Aridosia/Atto primo/Scena terza

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Atto primo
Scena terza

../Scena seconda ../Scena quarta IncludiIntestazione 26 aprile 2008 75% Teatro

Atto primo - Scena seconda Atto primo - Scena quarta

Tiberio, Livia, Ruffo, Lucido

Tiberio
Sazierommi io mai, anima mia, di vederti, parlarti e toccarti?
Livia
Se tu non ti sazii resterà da te, perch’io son tua, e sempre sarò.
Ruffo
Cotesto non dir tu, che mia sei, e non tua; allora ch’egli m’avrà dato i denari, sua sarai.
Tiberio
Oh uomo nato per farmi morire!
Ruffo
Uomo nato per farmi morire sei tu, perchè non mi dando i miei denari, mi fai morire, chè questa è la mia possessione e la mia bottega, senza la quale vivere non posso.
Tiberio
Io ti darò, s’hai pazienza, quel che tu vuoi, ma lasciami un po’ stare in pace.
Ruffo
Allora sarai tu sua; ma in questo mentre ce ne andremo a casa; vieni, Livia.
Livia
Tiberio, io mi ti raccomando.
Lucido
Guarda se sa fare l’arte questo scannauomini.
Tiberio
Oh non pensar d’aver a usare tanta presunzione.
Ruffo
Vorrò vedere, chi mi vieterà che del mio non possa fare a mio modo.
Tiberio
Io intendo di pagarti avanti che ti parta da me.
Ruffo
O da che resta?
Tiberio
Provveggo il resto de’ denari.
Ruffo
Oh, oh, io sto fresco, se si hanno ancora da provvedere i denari; domattina verrà per essa uno che m’ha dato l’arra.
Lucido
Io non posso più patire questo assassino; può fare Iddio che tu parli sì arrogantemente con un giovane da bene?
Ruffo
Che direstù, s’io non gli ne volessi vendere?
Lucido
O guarda, Ruffo, che non ci venga voglia di averla per forza e senza denari, chè tu sai bene che i tuoi pari non hanno ragione con gli uomini da bene.
Tiberio
Ascolta, Lucido; quand’io volessi fare cotesto (che potrei) egli avrebbe causa da dolersi; ma io lo voglio pagare fino a un quattrino.
Ruffo
Se questo fosse noi non avremmo a disputare.
Tiberio
Tu hai d’aver da me cinquanta scudi, non è così?
Ruffo
Sì, se tu vuoi Livia.
Tiberio
Mezzi te li dò adesso, e il resto domane.
Ruffo
Io gli voglio tutti ora che n’ho bisogno.
Tiberio
Io non credo che mai al mondo fosse il più arrogante padrone di costui.
Ruffo
Tiberio, abbi pazienza, chi ha bisogno fa così.
Lucido
Comportalo fino a stasera.
Ruffo
Non posso.
Livia
Eh Ruffo, per amor mio.
Ruffo
L’hai trovato appunto per amor tuo.
Tiberio
Orsù, Ruffo, io ti prometto da vero gentiluomo che stasera a ventiquattro ore avrai i tuoi denari.
Ruffo
Chi m’assicura?
Tiberio
Non t’ho io detto che mezzi te li darò adesso e mezzi stasera?
Ruffo
Di quelli d’adesso sarò in sicuro quando dati me li avrai, ma di quell’altri?
Tiberio
La mia fede.
Ruffo
D’ogni altra cosa sono avvezzo a stare alla fede che de’ danari.
Tiberio
S’io non te li posso dare...
Ruffo
Non dico che tu me li dia; ma che tu mi lassi andare con costei.
Lucido
E non s’ha egli a credere a un uomo da bene per due ore venticinque ducati?
Ruffo
Infine io sono invecchiato in questa usanza.
Tiberio
Ascolta, io ti do adesso quelli 25; se stasera non ti do il resto, vattene a mio padre che è in villa e dilli la cosa com’ella sta, e se ti vien bene, dilli com’io ti ho tolta per forza (ch’io vorrei innanzi la febbre ch’egli avesse a sapere niente di questo) e richiedigli Livia; egli subito verrà qua giù, e renderattela; tu sai come gli è fatto: se tu la rihai, 25 scudi sian tuoi, e se gran fatto non è, ella non sarà peggiorata 25 scudi, e così sarai securo o d’essere pagato in tutto, o d’aver Livia e 25 scudi vantaggio che vuoi.
Ruffo
A questo son io contento, ma non voglio aspettare più che insino a 20 ore.
Livia
Sino a quanto tu vuoi, pur che tu mi ti levi dinanzi; tò, annoveragli.
Ruffo
Gli annoverai poco fa; ma non ti doler di me; che se i danari non vengono io farò con tuo padre quanto siamo rimasti d’accordo.
Tiberio
Vatti con Dio, in malora, fa quel che ti piace.
Ruffo
Addio.
Livia
Oh e’ mi s’è levata una macina di sul cuore.
Tiberio
E a me di su l’anima; or ti posso guardare e toccare senza che Ruffo mi tiri dall’altro canto.
Lucido
Al trovar i denari ti voglio.
Tiberio
Qualche cosa sarà, Lucido; se si pensasse tanto alle cose non si farebbe mai nulla. Io so che tu m’aiuterai, e penserai a qualche modo che noi li troviamo.
Lucido
Io penserò pur troppo, ma il caso sarebbe a pensare qualche cosa che riuscisse; ma dimmi, tu non ti ricordi tornare in villa; come pensi tu farla con tuo padre s’ei s’avvede che tu sii venuto in Firenze a tante brighe? ci mancherà questa avere a placare quella bestia, e in un medesimo tempo aver a trovar 25 scudi, e che tanto è possibile a far l’uno e l’altro, quanto tener il Ruffo, che passato le venti ore non vadi a gridare a tuo padre, e dicali, che tu lo hai sforzato, o toltoli costei, e la prima cosa te la torrà, e daragliene, e tu n’andrai bene, se non ti caccerà via.
Tiberio
Potrà egli mai fare ch’io non mi sia goduto Livia mia?
Lucido
E’ potrà ben fare, che tu non la goda mai più.
Tiberio
Starò pur seco un pezzo. Chi gode un tratto non istenta sempre: Lucido, io mi ti raccomando, pensa tu qualche cosa, che ovvii a tanti mali. Noi intanto ce ne andremo qui in casa, e aspetteremo Erminio, che ci ha detto di venir a desinare con esso noi.