Affronti e Confronti/XXII

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Mancavano tredici minuti alle ventuno, la sala era piena. Qui trovai la famiglia di Leandro al completo. Poi trovai anche i genitori del signor Bardi e la mamma della sua signora.

La festa iniziò con dodici minuti di ritardo. L’orchestra era già al completo, ma, evidentemente, bisognava aspettare ancora qualcuno. Difatti, fui salutato dalla signora Francesca che mi presentò alcuni suoi colleghi, poi vennero alcuni dirigenti dell’Unione. Infine mi sentii chiamare.

«Allora, signor Galetti, come andiamo?».

Non potei credere ai miei occhi. La persona che mi aveva fatto quella domanda era Biagi.

«Ha visto? Io mantengo sempre le promesse».

«Anch’io mantengo le mie».

Biagi si mise a ridere.

Poi il signor Bardi disse:

«Bene, sono molto contento della vostra presenza e, soprattutto, siamo molto contenti di avere tra noi Enzo Biagi. Possiamo aprire le danze. Ha inizio la festa!».

Fu per noi un gran divertimento, fatto di balli, di musica, di bicchieri e di battute. Molte ragazze e signore vollero ballare con me. Comprese Nina e, soprattutto, nonna Giusi, che, nonostante la sua età, ballava benissimo. Ballai anche con la moglie di Tony e con molte altre.

«Vorrei farle una domanda», mi disse Biagi. «Lei sa cantare?».

Gli risposi di sì.

Poi Biagi prese il microfono e disse:

«Adesso il signor Galetti ci farà sentire qualcosa. Non so, ad esempio Tanto pe’ canta’ di Manfredi».

«La prego, dottor Biagi. Mi chieda qualsiasi canzone, ma questa proprio no».

«Perché dice così? Non è forse una bella canzone?».

«Lo è e, del resto, piace anche a me. Ma mi dia un attimo il microfono».

Poi annunciai:

«Sognore e signori, il dottor Biagi mi ha chiesto di cantare una famosissima canzone di Nino Manfredi. Io potrei anche cantarvela, ma c’è qualcun altro in questa sala che lo può fare al posto mio. In ricordo dei vecchi tempi, ve la canterà il signor Tony Dondi».

Biagi si era già presentato a Tony. Poi Tony disse:

«Questa, proprio non me la dovevi fare», ma si capiva che non si trattava di un rimprovero, perché anche lui sorrideva.

«E perché no?» gli replicò Laura. Poi mandai a chiamare Clementina, che proprio in quel momento stava rifacendo il giro dei tavoli con pasticcini e drink vari, tra cui vi erano anche dei superalcolici. Io bevvi un succo di pompelmo.

«Bene, Clementina», dissi. «Sistemati vicino a Tony!».

L’orchestra attaccò e Tony fu ben felice di commuovere sua moglie fino alle lacrime. Clementina cantò due dei tre ritornelli assieme a Tony. Al terzo, cantammo tutti insieme. Poi Leandro prese la telecamera, nella cui memoria era riuscito a duplicare la pellicola in cui Clementina appariva da piccola. All’udire quei gorgheggi, tutti si espressero in simpatiche risate che non la irritarono affatto. Poi Tony riprese il microfono e annunciò che avrebbe voluto cantare Ti voglio tanto bene di Rossano. E così fu.

Quindi fui io a prendere il microfono di nuovo per cantare tre canzoni di Claudio Villa, Il tuo mondo, La cosa più bella che ho e Io vivo con te, quest’ultima basata sul tema di uno studio di Chopin. Fui lungamente applaudito, esattamente come lo furono Tony e Clementina. Poi Biagi mi disse:

«È davvero sorprendente che lei conosca Claudio Villa. Eppure lei è giovane. Quella è musica dei miei tempi». Biagi fu ancora più stupito quando intonai Miniera di Luciano Tajoli, una tristissima canzone in cui si parla di un minatore dal volto bruno che, vedendo l’indecisione dei suoi colleghi, non ci pensa due volte a mettere a repentaglio la propria vita, perdendola, al posto di quella dei compagni. Poi cantai Quanto è bella lei di Gianni Nazzaro, Occhi di ragazza di Morandi e Era il tempo delle more di Mino Reitano.

A un certo punto chiesi di lasciarmi prendere fiato per un po’. Quindi dissi:

«Ed ora, mentre ci riposiamo, gustando ancora qualcosa, pregherei la direzione di mandare in onda un simpaticissimo filmato. Si tratta di un filmato che ho voluto tenere da parte per il dottor Biagi appositamente per questa sera, pur non sapendo che sarebbe venuto a questa splendida festa. Una bella sorpresa, quindi, per tutti noi. Se vi ricordate, in una delle puntate della trasmissione, Biagi mi chiese ciò che accadde in questo albergo la mattina del 10 settembre. Ecco, dottor Biagi. Ora lo saprà».

Biagi rimase sbalordito alla vista di quel filmato, poi, quando tutti ebbero applaudito con grande emozione, si limitò a dire:

«Dunque, signor Galetti, avevo ben ragione di dire che lei ha fatto fiamme e fuoco. Naturalmente non conoscevo tutti i particolari, ma di sicuro non mi ero sbagliato».

Poi venne il signor Bardi, per fare a sua volta il giro tra i tavoli, accompagnato da alcuni camerieri. Ci furono pasticcini, spumante e champagne, di cui ne bevvi due bicchieri. Trascorse ancora mezz’ora, con musica da ballo. Questa volta, per chi lo voleva, si passò al cognac. Io ne bevvi subito un bicchierino, e così fece anche Leandro. Quindi ci fu una breve tombolata, ma, questa volta, non vinsi nulla. Fra i vincitori vi fu anche Edoardo che, ad una cinquina vinse un astuccio contenete una matita ed un rasoio a mano con inciso il nome dell’albergo. Poi annunciai che al prossimo giro avrei offerto io. E giù altri due bicchieri di vino rosso insieme a tante prelibatezze da mangiare! Bevvero anche Tony, Leandro ed il professore di matematica. Poi, venti minuti prima che la festa terminasse, ci fu un ultimo bicchiere di vino per tutti. Mi sentii quasi ubriaco, tanto che per qualche tempo, senza parlare, mi venne da ridere da solo. Del resto lo erano un po’ tutti. L’unico che nonostante avesse bevuto un po’ era più serio degli altri e a cui l’alcol sembrava non fare alcun effetto era Biagi, il quale, pur essendo un poco brillo, disse:

«Voi giovani, con gli alcolici non ci sapete fare», e si mise a ridere. Quindi, la festa terminò alle due meno un quarto di notte, ovvero all’inizio del giorno della partenza. Ormai ero completamente andato, ma, ciononostante, ricordavo ancora tutto. Cominciai anche ad accusare un po’ di mal di testa e feci tutti gli scongiuri del caso affinché quella stessa mattina mi passasse.