Autobiografia (Monaldo Leopardi)/Capitolo II

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II.

mio padre.

Ad onta della tenera età in cui lo perdetti, ricordo il mio genitore e ho certezza che le idee conservatene provengono dalla mia memoria direttamente, e non mi vennero suggerite da altri. Mi pare di vederlo alzarsi una volta chetamente di gran matino per andare alla caccia; e un giorno in cui sdegnato di un litigio che avevo con mia sorella per una piccola sedia, la fracassò con un piede; e una sera in cui annoiato della mia importunità mi comandò di sedere fino a nuovo ordine, sicchè partito egli senza ricordarsi di darlo io ricusava di andare a cena e a letto per timore di essere inobediente; e un inverno nel quale segnava col carbone nel pavimento i limiti che non dovevo oltrepassare per accostarmi al fuoco; e molte volte in cui già infermo mi conduceva a trottare, e ordinava al cavalcante per compiacermi di battere la frusta. Altre assai memorie ho di lui, ma soprattutto ricordo il giorno in cui morì, perchè in esso ricusando le donne di condurmi secondo il solito a baciargli la mano, gridai Babbo è morto, e piansi disperatamente. Nel giorno istesso vidi gettarsi dalla finestra le materasse sulle quali era spirato. Come è certo che io conservo queste idee originali, così è pur certo che pochi giorni dopo parlandosi della sua morte mi pareva che si parlasse di cosa accaduta cent’anni prima, ed io vedeva allora quell’epoca nella mia memoria a quella distanza medesima in cui la vedo adesso, scorsi già 43 anni dal tristo avvenimento. Forse nei primi giorni tutti affettarono di non parlarne, e si cercò divertire la mia tristezza con divagamenti puerili sicchè la prima idea [p. 3 modifica]soverchiata dalle altre successive, si trovava già non poco aretrata allorquando accadeva di richiamarla. Il Padre mio fu religioso, saggio, ottimo cittadino, e la sua morte venne compianta generalmente. Lasciando in questi fogli onorata memoria di lui, ricordo ai miei posteri che nell’anniversario della sua morte ho fatto sempre celebrare un uffizio sollenne in espiazione dell’anima sua, e lo ricordo perchè sappiano avere io compiuto questo dovere di filiale pietà, e perchè quando io sarò morto, i Figli miei si rammentino pietosamente di me, se avrò potuto meritare la loro affezione.