Aridosia/Prologo

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Prologo

../ ../Interlocutori IncludiIntestazione 26 aprile 2008 75% Teatro

Aridosia Interlocutori

Se voi averete pazienza, sarete spettatori di una nuova commedia intitolata Aridosia, da Aridosio detta (Aridosio chiamato per essere più arido che la pomice) della quale vi conforto a non curarvi di saper l’autore, perch’egli è un certo omiciatto, che non è nessun di voi che veggendolo non l’avesse a noia, pensando che egli abbia fatto una commedia. Dicono ch’egli è di spirito; io per me nol credo, e quando ei seppe, che io veniva a farvi l’argomento, m’impose che io vi facessi una imbasciata a tutti, che se voi loderete questa sua commedia sarete causa che ce ne abbia a fare dell’altre; onde vi prega che voi la biasimate, acciò li togliate questa fatica. Vedete che cervello è questo: gli altri si affaticano in comporre, chieggono, e pregano di essere lodati, e quando e’ non hanno altro rimedio si lodano da loro, e costui domanda di essere biasmato, e questo dice che fa solo per non fare come i poeti; e a mio giudizio ha mille ragioni, perchè ha più viso d’ogni altra cosa che di poeta. Per ora voi avete inteso di lui tutto quello che se ne può dire. Resta che voi stiate a vedere questa sua commedia, e alla fine lo soddisfaciate, poi che non vi ha a costare altro che parole. L’argomento va in istampa, perchè il mondo è stato sempre ad un modo, e gli dice che non è possibile a trovare più cose nuove, sì che bisogna facciate con le vecchie, e quando bene se ne trovasse, molte volte le cose vecchie sono migliori delle nuove; le monete, le spade, le sculture, le galline, ed evvi chi dice che le donne vecchie sono come le galline. Però non abbiate a sdegno, se altre volte, avendo visto venire in scena un giovane innamorato, un vecchio avaro, un servo che lo inganni, e simil cose, delle quali non può uscire chi vuol fare commedie, di nuovo li vedrete, e io per non vi fastidire con l’argomento, che lungo sarebbe, me ne tornerò drento, e dirò d’averlo recitato, e voi se starete attenti, caverete il subbietto da mona Lucrezia e Marcantonio, marito e moglie, che di qua vengono. A Dio.