Anima sola/XI

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XI

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Au temps où vous m’aimiez (bien sûr?)


Vi ricordate una sera?... Stavo seduta colle spalle appoggiate verso la finestra, voi quasi davanti a me, nell’angolo un po’ buio, sotto quella incisione francese [p. 112 modifica]che rappresenta L’Orage e che vi piace tanto.

Avevate parlato molto dei poeti inglesi, del loro sentimento sano, semplice e puro, della forza morale che domina il vostro paese e lo fa grande sopra gli altri tutti. La vostra voce così maschia che ha la saldezza e la sonorità del bronzo, risuonava ancora nel salotto tranquillo, nell’aria mite della sera e — perchè non dirlo? — nel mio cuore. Le idee svolte da voi con una dialettica esercitata e sicura mi risvegliavano cento echi dolci, dubbiosi, sopiti, lontani, confusi, fra i quali, a guisa di un accordatore cercavo la nota guista. A un tratto un po’ impazientito, ma pur tanto dolcemente diceste: Non sapete proprio parlare? (La notte era caduta d’un tratto e dell’Orage non si vedeva oramai che il bianco velo svolazzante della fanciulla.) [p. 113 modifica]

Chinai il capo — come mi ricordo! — un filo delle perle che avevo intorno al collo si ruppe, e mentre cercavo a tentoni le perle, nello stesso modo che un momento prima avevo cercato le idee, risposi: È vero, non so parlare.

Che pensaste di una frase così semplice? Vidi bene che non l’avevate intesa nella profonda angoscia morale che racchiudeva. Ma ve lo dico adesso, io ho passato la vita col desiderio della parola. Come l’ho sognata una persona che sentisse come me, che soffrisse e che godesse per tutto quello che soffro e godo, e che mi amasse e che io amassi, alla quale poter dire tutto. Ma se non posso dire tutto, a che scopo parlare? Capite?

Fu così, fu in seguito al silenzio di tutta la mia giovinezza che per una reazione disperata entrai in una carriera dove finalmente avrei parlato; non colle [p. 114 modifica]parole mie, delle quali non riuscii mai ad essere padrona, ma con le parole degli uomini d’ingegno, dei poeti, degli eroi. Finalmente avrei potuto gridare per odio e per amore, alzare un inno a tutti i miei ideali; essere a volta a volta pura, altera, ardente, sottomessa, implacabile; Denise e Fedora, Ofelia e Margherita.

Ve la immaginate questa gioia di dire davanti a migliaia di persone: vile ai vili? e di poter piangere alto, forte, senza offendere il nostro pudore, senza tradire il nostro segreto, sentendo che migliaia di cuori piangono insieme al nostro? Ebbene, credete a chi lo sa, è una gioia sovrumana.

Io ho sempre recitata La visita di nozze mettendovi del mio sangue; pensate che a molti questo gioiello di lagrime piace come commedia allegra e se non piace per i suoi frizzi è un [p. 115 modifica]fiasco completo! In verità vi dico, un po’ del mio sangue se ne andava tutte le volte che mi era dato esprimere quel disgusto dell’amore che ha toccato il fondo, che non può più nè credere, nè sperare, che non desidera nemmeno più, che non rimpiange, che è morto infine, ben morto poichè gli è tolta l’anima. Io lo dicevo, perchè lo sentivo, così bene!

Non è tutta vanità quella che ci fa preferire l’opera nostra all’opera degli altri. È perchè la nostra la comprendiamo tutta, come è, e come dovrebbe essere. Vedete, nevvero, la sproporzione? Un grande artistà è un grande innamorato, e per l’innamorato il solo amore è il suo.

Lo studio fa dei pedagoghi, degli eruditi, dei sapienti; per diventare artisti bisogna amare una cosa sola intensamente. [p. 116 modifica]

Eppure i critici mi suggerivano di consultare questo o quell’autore, e i miei compagni d’arte mi esortavano a frequentare la società per saper rendere bene le passioni. Ho sempre sorriso sdegnosamente a questi consigli; ed una volta che un novizio tutto bello, lindo, azzimato, roseo, indifferente mi domandò in qual modo avrebbe potuto imparare l’arte mia, gli risposi: “Piangete, se potete, come piango io.„ Sì, lo ripeto, non c’è altro da fare per l’arte; piangere lagrime vive e scrivere e dipingere e parlare con esse.

Mi chiamano sdegnosa è vero. Mi chiamano orgogliosa, è vero. Dicono che non amo i miei simili.... A tale accusa voi solo potreste rispondere. Voi sapete se amo i miei simili.