baudo e Paola Tedesco. La trasmissione è divisa in due parti, che vanno in onda ogni domenica fino al 6 gennaio (la prima parte alle 13.30, la seconda alle 17.30); la sigla della prima parte, la cui prima metà va in onda all’inizio, l’altra alla fine, è La tartaruga, cantata da Bruno Lauzi; entrerà subito in hit parade dove vi rimarrà fino all’aprile del 1976. La sigla iniziale della seconda parte è intitolata Batticuore ed è cantata da Paola Tedesco, ma non avrà successo. Quella finale, invece sì. È cantata da Modugno, che nello stesso anno ha già portato al successo Piange il telefono e Il maestro di violino, e s’intitola Domenica.

Vi sono, poi, due canzoni di Patrizio Sandrelli, Rosa e Fratello in amore, ma su queste non ci soffermeremo, come pure non ci soffermeremo sui Goblin che entrano in classifica con Profondo rosso. Diremo solo che il celebre gruppo di origine italiana – nonostante il nome inglese – incise altre colonne sonore di successo, colonne appartenenti ad altrettanti film thriller.

Verso la fine di settembre dodici terroristi appartenenti all’ETA vengono condannati alla garrota, un micidiale strumento di tortura, oltre che di morte, la cui funzione è di stringere con un bullone l’osso del collo, fino a spezzarlo. Da noi, nello stesso periodo, venne perpetrato un orribile delitto, noto come massacro del Circeo.

Il 2 novembre, Giuseppe Pelosi investe ed uccide Pier Paolo Pasolini. Una morte che, se fosse la scena di un film, potrebbe far pensare a quella cruda violenza di Arancia meccanica. Un delitto ancora oggi avvolto dal mistero. Non si sa neppure se fosse stato il Pelosi o qualcun altro ad averlo ucciso, come pure non si conosce il vero motivo di quell’omicidio.

Il 20 novembre, in Spagna, muore il generalissimo Francisco Franco. Sette giorni dopo verrà instaurata la monarchia che vede andare al trono l’attuale re Juan Carlos.

Per fortuna vi sono anche lieti eventi. Il 12 dicembre, all’accademia svedese, Eugenio Montale riceve il premio Nobel per la letteratura, ponendosi la domanda se la poesia possa ancora sopravvivere in un mondo pervaso dal malessere. Non ricordo la domanda precisa. Per farlo, dovrei andare in internet a controllare. In ogni caso, il senso del concetto è quello. Quindi, dottor Biagi, lascio la risposta a lei e a tutti coloro che ci stanno ascoltando. Sono sicuro che molte persone amano la poesia, l’arte ed i vari generi letterari e non resteranno a lungo senza una risposta precisa.

Natale è ormai alle porte e, questa volta, Babbo Natale non arriva dalla Lapponia con le renne e lo slittino, ma dagli Stati Uniti con il Concorde. Intanto la televisione manda in onda Giandomenico Fracchia, con Paolo Villaggio, del quale è già uscito il suo primo film di Fantozzi. Il noto attore genovese nella trasmissione è coadiuvato da Gianni Agus e Ombretta Colli. Anche la Goggi trasmette uno spettacolo del quale non ricordo il nome. Altri spettacoli sono Punto e basta con Bramieri, Di nuovo tante scuse con Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, e Mazzabubù con Gabriella Ferri. Va inoltre in onda un famoso film intitolato Gamma la cui colonna sonora è suonata da Enrico Simonetti.

Infine, fra le canzoni di successo, ricordiamo anche Un’altra volta chiudi la porta di Adriano Celentano, Le tre campane della Schola Cantorum, incisa in originale da Edith Piaf nel 1945 con il titolo Les trois cloches, M’innamorai ed un remake di Tu ca nun chiagne, entrambe del Giardino dei Semplici, e Lilly di Antonello Venditti, che tratta il tema della droga e dell’effetto devastante su di una giovane ragazza. La canzone viene incisa anche su 45 giri, sul retro vi è Compagno di scuola.

Siamo ormai nel 1976 e come prima segnalazione dobbiamo ricordare un film tratto da un romanzo di Emilio Salgari, Le tigri di Mompracem. Si tratta di Sandokan, interpretato dall’indiano Kabir Bedi.

Prima di parlare del festival, vorrei ricordare due canzoni straniere a me tanto care che entrarono nelle hit parade nazionali ed internazionali agli inizi di quell’anno. Si tratta di due canzoni che mi piacevano sin da allora e che ancora adesso ascolto con grande emozione, Music di John Miles e la frizzante e vivace Supersonic band di Jerry Mantron.

Sanremo viene vinto da Non lo faccio più di Peppino di Capri, che di lì a pochi mesi si sposerà per la seconda volta. Al secondo posto abbiamo la coppia Wess e Dori Ghezzi con Come stai, con chi sei, mentre al terzo c’è Sandro Giacobbe con Gli occhi di tua madre. La quarta posizione è occupata dagli Albatros e dalla voce inconfondibile di Toto Cutugno che ci propongono Volo AZ 504. Drupi è al sesto posto con Sambariò, mentre all’ottavo troviamo Linda bella Linda dei Daniel Sentacruz Ensemble, presenti per la prima volta a Sanremo.

Proprio in quell’edizione, Orietta Berti, da poco diventata mamma per la prima volta, canta Omar, la canzone dedicata appunto a quel suo primo figlio.

Per quanto riguarda lo Zecchino d’oro non ricordo chi fosse il vincitore. Ricordo, però, che una bambina francese cantò Mamma tutto, non riuscendo tuttavia a conquistare il pubblico, cosa che fece Iva Zanicchi, facendo sua la canzone e portandola al successo.

Umberto Tozzi incide il suo primo album Donna amante mia, gli Abba propongono Mamma mia, SOS e Fernando. In realtà, le prime due canzoni del già citato complesso svedese furono incise un anno prima, ma solo nel 1976 raggiungeranno la meritata notorietà. Nascono nuovi complessi come i Silver Convention con i brani Fly Robin fly, e Get up and boogie, i Chocolat’s sono in classifica con Brazilian carnaval e Ritmo tropical, in Italia nascono complessi come La bottega dell’Arte con le canzoni Come due bambini e Amore nei ricordi, mentre i Vicini di casa cantano 15 anni e Scubidu, quest’ultima incisa l’anno seguente, e i Collage ci presentano il loro primo successo Due ragazzi nel sole.

In primavera i già citati Cugini di Campagna conquisteranno i primi posti in classifica con Preghiera, canzone che a me piace tantissimo e forse, dottor Biagi, anche alla censura. Vediamo perché. Effettivamente la canzone fu censurata. Nel testo – se attentamente analizzato – si racconta di un ragazzo o marito, innamorato più che mai della compagna o moglie malata. Si tratta, sicuramente, di un male incurabile. Lui, disperato, rivolge una preghiera a Dio, affinché si salvi, ma, purtroppo, lei morirà. Lui non regge al dolore e chiede perdono al Signore per il gesto suicida che sta per compiere sperando di ricongiungersi felicemente a lei in paradiso. Guai a nominare il suicidio nelle notizie di cronaca nera, nei film o nelle canzoni. La Chiesa, poi, a quell’epoca, condannava questo gesto come peccato mortale, e, quindi, senza nessuna possibilità di salvezza per chi lo compiva, tanto che non venivano celebrate esequie funebri e la salma veniva portata direttamente al cimitero e sepolta in terra sconsacrata. Attualmente la Chiesa va un po’ più cauta e lascia il beneficio del dubbio sulla persona suicida, considerando il gesto come segno di debolezza e disperazione e quindi concedendo la possibilità, nonostante tutto, di espiare il peccato, affinché sia meritevole di salvezza. Ogni considerazione aggiuntiva sul suicidio mi sembra superflua. Mi limiterò semplicemente a dire che nonostante la censura, la canzone ebbe un grande successo. Durante l’estate Riccardo Cocciante è già in testa alle classifiche con Margherita, Battisti con Ancora tu, mentre Lucio Dalla incide l’album Automobili, dedicato in gran parte al grande Tazio Nuvolari, le cui due canzoni più famose sono appunto Nuvolari e Il motore del Duemila.

Vi è poi il già citato gruppo Kc and the Sunshine Band in classifica con (Shake, shake, shake) shake your booty e That’s the way (I like it).

I già citati Lovelets sono in classifica con Histoire d’O, colonna sonora del film liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Pauline Réage, pubblicato nel 1954.

Ed è a questo punto che dobbiamo segnalare un caso anomalo. Si tratta di un brano porno-erotico, La prima volta di André e Nicole. Il brano entrerà nella hit parade di Luttazzi, la sua posizione in classifica verrà continuamente citata, ma il brano non sarà mai trasmesso.

Nell’arco di un intero anno, i Santo California saranno in testa alle classifiche con Un angelo, Dolce amore mio e Ave Maria no no, mentre i Matia Bazar lo saranno con Per un’ora d’amore e Cavallo bianco.

Giulio Todrani, padre della futura cantante Giorgia, debutta in classifica assieme ad Angela Bini, la cui carriera musicale da solista non fu molto fortunata. Il duo passerà alla storia della musica leggera con il nome di Juli and Julie, ed avrà un grande successo. Tra la primavera e l’autunno del 1976 saranno presenti nella hit parade di Luttazzi con Una storia d’amore e Amore mio perdonami. Queste, come altre loro canzoni, per l’introduzione musicale, la melodia, il testo ed i monologhi e dialoghi, ricordano quelle dei Santo California, anche perché per la maggior parte furono scritte proprio dagli stessi autori e cantanti del già citato gruppo partenopeo. Marcella propone Resta cu’ me, una canzone che, a mio avviso, avrebbe potuto far schiattare di rabbia il Mimmo nazionale, Celentano nella sua Svalutation si lamenta che “...la benzina ogni giorno costa sempre di più, e la lira cede e precipita giù...”, un litro di benzina, infatti, costava 500 lire. Ma, soprattutto, nelle classifiche impazza Ramaya di Afric Simone. I Pooh ci presentano due canzoni, Linda e Pierre.

Un’altro remake che domina le classifiche italiane tra la primavera e l’estate è Come pioveva dei Beans.

Altre canzoni importanti che ci hanno accompagnato durante l’estate sono La mia estate con te di Fred Bongusto, Mondo di Riccardo Fogli, Non si può morire dentro di Gianni Bella, Tu e così sia di Franco Simone, Io camminerò di Fausto Leali. Anche i Dik Dik, già all’attivo con molti successi di cui sarebbe troppo lungo ricordarne i titoli, fanno la loro parte. All’inizio di quello stesso anno incideranno un album, da titolo Volando, il cui brano omonimo, oltre al successo italiano, è presente in classifica con altrettanto buon risultato nella versione inglese di Rod Stewart, intitolata Sailing. Tornando al già citato album Volando ricordiamo altre due canzoni molto interessanti dal punto di vista melodico e canoro, Come una bambina, e un remake di I’ te vurria vasà, incisa da Peppino di Capri nel 1960. Gli Abba, oltre alle canzoni già citate, ci delizieranno con Honey honey, Gimme gimme gimme (a man after mid-night), e Dancing queen, i Boney M. sono in classifica con il loro primo successo Daddy cool, mentre i Santana ci propongono Europa.

Oltre al già citato gruppo Silver Convention, ricordiamo anche Donna Summer, con le sue due canzoni Could it be magic e Love to love you baby, la prima delle quali, nel ritornello, ricorda un celebre preludio di Chopin. Arriva l’autunno e con l’autunno arrivano le Orme con Canzone d’amore; Mina ci presenta Nuda, canzone questa che si fermerà nei dischi caldi di Giancarlo Guardabassi, senza mai raggiungere la hit parade di Luttazzi, forse perché la “tigre” attraverso questa canzone mette troppo in risalto le sue avvenenze femminili.

Tra le straniere troviamo l’indimenticabile All by myself dell’ex componente dei Bay City Rollers, Eric Carmen, una canzone che fa pensare ad alcune note di un concerto di Rachmaninov, The best disco in town dei Ritchie family, canzone questa che inaugurerà definitivamente l’epoca del disco mix, costituito da pezzi di canzoni che vengono appunto mixate tra di loro, e due divertentissime canzoni che sul finire del 1976 spopolano le classifiche nazionali ed internazionali, Don’t go breaking my heart di Elton John and Kiki Dee, e Disco duck di Rick Dees, dove la voce del cantante viene intervallata da quella di un fantomatico Donald Duck, ovvero Paperino. I Pink Floyd già all’attivo con l’album The dark side of the moon del 1973 – oltre ad altri celebri album – incidono Wish you’re here, album dal quale è stata tratta la famosissima Shining on your crazy diamond.

Una delle canzoni più famose tratte da Automobili è intitolata, come dicevamo, Nuvolari e ironia della sorte poco dopo Niki Lauda subisce un grave incidente, ma si salverà.

In settembre muore Mao Tze Tung, Cassius Clay batte il pugile Norton, mentre Adriano Panatta vince la coppa Davis. Altro avvenimento importante sono le Olimpiadi giocate a Montreal.

Per la Lotteria Italia, Pippo Baudo, con Elisabetta Virgili, presenta Chi?, gioco in cui, novità assoluta, in ogni puntata verrà presentato un giallo, con votazione su chi sarà il colpevole.

Il 1976 verrà anche ricordato come l’anno in cui scompariranno alcune grandi trasmissioni radiofoniche, come Batto quattro, con Gino Bramieri, Gran Varietà, lo spettacolo della domenica mattina, e Alto gradimento, l’indimenticabile trasmissione di Arbore e Boncompagni. Scompare anche La corrida, che verrà ripresa dieci anni più tardi in versione televisiva, e i Dischi caldi di Giancarlo Guardabassi; con loro scompare anche la leggendaria Hit parade di Luttazzi. Infine scompare Sorella radio, trasmissione condotta ormai da decenni da Maria Luisa Boncompagni e Silvio Gigli, dedicata in modo particolare agli ammalati. In compenso, Mike Bongiorno conduce due trasmissioni, Ieri e oggi e, soprattutto, Scommettiamo? con il celebre stemma del cavallino Michele e la frase di Mike “Cosa volete? Handicap o cavallino?”.

Ornella Vanoni canta con il grassone di turno, Gepi & Gepi, un cantante di origine italianissima che insieme alla nota cantante milanese ci propone Più, canzone che sarà la sigla del programma radiofonico domenicale Più di così, trasmissione che sostituirà per un breve periodo l’ormai leggendaria Gran varietà.

Dunque, scompaiono le trasmissioni radiofoniche e in televisione arrivano i famosi telefilm delle 19.20, come Amore in soffitta, Paul e Virginie, e Tre nipoti e un maggiordomo, al termine dei quali arriva puntuale ogni sera un tormentone televisivo che andrà avanti per quasi una quindicina d’anni, la sigla di Almanacco del giorno dopo. Al termine dell’anno Gianni Morandi è in classifica con Sei forte papà, mentre a novembre Jimmy Carter sarà il nuovo presidente degli Stati Uniti, conosciuto familiarmente al pubblico come il “presidente delle noccioline”, mentre in Italia Bettino Craxi è il nuovo segretario del PSI.

Carter, dunque, è al potere al posto di Gerald Ford che, a sua volta nel 1974 è succeduto a Richard Nixon, coinvolto nello scandalo Watergate a causa della guerra nel Vietnam. Intanto, la tv dei ragazzi trasmette Seme d’ortica, che vede protagonista un bambino in cerca di sua madre, che tutti dicono essere morta, e momentaneamente adottato dal famoso papà Florentin, Emil, lo strano bambino svedese che combina sempre guai, e Polì a Venezia. Grandi successi anche nel campo dell’editoria, Oriana Fallaci ha appena pubblicato Lettera a un bambino mai nato, mentre Norman Thomas di Giovanni esce con Novecento, ovvero la saga dei Berlinghieri e dei Dalcò, i primi, fascisti, i secondi arruolati nella resistenza. Tutto ha inizio nel 1901, nel giorno della morte di Giuseppe Verdi, quando, nello stesso giorno, alle due famiglie nascono i rispettivi figli. Il romanzo è ricco di vicende che si protrarranno fino al 1975 ruotando attorno ad altri due personaggi, Attila Bergonzi e la sua donna Regina.

Di tutt’altro genere è La stanza del Vescovo di Piero Chiara, romanzo quasi comico, che però nella sua seconda parte si tinge di giallo con un omicidio ed il suicidio del colpevole. La religione, nonostante il “Vescovo” citato nel titolo, non viene neppure sfiorata.

Purtroppo, però, il 1976 sarà ricordato anche per alcuni avvenimenti di cronaca. Il 6 maggio, verso le 21, ci sarà il terremoto in Friuli; qualche mese dopo, da un impianto di un’azienda di Seveso, nel milanese, uscirà una potente nube di gas pericolosissimo, la diossina, che avrà gravissime conseguenze a volte anche mortali sulla popolazione di Seveso e dei dintorni. Parliamo ora del 1977. Di solito inizio a parlare del nuovo anno con le varie recensioni musicali. Ma, stavolta no! Lasciamo per un momento da parte le canzoni per parlare di un fatto di cronaca. Vi è un celebre calciatore che, dopo una sconfitta con la Lazio gioca la sua ultima partita nientemeno che contro la sua stessa vita e, purtroppo, la perde. Quest’uomo ha 29 anni e si chiama Luciano Re Cecconi. La sera del 18 gennaio, un martedì, sfruttando il successo e la popolarità di giocatore conosciuto da tutti, entra in un’oreficeria, insieme a degli amici. Evidentemente il signor Bruno Tabocchini, titolare del negozio, non lo conosce, anche se qui sarebbe più appropriato dire che non lo riconosce. L’“angelo biondo”, soprannominato anche il “tedesco” (qualcun’altro, abbreviando il suo cognome, lo chiamerà semplicemente Cecco), è, come si suol dire, intabarrato. Si è alzato il bavero perché siamo in pieno inverno; si nasconde nel proprio cappotto coprendosi il volto. Quindi il popolare giocatore esordisce dicendo: “Fermi tutti! Questa è una rapina!”. Evidentemente Re Cecconi, credendo di burlarsi del gioielliere, ha scelto il posto e la persona sbagliata. Il Tabocchini non esita a sparargli, essendo già stato bersaglio altre volte di rapinatori. Probabilmente, se si fosse accorto che colui che gli stava di fronte era l’“angelo biondo”, quasi certamente non lo avrebbe ammazzato, ma – questo, purtroppo, devo dirlo apertamente – Re Cecconi si comportò da incosciente, sia pure al solo scopo di fingere una rapina. Non esito quindi a dire che quest’uomo ha indossato i panni del giocatore – e scusate il gioco di parole – per giocare la sua ultima partita e Tabocchini ha colpito senza fallo.

Mi scusi, dottor Biagi, per questa parentesi un po’ pesante. Ora riprendiamo il discorso di poco fa.

Il 1977 vede vincitrice a Sanremo Bella da morire degli Homo Sapiens, mentre al secondo abbiamo Tu mi rubi l’anima dei Collage, al terzo, invece, ci sono i Santo California con Monica, quel nome di donna che tre anni prima fu cantato da Milva nella canzone Monica delle bambole.

Al quinto posto troviamo Dedicato a te di Santino Rocchetti, una canzone fatta di un genere misto tra la musica classica ed il rock progressivo. Al nono, i Matia Bazar si classificano con Ma perché; segue Miele del Giardino dei Semplici.

Ospite a Sanremo è Domenico Modugno con Il vecchietto, il cui ritornello, se vi ricordate, dice: “Il vecchietto, dove lo metto, dove lo metto non si sa. Mi dispiace ma non c’è posto, non c’è posto, per carità”, parole queste ultime, che, nell’ultima strofa verranno sostituite con “...va a finire che non c’è posto forse neppure nell’aldilà”.

Questa canzone, oggi, farebbe discutere sui casi di mala sanità o di emarginazione degli anziani. La storia è quella di un uomo ormai vecchio, rifiutato dalla nuora. L’uomo, con quel poco di ragione e orgoglio che ancora gli resta, si rivolge ad un ospizio, nel quale, però, non trova posto. Poi si sente male, ma anche in ospedale le cose non vanno affatto meglio. Allora – preso dallo sconforto e dalla disperazione – si suicida, perché rifiutato da tutti, ma – incredibile – il guardiano del cimitero ed il becchino litigano perché per quest’uomo sfortunato da vivo, non c’è posto neppure da morto. Forse, si domanda il testo della canzone, non troverà posto neppure in paradiso. Infatti, dottor Biagi, abbiamo appena visto come, all’epoca, la Chiesa considerava coloro che osavano togliersi la vita e, su questo punto, non mi sento di ripetermi.

Allegria! A tenerci su di tono c’è Mike Bongiorno che continua con la sua Scommettiamo?; un anno prima, Paola Manfrin fu la sua valletta; ora è la volta di Patrizia Garganese. Nasce la prima sponsorizzazione; il grande Mike, per la prima volta, si cimenta con il “bustometro”, uno strumento all’epoca in dotazione alle Poste Italiane, che serviva a misurare le dimensioni standard di una busta, la quale, se troppo sproporzionata, non poteva essere spedita, in quanto non conforme al peso e alle dimensioni stesse. Oggi, for-tunatamente, il “bustometro” non esiste più. Il Festivalbar del 1977 viene vinto da Umberto Tozzi con un vero e proprio tormentone dell’estate, che però al pubblico piace molto, si tratta di Ti amo, canzone fatta di quattro semplici accordi di chitarra, sempre gli stessi, che verrà ripresa nella versione inglese da Laura Branigan con lo stesso titolo. Umberto Balsamo canta L’angelo azzurro, Renato Zero Mi vendo, i già citati Matia Bazar ci delizie-ranno con Solo tu, la Bottega dell’Arte ci presenta Che dolce lei e Bella sarai, canzone che entrerà ufficialmente in clas-sifica nel 1978, Angelo Branduardi propone Alla fiera dell’Est, che sembra quasi una filastrocca, Ivan Graziani Lugano addio, storia di una relazione tra la figlia di un anarchico contrabbandiere svizzero ed il figlio di un pescatore, Roberto Vecchioni ci propone Samarcanda. Il cabarettista e cantante sardo Benito Urgu si propone con una scatenatissima Sexy Fonni, una canzone in stile Je t’aime moi non plus in versione hard. È la storia di una donna francese che si reca da un sedicente ginecologo. Lei si spoglia davanti a lui esclamando continuamente “Je t’aime”, esclamazione che il ginecologo scambia per “Io temo”, anziché “Io t’amo”. Da qui una serie di situazioni equivoche. Naturalmente, non vi dico quali, ma, semplicemente, vi invito ad ascoltarla.

I Pooh escono con l’album Rotolando respirando, che avrà subito successo con canzoni come In diretta nel vento, Dammi solo un minuto, Rotolando respirando e tante altre.

Keith Emerson, ex leader degli Emerson Lake & Palmer, con il suo piano elettrico, ci offre due capolavori brillantissimi, Honky Tonk train blues e Odeon rag.

I Panda ci presentano Voglia di morire, Donna Summer ci propone I feel love, i Trammps si scateneranno con la loro famosissima Disco inferno, Baccara incide il suo primo successo dal titolo Yes sir, I can boogie, Boney M. sono in classifica con una sfilza di canzoni, quali la già citata Daddy cool, Ma baker, Belfast, un remake di Sunny ed un’interessante versione di No woman no cry del celebre Bob Marley, mentre Roberta Kelly, sempre al ritmo della disco music ci proporrà Zodiac, Bennato incide l’album Burattini senza fili, da cui verrà tratta Il gatto e la volpe, nella quale il celebre cantautore napoletano ci parla dello sfruttamento dei cantanti da parte delle case discografiche, mentre Juli and Julie sono in classifica con Noi due e l’amore e Poesie d’amore.

Doppio successo per Lucio Battisti con due album, Io tu noi tutti e Images, il primo ed unico album inciso in inglese con alcuni successi. Amanda Lear ottiene il suo primo successo con lo splendido Tomorrow, mentre Fabio Concato ottiene un buon risultato con l’indimenticabile A Dean Martin, dove il famoso cantante milanese imita in finto accento americano il più famoso suo predecessore. Un certo Luca d’Ammonio ci presenta Ragazzina, canzone in cui si cerca di consolare una piagnucolosa ragazzina. I Daniel Sentacruz Ensemble sono in classifica con Bella mia e Allah, allah, una parodia, quest’ultima, in cui il noto gruppo si rivolge ad Allah con una accorata preghiera “...Allah, Allah, la lira se ne va, in tutto il mondo c’è sete di petrolio...”, e ancora “...Allah, Allah, Allah e così sia: ridacci oggi il pieno quotidiano”. I New Trolls sono in classifica con il loro Concerto grosso n. 2, inciso nel 1976.

Nel settore della disco music va di moda, come abbiamo detto, il nuovo genere del disco mix. Già nel 1976 i Ritchie Family avevano inciso The best disco in town. Nel 1977 tocca ai Café Crème con Unlimited citations, un brano nel quale vengono mixate le più celebri canzoni dei Beatles.

Abbiamo parlato di Ragazzina di Luca D’Ammonio. È triste sentire una ragazzina che piange durante l’intera canzone. Come se ciò non bastasse arrivano due canzoni ancora più tristi. Domenico Modugno ci propone A casa torneremo insieme. Il protagonista è un padre di famiglia, il cui figlio deve essere portato d’urgenza in ospedale dopo un grave incidente automobilistico. Non vi sono ambulanze. Il padre, preoccupatissimo, ferma una macchina e invita il conducente ad accelerare, perché il figlio, se non arriverà in tempo, morirà. Il padre è in ansia crescente, finché un dottore gli farà sapere che il figlio è fuori pericolo. Alla fine si salverà e al padre non resta che cantare la propria gioia.

Memo Remigi, nello stesso periodo, ci propone Torna a casa, mamma. Un padre si arrangia come può per accudire e tenere compagnia al proprio bambino orfano di madre. Il ritornello – più che un ritornello, un’invocazione struggente da parte del bambino – dice così: “Torna a casa, mamma. Torna, vieni qua. Siamo tanto soli, io e il mio papà. Chiedi un’ora al cielo. Parla con Gesù! Di angeli ne ha tanti. Noi soltanto tu”.

Ad ottobre, in tv, arriva un nuovo spettacolo intitolato Secondo voi, presentato da Pippo Baudo, la cui sigla Secondo te, che gusto c’è viene cantata da Jannacci.

Parliamo ancora di tv, con tre spettacoli importanti, Domenica in, condotto da Corrado e Dora Moroni, iniziato nel 1976 e che nel 1977 avrà ancor più successo, Portobello, mercatino del venerdì condotto da Enzo Tortora, e Piccolo Slam, condotto da Sammy Barbot e Stefania Rotolo. Portobello sarà offerto in due edizioni, una estiva, l’altra invernale, entrambe fatte di inserzioni e rubriche, quali quella dedicata ai “fiori d’arancio” e al “dove sei?”. A presentare è Enzo Tortora che, dopo anni di esilio in Svizzera, è stato riammesso in Rai. La nota trasmissione inizia con una simpaticissima sigla, ma, soprattutto, con un gioco, nel quale i concorrenti si esibiscono per alcuni secondi tentando di convincere un pappagallo, che non parla quasi mai, a pronunciare la parola “Portobello!”. Miracolo che il pappagallo riesca a dirla! La cosa è capitata, nel corso degli anni, al massimo tre o quattro volte.

Piccolo Slam non sarà altro che l’antesignano di Disco Ring.

Tra i cosiddetti telefilm delle 19.20 impazzano Furia, la cui sigla è cantata da Mal, Orzowei, con la celebre canzone degli Oliver Onions, e Happy Days, con la simpaticissima famiglia dei Cunningham e soprattutto il mitico Fonzie.

Desidero inoltre ricordare una canzone che ebbe successo nelle trasmissioni delle emittenti private, allora chiamate “radio libere”, e nelle discoteche. Si tratta di Don’t let me be misunderstood, la cui versione originale fu incisa dagli Animals nel 1965, che nel 1977 fu riadattata dai Santa Esmeralda, il cui brano in long playing dura circa 17 minuti. Più tardi, quello stesso complesso riprenderà un brano di uguale durata, anch’esso inciso in originale dagli Animals. Si tratta di The house of the rising sun. La droga, ormai arrivata nelle scuole, nelle discoteche e nei locali pubblici, arriva anche nelle canzoni. Più avanti, ne prenderemo in esame alcune. Il contestatore di turno si chiama Stefano Rosso, un cantante che ama protestare, attraverso canzoni scritte da lui, contro il sistema politico adottato dallo Stato. Un figlio dei fiori nato troppo tardi. Poco male come inizio! Una delle sue prime canzoni è intitolata Una storia disonesta, e tratta prevalentemente di sostanze stupefacenti e di hashish, che, fra i vari nomi, viene anche chiamata “pakistano nero”. Qui, una quindicina di ragazzi si trovano in casa del protagonista e uno di loro, credendosi grande nella sua creatività poetica, forse sotto l’effetto della droga, invita a cantare un ritornello che suona press’a poco così: “Che bello! Due amici, una chitarra e uno spinello!”. Alla fine del testo, con una piccola variante, lo stesso protagonista dirà: “Che bello! Un giradischi acceso e uno spinello!”.

Infine, scompare la mitica, o mitologica, Carosello, da vent’anni contenitore di divertentissimi sketch pubblicitari, dopo i quali i bambini andavano a letto. Ed ora, tenetevi forte, sta per arrivare il televisore a colori, ma i nuovi apparecchi costano di più, tanto che anche l’abbonamento Rai all’epoca costava circa 26.000 lire per il bianco e nero, il doppio per quello a colori.

Prima di concludere il discorso relativo al 1977 ricordiamo la trasmissione Noi no!, con la coppia Mondaini-Vianello, nella cui sigla finale, il noto attore e presentatore si traveste da Tarzan nel tentativo di liberare la moglie rapita. Lui si mostra molto coraggioso, battendosi energici pugni sul petto. Peccato però che ogni volta che trova un vero ostacolo, come alberi e rami – siamo infatti nella giungla – ci batta la testa contro!

Vanno poi ricordati due film per la tv, Gesù di Nazareth, con la regia di Franco Zeffirelli, e Ligabue, interpretato da Flavio Bucci, con la regia di Salvatore Nocita, un film in tre puntate in onda ogni martedì a partire dal 22 novembre.

Come ogni anno, arriva Babbo Natale, questa volta nella persona di Giovanni Leone. Destinatario del regalo è Luciano Lutring, l’“americano”, meglio conosciuto come “il solista del mitra”. Il leggendario bandito ottiene la grazia, appunto, dall’allora presidente della Repubblica; quattro anni prima, Lutring era stato scarcerato per grazia ricevuta dal presidente francese Georges Pompidou. Non sto a rac-contare la storia del famigerato bandito, anche perché non la ricordo nei minimi particolari. Chi, come me, è appassio-nato navigatore di internet potrà sicuramente trovare sue notizie. Le dirò soltanto che ora Lutring non è più un bandito, ma ormai da anni si dedica alla pittura. Io ritengo che la pittura, oltre che un linguaggio artistico, sia anche una forma di meditazione. Strano, dottor Biagi, che a dirlo sia un non vedente che di pittura e scultura non sa nulla! Per me, in fatto di meditazione, metterei, nell’ordine, la religione, la pittura, la poesia ed i vari generi letterari, e la musica.

Il 1978 ci presenta un Festival di Sanremo sempre più scadente. Si salveranno solo le prime tre canzoni, E dirsi ciao, canzone vincitrice, cantata dai Matia Bazar, Un’emozione da poco, cantata da un’emergente Anna Oxa, all’epoca sedicenne, che otterrà il secondo posto, e Gianna di Rino Gaetano, un autentico inno al sesso che troviamo subito al terzo. La censura non dice nulla e la canzone avrà un gran successo.

Santino Rocchetti, rispetto al precedente Sanremo, perde una posizione, classificandosi al sesto posto con Armonia e poesia, una canzone fatta di musica melodico-classica. Non male, visto che molti brani di quell’edizione sono piuttosto di scarso pregio.

I Daniel Sentacruz Ensemble sono presenti a Sanremo per la seconda volta. Si classificheranno al decimo posto con 1/2 notte, Marco Ferradini si presenta con Quando Teresa verrà, i Beans sono presenti con Soli, mentre uno sconosciuto e scadente Ciro Sebastianelli riuscirà ad arrivare al quarto posto con Il buio e tu.

In classifica, Juli and Julie colpiscono ancora con la loro Rondine. Il 16 marzo è un giovedì, verso le otto e un quarto di quel mattino, i terroristi rapiscono in via Fani Aldo Moro, non prima di avere ucciso i cinque uomini della sua scorta. L’allora statista verrà tenuto prigioniero per 54 giorni. L’unica possibile trattativa con i terroristi è quella di far liberare tredici dei loro compagni. Lo Stato non si arrende e Moro verrà ucciso. Il suo cadavere, il 9 maggio, verrà ritrovato nel cofano di un’auto abbandonata, crivellato di proiettili.

Passano alcune settimane da quel terribile 9 maggio, quando, il 16 giugno, l’allora presidente della Repubblica Leone, sarà costretto a dimettersi, perché coinvolto nel famoso scandalo Lockheed per la compravendita di aerei. A far esplodere il caso Leone, ed il conseguente scandalo Lockheed è stata una nota giornalista, Camilla Cederna, che su quell’argomento scriverà anche un libro.

Il 2 luglio verrà eletto il nuovo presidente, ha 82 anni, si chiama Sandro Pertini, e la sua passione è quella di sciare e di fumare la pipa. Il 6 agosto muore papa Paolo VI, il 26 verrà eletto papa Albino Luciani, noto con il nome di Giovanni Paolo I. Nella notte tra il 28 e il 29 settembre verrà trovato morto. Sul suo decesso spuntano alcune ipotesi, perfino quella secondo cui sia stato avvelenato, ma questa voce non sarà mai confermata, o verrà fatta tacere. Il 16 ottobre verrà eletto l’attuale pontefice, Karol Wojtyla, la cui frase più famosa di quella sera sarà: “Se mi sbaglio... se mi sbaglio mi corigerete”. Del resto si tratta di un papa straniero, e qualche errore di grammatica e di pronuncia può sempre capitare. Ma la gente gli perdona di cuore.

Ben più importante di quella frase, ce ne sarà un’altra, passata alla storia come un grande incoraggiamento: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”. Una cosa non da poco, se si considera che fu detta durante l’Angelus la domenica seguente e che verrà ricordata da moltissimi credenti e non credenti di tutto il mondo.

Ed ora, musica! Umberto Tozzi incide Tu, il cui ritmo, rispetto alla canzone dell’estate precedente, cambia, ma gli accordi sostanzialmente restano uguali e, come nell’estate precedente, ne verrà proposta una versione inglese, sempre cantata da Laura Branigan. I New Trolls sono in testa con l’album Aldebaran e, soprattutto, con il singolo Quella carezza della sera. Loredana Berté lo è con Dedicato, Amanda Lear con Enigma, Bonnie Tyler con It’s a heartache, un vero successo del quale vi sarà anche una versione italiana di Patty Pravo con Notti bianche, di pari successo; i Santarosa, in puro stile revival anni Sessanta con Souvenir, Ivan Graziani con Monna Lisa – una canzone che si può riassumere come la storia di un furto da parte di un italiano che non capisce il francese –, i Matia Bazar con Tu semplicità, Lucio Dalla con l’Anno che verrà, il Giardino dei Semplici con Concerto in la minore (dedicato a lei), Renato Zero con Il triangolo, la Schola Cantorum con La montanara in stile moderno, Alan Sorrenti con Figli delle stelle, Adriano Celentano con Ti avrò, la già citata “Ragazza del Piper” – ovvero Patty Pravo – con Pensiero stupendo, Antonello Venditti con Sotto il segno dei pesci, Bomba e Sara, i Pooh con l’album Boomerang, Francesco De Gregori con 56 e Generale.

Vi è poi la moda da parte di alcuni cantanti di incidere il loro stesso brano in un’altra versione; nel 1978 ve ne sono almeno due, Città vuota di Mina, che la “tigre” incise in originale nel 1963 e che a sua volta fu la cover di It’s a lonely town di Gene McDaniels, e Disco quando di Tony Renis, ovvero il remake della più nota Quando quando quando del 1962. Se poi volessimo essere ancora più pignoli, possiamo anche ricordare La vie en rose di Grace Jones, che la leggendaria e già citata Edith Piaf incise trent’anni prima, ovvero nel 1948, e La montanara della Schola Cantorum, le cui origini credo risalgano alla prima guerra mondiale. La disco music propone You make me feel (mighty real) di Sylvester, Wuthering heights di Kate Bush, e tante altre, delle quali ne ricorderemo solo due, Saturday night fever dei Bee Gees e Grease di John Travolta, anche film con Olivia Newton John, per non parlare poi di You’re the one, sempre tratta da Grease.

Apriamo una piccola parentesi su Wuthering heights. Cinque anni più tardi la canzone verrà cantata e tradotta in italiano da Mia Martini, la cui base musicale, per la verità, è piuttosto brutta; in particolare, dottor Biagi, mi riferisco alla melodia, agli accordi, all’armonia dei suoni e alla strumentazione che viene usata; quella della versione originale è molto più morbida e fluida, diciamo pure, ricca di vivacità, sia come accordi musicali, sia per la dolcezza della voce quasi da bambina di Kate Bush. La cosa più straordinaria sta però nella traduzione italiana che rispecchia fedelmente e alla lettera il testo inglese, una cosa, questa, non da poco e, soprattutto, non facile, perché quando si fa una traduzione da una lingua all’altra, c’è sempre qualcosa che va perso. E tradurre alla lettera la versione originale per farla stare in una canzone o, altre volte, in una poesia in rima risulta, nella maggior parte dei casi, quasi, se non addirittura, impossibile. È come se leggessimo un libro in inglese e poi ne leggessimo la traduzione italiana: non sarà mai la stessa cosa! Le dico questo, dottor Biagi, perché fortunatamente, avendo studiato lingue, conosco l’inglese e il francese, e così, una volta provai a cercare le parole della canzone già citata e le assicuro che è stato tradotto tutto alla lettera e, cosa ancor più sorprendente, ciò calza perfettamente a pennello con i ritmi musicali. Fine del discorso.

Sul finire dell’anno, Fabrizio De Andrè e Dori Ghezzi vengono rilasciati, dopo essere stati rapiti alcuni mesi prima.

Purtroppo, però, il 1978 mi ricorda anche la morte di mio padre, avvenuta il 2 settembre, di cui ho già parlato nella prima puntata e, a proposito della quale, mi limiterò a dire che all’epoca avevo quattordici anni e che per me fu un momento – oltre che doloroso – anche molto delicato. La vita riprese quasi subito in modo normale, ed io non ero più un bambino, ma neanche un uomo. Sentii un grande vuoto e mi mancò, per diversi anni, la capacità di comunicare da uomo a uomo, perché mi sentivo molto timido e preferivo di più parlare con le donne. Questa cosa a me piace anche adesso, con la differenza che oggi, a quarant’anni, comunico liberamente anche con gli uomini, senza timore. All’epoca, mi sentivo quasi timoroso ancora quando mio padre era vivo, anche in sua presenza. Figuriamoci quando, morto mio padre, mi trovavo in situazioni in cui dovevo comunicare con uomini estranei o che conoscevo a malapena, o che conoscevo bene, ma non quanto mio padre. Naturalmente, ora, questo non accade più.

Il 6 gennaio del 1979 va in onda l’ultima puntata dello spettacolo abbinato alla lotteria Italia intitolato Io e la befana, presentato da Sandra Mondaini e Raimondo Vianello. E ora esaminiamo un po’ il Festival di Sanremo, uno tra i festival più scadenti, fatto di canzoni senza melodia, testi insignificanti quasi incomprensibili, censura, pubblicità occulta, sesso, droga e ...pochissimo rock ’n roll.

Vince Mino Verniaghi con Amare, ma la canzone è priva di ritmo melodico. L’unica canzone che potrebbe salvarsi per la melodia è La gente parla dei Collage.

Le altre canzoni? Meglio non parlarne, ma pure dobbiamo farlo. I Pandemonium cantano Tu fai schifo sempre, un titolo niente male per una canzone che a mio parere fa davvero schifo. Enrico Beruschi canta Sarà un fiore, di cui, di buono, c’è solo l’intercalare “Cuse l’è ches chi”. Antoine, l’eterno tombeur de femme che fa perdere la tramontana, si trasforma in Nocciolino, un bambino che, per non essere tale, si traveste da uomo, ma poi dovrà pur sempre ritornare il bambino di prima. Kim & The Cadillacs cantano C’era un’atmosfera, che di speciale proprio non ha nulla sembrando quasi una canzone da funerale. Con il dovuto rispetto per le marce funebri, naturalmente! La sola canzone di successo dell’ultima serata e che non fa parte delle canzoni in gara è Mi scappa la pipì, papà di Pippo Franco. Mi chiedo perfino se ne sia valsa la pena di organizzare questa edizione del festival.

A noi, però, interessano due canzoni sulle quali concentrare la nostra attenzione che, nonostante tutto, hanno avuto un discreto successo, A me mi piace vivere alla grande di Franco Fanigliulo, e Quell’attimo in più dei Camaleonti.

Parliamo di Fanigliulo, il quale ci presenta una canzone in stile operettistico ma ironico, sia nel testo, sia nella voce da tenore, o meglio sarebbe dire da pseudotenore. Il titolo, passi pure! Di certo la censura lascia fare e pure la sintassi: del resto pochi anni prima Cochi e Renato ci presentavano A me mi piace il mare. Dunque, l’errore grammaticale non conta. La canzone di Fanigliulo, se analizzata attentamente, rivela un vero e proprio caso di pubblicità occulta. Ma questo, non dà affatto fastidio, se si considera che la pubblicità crea fonti di guadagno nelle tasche di chi la trasmette. Nel testo si dice che Gesù “...ha un clan di menestrelli, che parte dai blue jeans e arriva a Zeffirelli”, e ancora “...ho un nano nel cervello, un ictus cerebrale, bagni di candeggina, voglio sentirmi uguale, uguale a un gatto rosa, per essere sporcato, e raccontare a tutti che sono immacolato...”. Ora, non so cosa c’entri Gesù con il clan di menestrelli. Sta di fatto, però, che l’accostamento tra Gesù ed il noto regista non è casuale, qualche anno prima, infatti, Zeffirelli aveva diretto, come abbiamo ricordato, Gesù di Nazareth. Quindi si parla dei blue jeans probabilmente quelli indossati dal noto regista. Nella seconda strofa si parla di bagni di candeggina. E perché no! La candeggina, innanzitutto, serve a sbiancare ed è perfettamente in grado di sbiancare anche i jeans della canzone, come pure il gatto rosa che ama essere sporcato. Dunque, la candeggina crea un sacco di introiti. In quegli anni, infatti c’era, e c’è ancora adesso, la famosa Candeggina Ace, che “smacchia a fondo senza danni”, come ricorda lo spot in cui un’anziana mamma aiuta la figlia a lavare una camicia, che però si strappa. L’anziana donna, quindi, le consiglierà di usare Ace. Da alcuni anni, ACE, con le tre lettere maiuscole, è anche un gusto di un succo di frutta. Sarebbe interessante sporcare di ACE una camicia e smacchiarla con Ace! Chissà se l’esperimento riesce. Ora, per meglio capire la canzone, dobbiamo fissare nella nostra mente un particolare, legato al colore della candeggina, ovvero al bianco. Lei, dottor Biagi, si chiederà a questo punto cosa ci sia di peccaminoso nella frase relativa ai bagni di candeggina. Apparentemente nulla. Peccato, però, che nel testo censurato, al posto dei bagni di candeggina, ci fossero le foglie di cocaina. Guai a parlare di droga a Sanremo! Ma è mai possibile che gli autori del testo non sapessero che a Sanremo non si può parlare della famosa “polvere bianca”? In ogni caso, se così fosse stato, gli organizzatori sarebbero stati accusati di istigazione all’uso di droghe pesanti. Pazienza! Meglio i bagni di candeggina, che non danno fastidio a nessuno e anzi! Passiamo ora alla canzone dei Camaleonti, il cui ritornello è: “Basta sia violento, se vuoi sesso o sentimento scegli tu”! Ma proseguiamo. Nella canzone, in una strofa ci sono le seguenti parole: “...come cocaina, come sole, come brina, tu sarai”. In breve, la cocaina, severamente vietata nella canzone di Fanigliulo, ritorna in quella dei Camaleonti. La censura, certo, si è trovata di fronte ad un dilemma. Se nella canzone appena analizzata si fosse parlato di foglie di cocaina, ci sarebbe stato un vero e proprio incitamento all’uso di droga. Se in quella dei Camaleonti la frase “come cocaina” fosse stata sostituita da “come candeggina” gli organizzatori di Sanremo avrebbero subìto pesanti polemiche, per via della pubblicità alla candeggina. Già, come se non ce ne fosse abbastanza! Io, se avessi potuto decidere cosa inserire nel testo, nella canzone dei Camaleonti avrei sostituito “come cocaina” con “come vaniglina”, o vanillina, visto che lo zucchero vanigliato è bianco. Si tratta pur sempre di polvere bianca ed il gioco è fatto.

Parentesi chiusa. Lasciamo stare Sanremo e proseguiamo nella nostra analisi. Toto Cutugno ci presenta Donna donna mia, incisa nel 1978, che fu la sigla finale di una celebre trasmissione condotta da Mike Bongiorno, a proposito del quale, ricordiamo una nota edizione del 1979 di Lascia o raddoppia, ovvero di una rivisitazione di quel famoso programma trasmesso nel 1954.

Il Festivalbar del 1979 viene vinto da Tu sei l’unica donna per me di Alan Sorrenti. Altre canzoni furono Gloria di Umberto Tozzi, canzone che come le due precedenti viene ripresa dalla Branigan, per fortuna con un ritmo diverso. Adriano Pappalardo canta Ricominciamo, il già citato Ivan Graziani ci delizierà con la sua Agnese, Renato Zero con Il carrozzone, metafora della vita e della morte. Amii Stewart propone un remake di Knock on wood, la cui versione originale venne incisa da Eddie Floyd nel 1966, il “supermolleggiato” Celentano ci delizierà con Soli, i Pooh con Io sono vivo, mentre l’ex dei Pooh Riccardo Fogli ci farà sognare con la sua Che ne sai, i Village People sono in classifica con tre famosissime canzoni, Y.M.C.A. (acronimo di Young Man Christian Association), In the navy e Go west, Donna Summer ci farà ascoltare Hot stuff, Gloria Gaynor è presente fra i primi posti in classifica con una canzone dal ritmo melodico e nello stesso tempo brillante, la frizzantissima I will survive. Qualche mese dopo, la già citata Donna Summer, insieme a Barbra Streisand ci proporrà No more tears (Enough is enough), la cui parte iniziale è piuttosto lacrimosa per una canzone “senza lacrime”, ma poi il ritmo diverrà molto più scatenato, mentre i Bee Gees ci proporranno Tragedy e Too much heaven. Amanda Lear ci proporrà una canzone davvero speciale, un remake della più famosa Lili Marleen, o Marlene, a seconda della lingua nella quale è stata incisa. Non sto a descrivere cosa tratta il testo, come pure non sto a farne la storia, ma spero di approfondire le ricerche per trovare in internet il testo in italiano. Vi basterà sapere che, a parte la canzone di Amanda Lear, vi furono numerosissime versioni e varianti del testo in molte lingue.

Ritornando a noi, abbiamo già parlato di No more tears, ma se ancora tutto ciò non bastasse a farvi girar la testa, non preoccupatevi, sta per arrivare Knack con la scatenatissima My sharona.

Apriamo ora una breve parentesi sulle canzoni per bambini. Sono davvero tante. Già nel 1978 ve ne sono state alcune più o meno note, quali Heidi di Elisabetta Viviani, Mazinga, Goldrake e Ufo Robot degli Actarus, Sì buonasera di Renato Rascel, dedicata alle buone maniere di una volta che, nelle nuove generazioni, vanno sempre più perdendosi, La befana trullallà di Gianni Morandi, Woobinda di Zara e le Mele Verdi. Alcune di queste, quali Goldrake e Woobinda, avranno successo solo nel 1979 e, visto che del 1979 stiamo ancora parlando, proseguiamo con l’elenco dei titoli delle canzoni per bambini: Elisabetta Viviani colpisce ancora con La banda dei cinque, Loretta Goggi ci farà gustare Cicciottella. Vi è poi una stranissima canzone, basata sul ritmo di Saturday night fever, intitolata Pierino ha la febbre del sabato sera. Questa canzone, per la verità, non ha avuto alcun successo, come pure non ha avuto successo Mamma ho visto un ufo di Franco Franchi. la Banda dei Bucanieri ci propone Capitan Harlock, ma la vera sorpresa per i bambini, giustamente, arriva quasi in pieno clima natalizio, quando un ormai attempato ma simpatico Erminio Macario ci divertirà con la famosissima Ciao nonnino.

E adesso, tenetevi forte! Nel firmamento internazionale arriva il gruppo delle Chic, con due brani frizzanti e orecchiabili di grande successo, Le Freak e Good in time, mentre Miguel Bosè canta Super, superman. Nel 1979 anche il papa ha le sue canzoni. La prima è cantata dall’appena citato Bosè, canzone che si trova sul lato B di Super, superman e si chiama Vote Johnny 23, ovvero “Vota Giovanni XXIII”, la cui melodia, sia pure in versione disco dance, ricorda quella di Mira il tuo popolo. L’altra, dedicata all’attuale papa, è cantata da Federico l’Olandese Volante ed è intitolata Wojtyla disco dance.

Il grande Fabrizio (sto parlando di De Andrè) incide il primo volume dell’album in concerto con la PFM. Il secondo uscirà un anno dopo. Da notare che gran parte delle canzoni sono tratte da Rimini, inciso a sua volta nel 1978, ma naturalmente vi sono anche altri successi.

Tornando ad altri cantanti italiani, Umberto Balsamo canta Balla, Pupo Forse, mentre una sconosciuta Anna Rusticano ci canta Tutto è musica. Peccato che questa canzone non abbia avuto successo, perché era davvero bella e a me piaceva tanto. Nel campo della disco music mi sono dimenticato di ricordare una famosissima canzone di Patrick Hernandez, Born to be alive, mentre il gruppo dei Two men sound ci proporrà un successo famoso in tutto il mondo, Disco Samba.

Per la cronaca, da segnalare, la tragedia di Ustica, ed ancora, il 3 dicembre il suicidio dell’attore Alighiero No-schese. Il noto attore napoletano era evaso da una clinica romana, dove era ricoverato per una grave depressione, e, tornato a casa, aveva preso una delle sue pistole da colle-zione per spararsi un colpo. Alcuni giorni dopo muore a causa di una malattia Amedeo Nazzari.

Per fortuna, alla fine dell’anno succede qualcosa di buono, nasce Raitre! Il 1980 si apre con un gravissimo fatto di cronaca, il 6 gennaio la mafia uccide Piersanti Mattarella, alcuni mesi dopo toccherà a Vittorio Bachelet. In tv, il 6 gennaio, va in onda l’ultima puntata di Fantastico, presentato da Pippo Baudo, Heather Parisi, Loretta Goggi e Beppe Grillo. La tv dei ragazzi trasmette Remy e le sue avventure, dopo il grande successo di Heidi del 1978.

Sanremo viene vinto da Noi, solo noi di Toto Cutugno. Altre canzoni famose di quel festival sono Su di noi di Pupo e Contessa dei Decibel, cantata dalla voce in falsetto di uno dei membri del gruppo, Enrico Ruggeri. Dopo il successo di Una donna per amico di Lucio Battisti, del 1978, arriva Una giornata uggiosa del 1980. Da questo momento in poi si interrompe un importante sodalizio, quello tra Battisti e Mogol. Ritornando a Sanremo, Pippo Franco, ancora una volta come ospite, ottiene un grande successo con La puntura.

In aprile, a distanza di alcuni giorni, escono due album di Edoardo Bennato, mentre i già citati Pink Floyd che ab-biamo già ricordato con l’album Wish you’re here del 1976, sono all’attivo con il famosissimo The wall, colonna sonora dell’omonimo film, da cui è stata tratta la canzone Another brick in the wall. Ritorna Un disco per l’estate.

Oltre al già citato secondo volume di De Andrè, anche i Nomadi sono all’attivo con un album in concerto con Francesco Guccini, già inciso nel 1979.

L’estate di quell’anno è ricca di canzoni. Miguel Bosè vince il Festivalbar con Olympic games, dedicata alle O-limpiadi che in quell’anno si svolsero in Unione Sovietica. Roberto Vecchioni ottiene un grande successo con Signor giudice (un signore così così), Gianni Togni è in classifica con Luna, Alice con Il vento caldo dell’estate, Marcella con Baciami, Gianni Bella con Dolce uragano, Ron con Una città per cantare, Ivan Graziani con Firenze (canzone triste) – ovvero la storia di un irlandese laureato in filosofia ed un italiano che tragicamente perderanno la donna amata da entrambi –, Donatella Rettore con Cobra, Umberto Tozzi con Stella stai, Celentano con Il tempo se ne va, Sheila & B Devotion con Spacer i Telex con Moscow Disco, e tante altre ancora.

Nei primi mesi dell’anno muoiono tre persone importanti, il comico Eduardo De Filippo, l’attrice Bice Valori, ed il comico torinese Erminio Macario, noto al grande pubblico con la canzone Ciao nonnino, in classifica dagli ultimi mesi del 1979 fino ai primi, appunto, del 1980, e per sketch, film comici e, negli ultimi tempi, per essere stato il testimonial dello spot pubblicitario del panettone Galup. Il 30 settembre il logo di Canale 5 appare sugli schermi televisivi in sostituzione di quello di Telemilano 58. Nell’ottobre di quello stesso anno inizia un nuovo spettacolo legato alla lotteria Italia, Scacco matto, con Pippo Franco e Laura Troschel. Una delle maggiori attrattive è il gioco dedicato al giallo, dove bisognerà indovinare il colpevole.

Bob Marley, la cui morte avverrà l’11 maggio dell’anno seguente, rimarrà in testa alle classifiche con la famosissima Could you be loved, il gruppo Kc and the Sunshine Band con Please don’t go, mentre Renato Zero lo è con Amico, Stevie Wonder con Master Blaster, Juli and Julie con Perdermi, Pupo con Cosa farai.

Intanto la tv dei ragazzi trasmette Anna dai capelli rossi.

Il 2 agosto si verifica un grave fatto di cronaca, la strage alla stazione di Bologna. Alle dieci e venticinque di mattina a causa dell’esplosione di un ordigno morirono 84 persone e ne vennero ferite circa duecento. Da quel giorno in poi, l’orologio della stazione rimarrà fermo sull’ora della strage.

Il 23 novembre ci fu il terremoto in Irpinia, e fu proprio a causa di quel terremoto che la mia fede in Dio, per qualche tempo, andò in crisi. In particolare fui molto turbato poiché dissi a me stesso che se Dio c’era non doveva permettere che avvenissero stragi e terremoti, ma, soprattutto, non doveva permettere che degli sciacalli facessero i furbi raccogliendo fondi a favore dei terremotati che poi finivano nelle loro tasche. L’8 dicembre Mark Chapman uccide John Lennon che nell’anno seguente sarà a pieno diritto in classifica con (Just like) Starting over e Woman. Qualche giorno prima dell’omicidio di Lennon, le brigate rosse avevano rapito il giudice Giovanni d’Urso. Che disastro!».

«Grazie! Anche questa sera abbiamo terminato un’altra puntata di Affronti e confronti. Sono sicuro che domani concluderemo questo lungo ma interessante discorso».

Biagi, quindi, augurò la buonanotte e io feci altrettanto.