Alcune lettere familiari/A Pier Giuseppe Giustiniani

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Scrissi mosso dal suo afflittissimo stomaco, e ricordai a V. S. il modo col quale io prenderei a governarmi; e scrissi specialmente, perchè io in si fatte passioni rifuggo fortemente dalle mani de' medici. Non ho poi avuto ninna novella di V. S.; temo non sia continuamente in alcuna pena, e ne ho passione, e però nè desidero chiarezza: se il silenzio è con giocondità, io pure ne son giocondo, e soffro pazientemente il digiuno delle sue lettere. Io la Dio mercè sto sano e fortissimo, ingordo di frulli e schifo di carne: per la solitudine della patria sono povero di compagnia, ma i libri non mi lasciano perire. Che più? le Muse mi solleticano, ma io non mi rendo alle loro moine; il pelo bianco non si accomoda, nè si confà con le donzelle. Ho bene messo in ordine quanto voglio che per me si vegga di componimenti lirici, per istampare, se nè avrò comodità. Vorrei porre in chiaro l'Amedeida in quella forma nella quale io la composi quando ella i nacque, ma mi spaventa lo trascriverla. Di Firenze mi scrivono novelle di conforto: se per settembre io potessi giunger colà, acconcierei forse molte mie faccende; se non potrò, penso di giungere fino alla Madonna di Reggio, là dove ho voto di adorare. Cinque anni di riposo mi pare impossibile averlo sostenuto, e sento una voce interna, la quale mi spone querele di osti e di vetturali. Questi pensieri io faccio per allegrarmi; ma, futuri temporis exitum caligniosa nocte premit Deus. V. S. procuri di star sano, e diami novelle di sè. Io bacio le mani a cotesti signori, e faccio riverenza alle mie signore, e Dio grandissimo abbia tutti in sua guardia.

Di Savona, li 15 Giugno 1630.

  1. Sì questa, che le susseguenti Lettere furono indirizzate all'illustre patrizio genovese Giustiniani, amico grandissimo del Chiabrera, e poeta egli stesso ma di guasto stile. Si pubblicarono per la prima volta insieme con altre al numero di 150 per cura del P. Porrata in Bologna, 1762, in 4°, e recentemente se n'è fatta una ristampa molto elegante in Genova per cura di Vincenzo Canepa, il quale altre Lettere aggiunse tolte da manoscritti che si serbano nella patria dell'Autore, e che concernono a privati affari, ed a ragguagli di quanto il Chiabrera operava a vantaggio de' suoi concittadini.