Antropologia/I

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I. Concetto generale dell'Antropologia

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I. Concetto generale dell'Antropologia
Prefazione alla seconda edizione II


L’antropologia è la storia naturale dell’uomo, ossia una monografia zoologica del genere umano, e fa quindi parte delle scienze naturali.

Quando il naturalista imprende lo studio speciale di un determinato gruppo organico, egli esamina dapprima il maggior numero possibile di individui sotto ogni aspetto, poi giovandosi delle differenze e delle somiglianze, che questi individui presentano, li classifica in categorie, dà la diagnosi ed i caratteri generali di queste categorie, e sale infine ai caratteri distintivi e generali dell’intero gruppo. Il suo procedimento è dunque dapprima analitico, poi sintetico.

Nello stesso modo l’antropologo si occupa dell’ordine dei bimani, che comprende il solo genere umano. Ma la monografia di quest’ordine ha esigenze speciali, speciali sussidii ed anche le sue difficoltà.

Negli animali i caratteri desunti dall’intelligenza non hanno grande importanza, sopratutto se si tratta di animali inferiori, e di moralità e di religiosità non vi si rinvengono che lievissime tracce; invece nel genere umano questi caratteri, come ancora la favella, devono essere studiati con diligenza, perchè possono servire a distinguere quest’ordine dagli affini, e forniscono anche dei criterii per la classificazione dell’intero ordine. Inoltre la zoologia studia i costumi, le abitudini e gli istinti degli animali, ma nell’uomo questi costumi costituiscono una forte somma di cognizioni che l’antropologo non può trascurare. Di più, anche le malattie, le anomalie e mostruosità fanno parte dell’antropologia, quando sieno considerate in modo comparativo o chiariscano l’influenza delle condizioni esterne della vita sulla nostra specie. Finalmente, come la zoologia segue un dato gruppo animale nel remoto passato per stabilirne l’albero genealogico, così l’antropologo deve occuparsi dell’antichità e delle origini dell’uomo.

Fortunatamente l’antropologia trova un valido appoggio nelle scienze affini, perchè l’uomo è da lungo tempo argomento di osservazioni e di ricerche. Infatti la medicina ha studiato profondamente ed in tutti i suoi dettagli la struttura interna dell’uomo, le funzioni de’ suoi organi, le malattie, le anomalie e mostruosità, per giovarsene nel pratico esercizio, e l’antropologia attinge a questi rami della medicina quei risultati che illuminano la posizione dell’uomo nella natura e ci manifestano delle differenze fra le singole divisioni del genere. La filosofia ha studiato il lato psichico dell’uomo con cura particolare, e l’antropologia si vale dei risultati così conseguiti. Inoltre l’antropologo ricorre alla filologia per farsi un giusto concetto generale delle diverse lingue estinte e viventi.

Ma l’antropologo ha anche difficoltà speciali da superare. L’uomo è sparso sopra una gran parte della superficie terrestre, e quindi è necessario estendere dovunque le ricerche e le osservazioni, e fa d’uopo disporre di vasti mezzi economici o di investigazione. Ma molte regioni del globo sono quasi inaccessibili all’Europeo, e quand’anche questo vi fosse penetrato, non tutte le popolazioni si assoggetterebbero con facilità al suo minuto esame. A queste difficoltà se ne aggiungono altre d’ordine morale. L’uomo, nell’antropologia, deve giudicare sè stesso, e quindi il suo giudizio non è sempre imparziale. A fuorviare le nostre idee vengono anche i pregiudizii e gli errori da molto tempo radicati nella mente dei più; così, ad esempio, si crede che la nostra terra sia il centro dell’universo, e che tutti gli esseri siano stati creati ad esclusivo nostro vantaggio; e del pari si crede che l’uomo sia apparso sulla terra affatto recentemente, circa seimila anni fa.

Il campo affidato all’antropologia, come si vede dalle considerazioni sopra esposto, è di una grande estensione; ma questa scienza non va più oltre di quello che lo consentano i suoi mezzi ed il suo metodo. V’ha però un’altra scienza che completa l’antropologia, ed è l’etnografia. Questa è una disciplina storico-sociale, la quale tratta in esteso del linguaggio dei popoli, della loro vita psichica, degli ordini sociali, come anche dei costumi, dei commerci, delle religioni, dei miti e delle migrazioni. L’antropologia è la base della etnografia, in quanto che fa conoscere l’uomo dal punto di vista zoologico; ed alla sua volta l’etnografia, co’ suoi principii generali, è un valido sostegno della antropologia. Fra queste due discipline regna grande affinità, perchè ambedue si riferiscono al medesimo soggetto, il genere umano, e ciò è tanto vero che taluni considerano l’etnografia come un ramo dell’antropologia; ma sembra utile tenerle distinte non solo in omaggio al principio della divisione del lavoro, ma eziandio pel loro metodo diverso e per la diversa loro indole. L’antropologia, osservando o misurando, studia tutti quei caratteri dell’uomo che hanno un valore sistematico; l’etnografia, oltre che all’osservazione, si appoggia all’archeologia, alle tradizioni, alla storia od alla linguistica. La prima segue il metodo delle scienze naturali, la seconda quello delle scienze storiche e filosofiche; l’una, infine, considera l’uomo come un ordino zoologico, l’altra come un ente sociale.