Avventure fra le pelli-rosse/4. In mezzo ai boschi

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4. In mezzo ai boschi

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4.

In mezzo ai boschi


Il cielo si era allora completamente rischiarato. Non rimaneva più alcuna traccia dei nuvoloni che avevano oscurato il sole durante i tre quarti della giornata e la luna, sorta completamente dietro i grand’alberi, brillava splendidamente in cielo, specchiandosi nelle pozze di acqua che si erano formate nelle depressioni del suolo.

Dell’uragano non rimanevano più che le tracce: degli alberi secolari sradicati dal vento, dei cespugli strappati e degli ammassi di fogliame raccolti qua e là contro le grosse radici dei giganti della foresta.

Sotto le piante però era rimasta un po’ di nebbia la quale rendeva meno sicura la via; però non doveva tardare ad alzarsi e quindi squagliarsi.

La piccola carovana, dopo d’aver attraversati i campi coltivati dipendenti dal forte, si era cacciata sotto i grandi alberi, non osando ancora lanciarsi fra le erbe altissime della prateria, per tema che si nascondessero là entro gl’indiani.

Però essendo quella foresta quasi vergine, non poteva inoltrarsi con rapidità, in causa degli ammassi di liane e delle radici che ad ogni istante impedivano il passo ai cavalli.

È incredibile la grandiosità delle foreste dei territori del Nord-Ovest, specialmente di quelle che si sviluppano nelle vicinanze dei grossi corsi d’acqua.

I tronchi enormi degli alberi si elevano maestosamente gli uni presso gli altri, adorni di festoni mostruosi di liane e di piante parassite e formano in alto degli ombrelli di fogliame così fitti da impedire ai raggi del sole di penetrare. Tuttavia qualche pianta lascia talora filtrare qualche sprazzo di luce e quel raggio che cade dall’alto spicca stranamente fra la semioscurità che regna eterna sotto quelle masse di verzura.

A terra invece sorgono da ogni parte radici smisurate, le quali serpeggiano in tutte le direzioni, allacciando fra le loro spire i tronchi abbattuti dalla folgore o caduti per decrepitezza e le liane.

Percorrere quelle foreste vergini riesce quindi cosa tutt’altro che facile specialmente per le persone che montano dei cavalli, perché ad ogni istante sono costretti a scendere per tagliare quegli ostacoli od a cercare altri passaggi meno intricati.

Malgrado i numerosi ostacoli che presentava quella boscaglia, il piccolo drappello si avanzava con bastante celerità, avendo trovato il sentiero che doveva condurre al guado.

La guida concessa dal capitano precedeva il drappello, però pareva che non s’avanzasse che molto a malincuore, forse per tema di cadere in qualche imboscata.

Quell’uomo era un giovane scorridore di prateria, appena ventenne ed ancora imberbe. Ad ogni ostacolo che incontrava imprecava e s’impazientiva con poco piacere di Randolfo il quale, se non ne avesse avuto assoluto bisogno, l’avrebbe ben rimandato indietro.

Ormai si trovavano a circa sei miglia dal forte, quando la guida, dopo d’aver bestemmiato su tutti i toni, improvvisamente si arrestò, come se evitasse ad andare innanzi.

— Mi pare che voi abbiate paura — gli disse Randolfo.

— Sfido io! — esclamò la guida. — Vi pare che sia una serata opportuna per mettervi in viaggio? Io non ho nessuna voglia di fiaccarmi il collo o di lasciare la mia capigliatura fra gl’indiani pei vostri begli occhi.

— Vivaddio! Non siete una guida troppo gentile con degli stranieri.

— Ebbene! — gridò la guida. — Andate a cercarvene un’altra più cortese.

Così dicendo cacciò gli sproni nel ventre del suo cavallo e partì ventre a terra in direzione del fortino.

— Fermati, canaglia — gli urlò dietro Randolfo, preparandosi ad inseguirlo.

— Fatevi scotennare dalle pelli-rosse — rispose la guida, senza arrestarsi.

Randolfo stava per slanciarsi dietro a lui, quando Mary lo arrestò, dicendogli:

— Non comprometterti con simili persone, fratello. Anche se tu lo raggiungessi, non ci sarebbe di nessuna utilità.

— È vero, sorella — rispose Randolfo. — Il guado lo troveremo egualmente.

Stavano per rimettersi in marcia preceduti dal vecchio Tom, quando sul sentiero che avevano allora percorso, udirono il galoppo di un cavallo.

— Che la nostra guida si sia pentita e stia per ritornare? — si chiese Randolfo, fermando il cavallo.

Si volse, armando per ogni precauzione il fucile, e vide comparire non già la guida, bensì la giovane Telie, in costume da viaggio e completamente armata.

— Voi, Telie! — esclamarono Randolfo e Mary, al colmo della sorpresa.

— Io vengo a rimpiazzare la guida che vi ha villanamente abbandonati — disse la giovane.

— Come sapete voi che è fuggita? — chiese Randolfo. — Avete incontrato quell’uomo?

— No, ma sapevo che non vi avrebbe condotti lontani. Quello scorridore è un pessimo soggetto, capace anche di giuocarvi qualche brutto tiro.

«Sospettando ciò che doveva accadere, sono salita a cavallo onde servirvi io di guida.»

— E saprete poi tornare al forte da sola? — le chiese Randolfo. — La foresta non è sicura.

— Io ho lasciato il forte coll’intenzione di non più tornarvi. So che voi vi recate alle sorgenti del Rio Pecos e voglio seguirvi onde recarmi presso alcuni miei parenti che si trovano ad Albuquerque.

— Ed il capitano?

— Ho incaricato delle persone di avvertirlo della mia decisione. Partiamo, signori, o giungeremo al guado troppo tardi.

Così dicendo si mise risolutamente alla testa del drappello, comandando di proseguire.

Randolfo e Mary, felici di aver trovato un’altra guida devota, le si misero dietro, mentre il negro si poneva alla retroguardia onde impedire una sorpresa alle spalle.

Cavalcavano da un’ora, sempre in mezzo alla folta foresta, aprendosi faticosamente il passo fra le liane, quando giunsero in un luogo ove il sentiero si diramava. Telie dopo una breve esitazione prese quello che si dirigeva verso la costa che doveva condurre al guado della riviera bassa.

— Voi v’ingannate, Telie — le disse Randolfo. — Il capitano mi aveva raccomandato di prendere il sentiero che sale verso il nord per giungere al guado della riviera alta.

— Non m’inganno — rispose Telie arrossendo leggermente. — Conosco questi luoghi meglio di tutti.

— Anche il capitano li conosce, quindi io seguirò il suo consiglio.

— Il guado della riviera alta è irto di pericoli.

— Non importa, giovane. Io obbedirò a ciò che mi disse il capitano.

— Come volete — rispose Telie, con risentimento. — Io vi guiderò egualmente.

Senza dire altro si rimise alla testa del drappello guidandolo sul sentiero che doveva condurlo al guado della riviera alta. Non avevano ancora percorso duecento passi, quando Mary trattenne violentemente suo fratello, dicendogli:

— Non hai udito, Randolfo?

Il giovane frenò il cavallo e tese gli orecchi.

Un silenzio profondo, appena rotto dal leggero stormire delle fronde, regnava nell’oscurissima foresta. Pure il vecchio Tom, avvicinatosi, disse a Randolfo:

— Ho udito anch’io del rumore. Mi parve d’aver sentito passar degli uomini in mezzo alle piante.

— Degl’indiani forse?

In quell’istante si udì un urlo disperato echeggiare a breve distanza. Quell’urlo aveva qualcosa di straziante, di terribile, specialmente fra quel profondo silenzio.

— Deve essere Scibellok — mormorò Telie. — Lo spirito dei boschi è stato veduto in questi luoghi. Torniamo sul sentiero del guado della riviera bassa, signor Randolfo. Ve lo avevo detto che questo passaggio era pericoloso.

— Qui vi devono essere degli indiani — disse il vecchio Tom.

— Silenzio — comandò Randolfo, mentre un nuovo urlo si faceva udire a breve distanza.

— Pare che si uccida qualcuno — disse Mary, che era diventata pallida.

— Lo sospetto anch’io, sorella — disse Randolfo. — Qualcuno è stato ferito in mezzo a quei cespugli. Bisogna andare a vedere di che cosa si tratta.

Il valoroso giovane senza più esitare spronò il cavallo e si avanzò verso il luogo ove aveva udito echeggiare il grido.

In mezzo alla foresta si udivano dei lamenti strazianti che diventavano sempre più fiochi ed una voce minacciosa pareva facesse delle intimazioni.

Malgrado la sua audacia, Randolfo era un po’ impressionato udendo quelle grida. Egli temeva ad ogni istante di veder irrompere attraverso a quelle piante una banda di pelli-rosse e di venire preso e privato della capigliatura.

Giunto in mezzo ad una macchia, egli vide una cosa assolutamente inaspettata.

Un cavallo grosso e vigoroso si dibatteva in mezzo ad un bacino fangoso, tentando di salire le rive per riprendere la corsa attraverso la foresta.

Un uomo stava su di esso, disteso sulla groppa, colle gambe e le braccia strettamente legate al destriero, in modo da non poter fare nemmeno un movimento.

Quel povero diavolo era assolutamente in balìa del cavallo. Ad ogni balzo dell’animale gridava come un ossesso e si dibatteva disperatamente, cercando, però inutilmente, di sbarazzarsi dei legami che lo tenevano prigioniero. Vedendo arrivare Randolfo egli si mise a gridare:

— Dio sia lodato. Venite in mio soccorso, signore. Toglietemi da questa situazione o questo animale maleducato mi spezzerà la spina dorsale.

Randolfo si disponeva a scendere la riva, quando riconobbe in quel disgraziato Ralph, il ladro di cavalli. Appena s’accorse con chi aveva da fare, s’arrestò subito.

— Ah, sei tu furfantello! — esclamò. — Sono contento di vederti così ben legato, ladrone.

Il vecchio Tom che aveva raggiunto il padrone, nel riconoscere Ralph, emise un grido di trionfo.

— Il ladro di Baio è punito! — gridò. — Ora frusterò il cavallo e lo farò galoppare in mezzo alla foresta. Vedrai come ti scorticherai le gambe, canaglia!

Il negro stava per scendere da cavallo per mettere in esecuzione la minaccia, quando Randolfo gli fece cenno di arrestarsi.

— Lasciamolo lì, Tom — disse. — Ci penseranno gli indiani a dargli il resto.

Ciò detto rimontò a cavallo per raggiungere le due giovani che si erano arrestate a breve distanza, in preda ad un vivo terrore.

Il ladro di cavalli, vedendoli allontanarsi, si mise a urlare:

— Che Dio vi danni! Voi non siete cristiani per abbandonare un povero uomo in questo stato. Ritornate e liberatemi.

— Io mi guarderò bene dal farlo — rispose Randolfo. — Mi sorprende anzi che voi osiate fare appello alla mia pietà.

— Sono abbastanza punito, signor Harringhen. Ho rubato il vostro cavallo, è vero, ora lo avete riavuto. Anzi senza quell’animalaccio che mi ha gettato a terra non mi troverei in questa condizione. Presto, uccidete questo infuriato cavallo e liberatemi da questi legami che mi martirizzano.

— Fratello — disse Mary che s’era avvicinata. — Abbi pietà di quel disgraziato, te ne prego, aiutalo a liberarsi da quella tortura. Tu sei troppo buono per lasciarlo perire così.

Randolfo avrebbe voluto allontanarsi senza fare nulla, però la fanciulla insistette tanto da non potere più oltre resistere.

Aiutato da Tom, scese nel pantano e tagliò i legami che stringevano le braccia e le gambe del ladro, quindi aiutarono il cavallo a rimontare la riva.

Appena Ralph si vide in salvo, balzò di sella e andò a baciare la veste di Mary, poi si mise a piroettare come un pazzo, ridendo e urlando.

— Angelo del cielo, grazie! — diceva, indirizzandosi alla fanciulla. — Senza di voi a quest’ora sarei già morto o mi troverei senza la capigliatura.

«L’Alligatore del Lago salato non dimenticherà mai la vostra buona azione. Io sono il vostro schiavo ed io vi salverò da tutti i nemici che vorranno insidiarvi.»

— Taci, chiacchierone — disse Randolfo. — Finiscila con queste istorie!

— Io parlo seriamente, signor Harringhen. Io veglierò su di voi e vi proteggerò dai pericoli che vi minacciano.

— E da quali? — chiese Randolfo.

— Come? Non sapete che per di qui è passato il terribile Scibellok? E non sapete che quando egli si mostra significa che gl’indiani non sono lontani? Presto, partite al galoppo o cadrete nelle mani di quei sanguinari selvaggi. Io proteggerò questo angelo che mi ha salvato.

— Noi non abbiamo bisogno della vostra protezione — disse Randolfo con voce decisa. — Noi non vogliamo con noi un ladro di cavalli.

— Ciò non m’importa — rispose Ralph, senza perdere la sua tracotanza. — Io ho domandato alla mia benefattrice di poterla seguire e non a voi. D’altronde se la mia compagnia vi rincresce, ditemi quale via prenderete ed io vi seguirò da lontano, pronto sempre a proteggere colei che mi ha salvato da una certa morte.

— Grazie della vostra offerta — disse Mary. — Io però rifiuto al pari di mio fratello la vostra compagnia ed il vostro aiuto. Non credo che noi avremo bisogno di voi.

— Ebbene, allora buona fortuna, bella signora — gridò Ralph inforcando la sua cavalcatura. — Vedremo se sarò io o voi che avrete bisogno di me.

Quindi senza attendere altra risposta spronò il suo cavallo e scomparve sotto i grandi alberi.