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Aridosia/Atto secondo/Scena quinta

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Atto secondo
Scena quinta

../Scena quarta ../Scena sesta IncludiIntestazione 27 aprile 2008 75% Teatro

Atto secondo - Scena quarta Atto secondo - Scena sesta

Lucido, Erminio, Ariodisio

Lucido
Volete voi niente, padrone?
Erminio
Oh, Lucido, sì voglio, ascolta.
Lucido
Andate dov’io v’ho detto.
Aridosio
Io mi riposo intanto, e non ho fretta, e ho paura andar solo. Della borsa ho paura.
Lucido
Fate voi; che comandate, Erminio?
Erminio
E’ si pensa a’ casi d’ognuno, e a’ miei niente.
Lucido
Pensate ch’io procuri e’ fatti d’altri, e i vostri si gettino dietro alle spalle?
Aridosio
Questo bisbigliare intorno alla borsa non mi piace.
Lucido
Non vi diss’io ch’aveva trovato quasi un modo stanotte, pel quale voi vi poteste contentare?
Aridosio
Che! aveva egli trovato?
Erminio
Sì, ma non mi avendo poi detto altro, pensai che fosse niente.
Lucido
Io ho pensato che voi entriate in un forziero, e fingendo di voler mandar panni e altre robe, vi facciate portare fin in cella sua.
Aridosio
Oh e’ mi batte il cuore, ma s’io veggio chinarli, o far atto nessuno, io griderò.
Erminio
Orsù finisci.
Lucido
Poi uscire del forziero.
Erminio
E poi?
Lucido
Son stato per dirvelo.
Erminio
Tu hai pensato ad ogni altra cosa, che a quella ch’io voleva, che tu pensassi.
Aridosio
Oh borsa mia, che pagherei averti in seno?
Lucido
Io mi penso, che il desiderio degl’innamorati sia il ritrovarsi con la dama, nè penso che voi speriate che ella vi doni mille scudi.
Aridosio
Meschino a me: che dic’egli di mille scudi? grido?
Erminio
Non ti ho io detto, che desidererei, che si trovasse un modo pel quale ella potesse uscir dal monasterio per tanto che partorisse?
Lucido
Ho inteso, questo ancora si potrà pensare: ma sarà difficil cosa, padrone; togliete il guanto, che vi è cascato.
Aridosio
Ohimè, che mi rubano, oh traditori, oh ladri.
Erminio
Che grida son queste?
Aridosio
La lastra sta pur bene.
Lucido
Che avete voi, Aridosio?
Aridosio
No, nulla, aveva paura.
Lucido
Che dicevate voi di ladri?
Aridosio
Aveva paura che i diavoli non mi rubassero in casa.
Erminio
Voi farete impazzar questo vecchio.
Lucido
Io vorrei volentieri, ch’ei crepasse; a che è ei buono?
Aridosio
Quanto vogliam noi stare?
Lucido
Adesso vengo; non abbiate paura quando siete meco.
Erminio
Dov’avete voi andare?
Lucido
A trovare un prete, che voglia fare in modo, che noi gli caviam di mano venticinque scudi che si hanno a dare a Ruffo.
Erminio
Come farai?
Lucido
Lo saprete.
Erminio
Va adunque, perchè m’è sì grato quel che tu fai per Tiberio, come se tu lo facessi per me; e non ti scordar poi del fatto mio.
Lucido
Mi maraviglio di voi.
Aridosio
Andianne, Lucido.
Lucido
Io ne vengo, volete voi altro?
Erminio
No; io voglio andare infino al monistero; addio, Aridosio.
Aridosio
Chi è quello?
Lucido
È Erminio.
Aridosio
Oh, addio, Erminio; io non t’aveva conosciuto.
Erminio
Mi raccomando a voi; egli è in collera meco, perché pensa, che io gli svii Tiberio, e ha fatto vista di non mi conoscere.
Lucido
Che guardate voi, che non ne venite?
Aridosio
No, nulla no, va pur là.
Erminio
E poi non me ne curo, egli è un uomo da non lo volere, nè per amico, nè per padre; ma che resto io di non bussare alla ruota?