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Aridosia/Atto terzo/Scena quinta

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Atto terzo
Scena quinta

../Scena quarta ../Scena sesta IncludiIntestazione 27 aprile 2008 75% Teatro

Atto terzo - Scena quarta Atto terzo - Scena sesta

Ruffo, Aridosio

Ruffo
Io ti so dire che avevano trovato il corribo; dove m’hanno a dare venticinque ducati, volevano con una doppia tirarne cinque de’ miei!
Aridosio
Che dice egli di ducati?
Ruffo
Farò quello ch’io promisi loro, me n’andrò ad Aridosio, che intendo è in Firenze, e dorrommi con lui, e son certo che mi farà render Livia o pagare il resto dei denari.
Aridosio
Che diavolo dice di me e di denari? Dio m’aiuti.
Ruffo
Va poi tu e credi a persona senza pegno! Nol farò mai: ma di questo ne sono io più sicuro, che s’io avessi il pegno: anzi mi par di aver guadagnato quei venticinque ducati, e sebbene ella ha perduta la verginità, nessun non sa in quant’acqua si pesca.
Aridosio
Costui m’intorbida la fantasia, e non intendo ogni cosa.
Ruffo
Il caso sarebbe ch’ella fusse figliuola di chi s’è detto (ben ch’io n’ho perduta la speranza): ma non so se quello che io vedo là è Aridosio o un che lo somigli; egli è pur desso: a tempo per mia fè l’ho riconosciuto.
Aridosio
Perchè? che vuoi tu dirmi?
Ruffo
Cosa giusta e ragionevole.
Aridosio
Che non lo di’?
Ruffo
Questa mattina Tiberio vostro figliuolo venne a casa mia, dove è stato più volte per voler comprar da me una fanciulla, ch’io ho allevata da puttina, molto bella.
Aridosio
Tu di’ Tiberio?
Ruffo
Tiberio dico io.
Aridosio
Mio figliuolo?
Ruffo
Penso sia vostro figliuolo; sua madre ne sapeva il certo; ma lassatemi dire; egli fino allora non aveva avuto comodità di far altro, ch’andarla a vedere al monistero dove ell’era, perchè non avea da darmi un soldo: ma questa mattina venne con animo deliberato d’averla ad ogni modo, e fatta ch’egli me l’ebbe condurre a casa mia, cominciò a pregarmi, ch’io gliene dessi, dicendo, che stasera mi darebbe i denari; io che sapeva come le cose vanno delle promesse, non volea star saldo a modo niuno. Finalmente quando ei vide, che per amore non la poteva avere; si voltò alla forza, e cavommela di casa.
Aridosio
Oimè, che sento io?
Ruffo
State pure a udire, e perchè io gli andava dietro dolendomi e rammaricandomi di sì gran torto; ei mi disse, ch’io avessi pazienza sino a stasera che mi pagherebbe venticinque ducati come più volte gli avea detto che ne voleva.
Aridosio
Dov’è egli, che lo voglio ammazzare?
Ruffo
Adesso ch’io andava pur per vedere se mi voleva pagare, non ch’io ne avessi molta speranza, l’ho lassato che mi voleva giuntare con un rubino falso, e darmi ad intendere che valeva trenta ducati, e deve valere sei carlini; ond’io vedendomi a simil partito, e sapendo quanto voi siete uomo da bene, e quanto vi dispiacciono le cose malfatte; son venuto a voi pregandovi che almanco mi facciate rendere la mia schiava; se vi piacerà poi donarmi qualcosa, per quello ch’ella sia peggiorata avendo perduta la verginità, starà a voi e alla discrezion vostra.
Aridosio
Ha fatto questo lo sciagurato, ah?
Ruffo
Pensate voi, sono stati rinchiusi soli in casa vostra forse sei ore.
Aridosio
In casa mia?
Ruffo
In casa vostra.
Aridosio
E chi te l’ha detto?
Ruffo
Io so che ci veddi ordinare il desinare, ed hannoci desinato Erminio ed egli.
Aridosio
Qual è la casa mia?
Ruffo
Quella lì.
Aridosio
Io non so se tu vuoi la baia del fatto mio. So che in casa mia non può essere stato.
Ruffo
E perchè?
Aridosio
Come perchè? l’è stata spiritata; e non v’è stato nessuno un pezzo fa.
Ruffo
Spiritata, mi piacque; io so che v’ho visto altro che spiriti.
Aridosio
Tu dei aver cambiato l’uscio; non so io che mi son trovato a cavargli?
Ruffo
Orsù, sia come voi volete: pur che mi facciate rendere la mia schiava o venticinque ducati.
Aridosio
Ch’io ti dia venticinque ducati? io non gli ho, quando te li volessi dare, ma la schiava ti prometto io ben che riavrai, e se sarà possibile come gliene desti: e lo voglio conciare in modo che ne verrà compassione a te che ti ha offeso; ma dove lo potrò io trovare?
Ruffo
Fatel dire a Lucido, che ne tiene il governo, che era adesso in piazza che mi voleva dar quel rubino, che v’ho detto, per pagamento.
Aridosio
Qual Lucido di’ tu?
Ruffo
Il medesimo che voi.
Aridosio
Lucido d’Erminio?
Ruffo
Quello, sì.
Aridosio
E che rubin ti voleva dare?
Ruffo
Un rubino in tavola; io credo che fusse falso; avea assai bella mostra legato alla antica, scantonato un poco da una banda; dice che è antico di casa vostra.
Aridosio
Io non so s’io sogno o s’io son desto, alle cose che tu mi di’; donde dice egli averlo avuto?
Ruffo
Io non so tante cose.
Aridosio
Ai segni e’ par quello, ma come può esser desso? Io non mi fido in tutto di costui; perchè dice molte cose che non possono stare.