Andria/Atto quarto/Scena IV

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Atto quarto - Scena IV

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Publio Terenzio Afro - Andria (II secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Luisa Bergalli (1735)
Atto quarto - Scena IV
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CREMETE, MISIDA, DAVO

Cremete
POichè ho poste in ordine le cose,

Che facean dibisogno per le nozze
Di mia figliuola, io ritorno per fare
Che invitino: ma che è quella cosa
Colà? un fanciullo alla fede. O madonna
Avete voi messo quel coso là?

Misida
O dov’ è andato?


Cremete
Non mi rispondete?


Misida
E’ non si vede in alcun canto. O me

Disfatta, e’ m’ha lasciata qui, e s’è
Dileguato.

Davo
Dio ajutaci, che grida

Sono al foro, quanti uomini, che stanno
A piatire; e i viveri son cari.
Non so più che mi dire.

Misida
Perchè di grazia

Mi hai lasciata qui sola?

Davo
O che è questa

Favola? Di chi è questo bamboccio,
Misida, chi l’ha messo qui?

Misida
Se’ tu

Fuor di cervello a domandarne me?

Davo
Sta a veder, chi ho io a domandarne?

Io veggo qui te sola.

Cremete
Di chi mai

Potrebbe essere?

Dav.
Sei tu per rispondere

A quel ch’io ti domando?

Misida
O!


Davo
Passa qui

A destra.

Misida
Tu farnetichi, non l’hai

Posto tu stesso?

Davo
Se tu fai parola

Fuor di quel, ch’io ti chieggo, guai a te.

Misida
Tu mi minacci?


Davo
Di chi è? su bene,

Di pure schietto.

Misida
Egli è di casa vostra.


Davo
Oh ah ah. E’ non è gran maraviglia,

Che una Zambraccacia operi sì
Sfacciatamente.

Cremete
Quella deve essere,

Per quanto intendo, Serva di Colei
D’Andro.

Davo
Parvi però, che siamo noi

Genti da farne queste beffe?

Cremete
So

Dire, che son venuto a tempo.

Davo
Svegliati.

E leva quel fantoccio da quell’uscio;
Fermati, guarda sai non ti partire,
Per quante cose, ch’io ti dia.

Misida
Ammazziti

La peste, che mi fai tanta paura.

Davo
A chi dico io, a te, o nò?


Misida
Che vuoi?


Davo
E pur con le domande: di chi è

Questo fanciullo, che hai qui messo? escine.

Misida
Non lo sai tu?


Davo
Lascia da parte quello

Ch’io so: rispondi a quel, ch’io ti domando.

Misida
E’ del vostro…


Davo
Di chi vostro?


Misida
Del vostro

Panfilo.

Davo
Come di Panfilo?


Misida
Acconciti

Tu forse a dir di nò?

Cremete
Ho fatto sempre

Bene a fuggir queste nozze.

Davo
O malizia

Degna di pena.

Misida
Perchè gridi tu?


Davo
Non ho veduto jersera, che vi

Si portava?

Misida
Arditaccio!


Davo
Si, ell’è

La verità: io ho veduto Cantara
Affardellata.

Misida
Lodato sia il Cielo,

Che al suo partorir furon presenti
Alcune Cittadine.

Davo
Certamente,

La non conosce per chi la si mette
A far queste sue cose. O se Cremete
Vedrà il fanciullo messo sulla porta,
Non darà la figliuola: Ei la darà
Affè più volentieri.

Cremete
O affè nò.


Davo
Ora ti fo avvertita, che se tu

Non torrai via quel coso, io il butterò
In mezzo della strada, e te insieme
Seppelirò nel paltano.

Misida
Alla se

Poveruomo tu se’ briaco.

Davo
Una

Menzogna ne fa un’altra; parmi udire
Bisbigliar anche, ch’ella è Cittadina
D’Atene.

Cremete
Toi quest’altra.


Davo
E che costretto

Per legge doverà torla per moglie.

Misida
Domine! non è ella Cittadina?


Cremete
Senza saperlo io son quasi caduto

In un mal gioco.

Davo
Chi parla di qua?

O Cremete, voi siete giunto a tempo.
Udite un poco.

Crem.
Io ho inteso ogni cosa.


Davo
Deh, avete udito ogni cosa?


Cremete
Si dico;

Sin dal principio.

Davo
Per-Dio, voi avete

Udito? Ecco tristizie, che si usano:
Ch’ei stare’ bene cacciar costei subito
Ad esser iscopata. Questi qui
E’ l’uomo fai? non ti pensar d’avere
A beffar Davo.

Misida
O povera di me

In coscienza, vecchio mio, non ho
Detto tantino di bugia.

Cremete
Lo so

Benissimo. Simone è dentro in Casa?

Davo
E’ v’è.


Misida
Non mi toccar ribaldonaccio:

Ma in fe di Dio sennon dico a Gliceria
I tuoi bei portamenti…

Davo
O Scioconnaccia!

Non sai tu quel, che s’è fatto?

Misida
Che vuoi

Tu che io sappia?

Davo
Colui era il suocero.

E non v’era altro modo per far, che
Egli sapesse, ciocchè noi vogliamo.

Misida
Tu mel’ dovevi dir prima d’adesso.


Davo
Adunque, egli ti par poco divario

Eseguire le cose come vengono
Dall’animo, e come la natura
Porta, dall’eseguirle con istudio?