Brani di vita/Libro primo/Il Monte santo di Dio

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Il Monte santo di Dio

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Libro primo - La proprietà letteraria Libro primo - Le poesie di Angelo Viviani

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SANTO DI DIO


Non c’era più nessuno in biblioteca, ed il bibliotecario, appollaiato sulla scaletta a piuoli, sfogliava rabbiosamente un volume.

Sappiate che l’età sviluppa l’intelligenza ne’ libri come negli uomini. L’esperienza ammaestra i libri a temere l’uomo ed a difendersi da lui come possono, e se aprite un volume antico, sentirete come scricchiolano dolorosamente i cartoni, come geme il dorso, come si lamentano le giunture. Le carte si ostinano a rimanere appiccicate colla tenacità dell’ostrica che serra le valve al pericolo, ed annebbiano l’aria colla polvere, proprio come la seppia intorbida l’acqua coll’inchiostro per sfuggire al nemico. Si possono anzi notare certi fenomeni che confortano le teorie darwiniane e provano vera la sentenza che gli organi si modificano per adattarsi all’ambiente in cui debbono operare. Infatti la seppia allevata nell’acquario secerne meno inchiostro che quando è libera, e il volume, nella domesticità della libreria privata, secerne meno polvere che allo stato sel[p. 126 modifica]vaggio, ossia nelle biblioteche del Governo. Quanta sapienza c’è nei libri!

Il bibliotecario, su la scaletta, leggeva brontolando, con certi gesti d’impazienza che stimolavano nel volume la secrezione della polvere. Dall’alto della scansia il busto di Giustiniano guardava in giù e sorrideva con una certa malinconia rassegnata da far credere che pensasse piuttosto all’imperatrice Teodora che alle Pandette. In biblioteca non c’era di vivo che il bibliotecario, poichè l’Anobium pertinax e l’Anobium striatum, non desti ancora dal letargo invernale, dormivano nelle Bibbie e nelle pubblicazioni del Ministero. Ma dai finestroni spalancati un fiume di luce allegra prorompeva nella sala ed i raggi del sole primaverile, pieni di pulviscolo d’oro, strisciavano sulle scansie cercando inutilmente il lucido delle cornici. E col sole entrava l’eco di una battaglia di passeri sulle grondaie, il rombo lontano delle carrozze, il rumore delle voci, tutto il fracasso della città, rammorbidito, armonizzato dalla distanza. La vita era tutta fuori, la vita nuova del mondo e degli uomini, la primavera.

Si vede che il bibliotecario aveva bisogno di uno sfogo, perchè chiuse seccamente il volume e dall’alto della scaletta lo buttò giù sulla tavola. (Santi Numi, che polvere!). Discese brontolando e, attirato dalla luce e dal rumore, s’incamminò verso il finestrone; ma a mezza strada si volse tutto d’un pezzo come se lo avessero chiamato, e guardò Giustiniano tra gli occhi come un avversario, dicendo: — Dichiaro che l’Heinecken ha torto. — E poichè Giustiniano [p. 127 modifica]seguitò a sorridere ma non rispose, riprese con voce più alta: — Sissignore; dichiaro che l’Heinecken ha torto: torto marcio! — E volse dispettosamente le spalle al povero imperatore, incamminandosi al balcone.

Il libro che il bibliotecario aveva scaraventato giù dalla scaletta era appunto: Idea di una collezione di stampe, con una dissertazione sull’origine dell’incisione, stampato a Lipsia nel 1771 in ottavo. Ivi l’Heinecken osserva che il Tolomeo stampato a Roma nel 1478 non contenendo altro che carte geografiche incise in metallo e fuori del testo, il primo libro con rami inseriti è il Dante commentato dal Landino e stampato a Firenze da Nicolò di Lorenzo della Magna nel 1481 in folio. Gli esemplari di questo raro volume che si trovano ancora nelle nostre biblioteche hanno per lo più due sole incisioni ed un’altra ripetuta, rimanendo, in capo ad ogni canto, vuoto lo spazio delle incisioni assenti: ma la Vaticana deve averne un esemplare con una serie di 18 incisioni incollate al loro posto, ed il catalogo della biblioteca Marchi ne annunciò uno con 19 stampe; il che mostra come le incisioni fossero in gran parte eseguite se non inserite. Siano queste incisioni o no disegnate da Sandro Botticelli ed eseguite da Baccio Baldini (non pare verosimile che siano di Maso Finiguerra, come vorrebbe una nota manoscritta della biblioteca nazionale di Parigi), questo libro è creduto il primo che porti incisioni in metallo inserite nel testo, ed è appunto contro questa affermazione dell’Heinecken che il bibliotecario protestava. [p. 128 modifica]

Sotto al balcone c’era il prato della scuola veterinaria. Di là dal prato le case, e sopra le case facevano capolino i colli oramai vestiti di verde. Il sole d’aprile certo aveva letto male il lunario e, saltando un mese, s’era messo a splendere come agli ultimi di maggio, tanto esultava nel cielo turchino, tanto i suoi raggi scaldavano. E giù, nel prato rinverdito, le margherite novelline alzavano curiosamente la testa nelle cuffiette bianche per spiare i fiori candidi dei mandorli, i fiori carnicini de’ peschi primaticci e tutta la nuova festa delle foglie giovani, dei getti freschi, dei ramoscelli gonfi di linfa, delle gemme turgide di succhio. Le finestre delle case circostanti erano spalancate al sole, addobbate di biancheria stesa ad asciugare, sonanti di grida fanciullesche e di canti femminili. L’atmosfera limpida non sfumava i colli col solito velo di nebbia, ma lasciava distinguere le casine bianche, le siepi ed i campi verdi. Fino le campane parevano assorte in questa fulgida ora di rinascimento e rispettavano tacendo la gioia della terra e dei viventi.

Qualche volta, a dispetto dei regolamenti, un bibliotecario non è una macchina, ma un uomo. Il nostro aspirò sonoramente l’aria libera, spianò le ciglia corrugate e immerse profondamente le mani nelle tasche. L’ho a dire? Ve lo dirò, purchè non lo ripetiate al Ministro attuale. Il bibliotecario cavò di tasca una vecchia pipa, la riempì e, dopo averla accesa, puntò i gomiti sul balcone fumando saporitamente! Ma se proprio volete raccontare questa infrazione dei regolamenti al Ministro che governa [p. 129 modifica]le biblioteche, pinacoteche, ecc., raccontategliela pure: tanto lo sanno tutti che, mentre nelle sale di lettura, dove non c’è pericolo d’incendio, è rigorosamente vietato di fumare, nelle altre sale si chiude un occhio e una fumatina, via, si può fare. O che male c’è? La Regìa ci guadagna, gli impiegati ammazzano il tempo, e il fumo del tabacco nuoce solo all’Anobium pertinax e all’Anobium striatum.

Dunque il bibliotecario fumava come un tizzo verde e pensava: — Che bella giornata! Nitida come un Bodoni in carta distinta.... ma l’Heinecken ha torto. Prima del Dante ci deve essere un altro libro con incisioni in metallo. Ah, bibliotecario di poca memoria, se lo sapesse il Ministro! Quanti passeri! Passer, delicicæ meæ puellæ, e sono eccellenti in umido. Il Missale Herbipolense è anche lui del 1481, dunque non è quello; ma come si chiama quell’altro? Come si deve star bene in collina oggi! Ma come si chiama quell’altro libro, come si chiama?

Si spalancò una porticina, due bimbi irruppero nella sala gridando: — Babbo! Babbo! — e la signora bibliotecaria in guanti e cappellino, sollevando con garbo la veste per non tuffarla nella dotta polvere, entrò nel regno del marito. Il bibliotecario vuotò la pipa e la rimise in tasca.

I bimbi saltarono in giro schiamazzando, e si fermarono a studiare profondamente ed a far girare sui perni una sfera celeste, dove un frate del seicento aveva dipinto tutti i cancri, i capricorni e gli altri mostri delle costellazioni. La signora raggiunse il bibliotecario, che da buon marito, non s’accorse [p. 130 modifica]come nella disinvolta cera della moglie un secreto desiderio e una novità d’appetito covassero insidiosi. Già egli pensava all’Heinecken.

— Che bella giornata! — cominciò la signora.

— Bellissima! — rispose il bibliotecario quasi sospirando. — E dove conduci i bimbi?

La bibliotecaria non rispose subito, ma si accomodò il nastro del cappellino che non ne aveva bisogno.

— Li conduco fuori — disse poi. — E tu non vieni?

— Vedi, verrei volentieri, ma debbo lavorare. Sappi che l’Heinecken dice...

— Lascialo dire. Oggi si deve star bene fuori. Vieni con noi. Anzi — (il segreto desiderio stava per vedere la luce) — anzi, non si potrebbe trovare un po’ di svago pei bimbi.... e per te che stai qui sempre chiuso....

— T’ho pur detto che non posso. Senti; il primo libro con incisioni....

— Perchè non puoi? Ecco, se s’andasse tutti a pranzo fuori porta, in campagna.... (il segreto! il segreto!) si andrebbe coi bimbi, sai, là nei giardini, sotto il pergolato.... Ti ricordi? come ci si stette bene l’anno passato? Ti ricordi? Non mi dire di no.... sii buono....

Ah, donne seduttrici! Ella aveva posato la manina inguantata sulla spalla del marito e lo guardava di sotto in su, sorridendo colle labbra fresche e con gli occhi pieni di furberie e di tentazioni. Sulle gronde i passeri cinguettavano più che mai e le margherite bianche parevano tanti occhi curiosi che spiassero il balcone.

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— Abbi pazienza — disse il bibliotecario dopo aver superato la tentazione. — Abbi pazienza. L’Heinecken....

La bibliotecaria battè il piedino per terra e ritirò la mano dalla spalla del marito. Era offesa, stizzita della negazione e della mala riuscita del suo disegno. — Caro mio — riprese, sporgendo il labbro inferiore ed aggrottando le ciglia — caro mio, son pur seccanti i tuoi libri! Quando ci avrai rimesso la salute! E a contentar noi non ci pensi mai? Quando ci farai un piacere, nel nome santo di Dio?

Il bibliotecario diede un guizzo e spalancò le braccia.

L’ho a dire? Scaraventò la papalina di velluto contro Giustiniano, e.... via, lo dico.... baciò sonoramente la bibliotecaria su tutte due le gote. La povera signora che s’aspettava un rimprovero, rimase attonita, poi arrossì un pochino e, rassettando il nastro del cappellino che questa volta ne aveva bisogno, rivolse istintivamente la testa. Ma i bimbi studiavano le costellazioni.

Il Monte Santo di Dio — diceva il bibliotecario, gesticolando allegramente. — Il Monte Santo di Dio di Antonio Bettini da Siena, stampato da Niccolò di Lorenzo della Magna di Firenze il 10 settembre 1477 in quarto grande, caratteri tondi, senza numerazione ma con segnature. È proprio quello, sai, ed è rarissimo! Ce n’è uno nella Casanate; un altro è indicato nel catalogo Jackson di Livorno 1456, ma deve essere andato nella libreria del Duca della Vallière. E sai dove l’ho visto? Vuoi vederlo anche [p. 132 modifica]tu? È nell’avvertimento del tomo III del catalogo stampato della Casanate. Quello è il primo libro con incisioni in metallo inserite nel testo; proprio quello!...

Il bibliotecario era raggiante. La bibliotecaria rasserenata non capiva bene l’importanza della notizia, ma capiva che una esclamazione fortunata le aveva fatto vincere la causa. Quel giorno pranzarono coi bimbi sotto la pergola dove erano stati tanto bene l’anno passato.

La sera, la bibliotecaria era già in letto e sorrideva cogli occhi semichiusi. Il bibliotecario in abbigliamento molto leggero... molto beduino, puntò il ginocchio sul letto per saltarvi dentro, ma alla prima non gli riescì.

— Come è alto il nostro letto — disse. — È un vero monte!

La bibliotecaria aprì gli occhioni birbi, fece una risatina piena di malizie e di carezze e sussurrò: — Monte Santo di Dio!

Ah, l’irriverente!