Candido/Parte I/Capitolo VI
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CAPITOLO VI.
Come si fece un bell'auto-da-fè per impedire i tremoti e come Candido fu frustato.
Dopo il terremoto che avea distrutto tre quarti di Lisbona, i dotti del paese non avevan trovato mezzo più efficace per impedire una total rovina, che di dare al popolo un bell’auto-da-fè. Era stato deciso dall’Università di Coimbra che lo spettacolo di qualche persona bruciata a fuoco lento in gran cerimonia era un segreto infallibile per impedir che la terra non si scuota[1]. Aveano in conseguenza catturato un biscaglino convinto d’aver sposato la comare, e due portoghesi che, mangiando un pollastro, ne aveano levato il lardo; si venne poi dopo pranzo alla cattura del dottor Pangloss, e di Candido suo discepolo; di quello per aver parlato, e di questo per aver ascoltato in aria d’approvazione. Furono tutti e due condotti separatamente in appartamenti freschissimi, ne’ quali non s’era mai infastiditi dal sole. Otto giorni dopo furono tutti rivestiti d’un sambenìto, e vennero loro adornate le teste di mitere di carta, la mitera e il sambenìto di Candido eran dipinte con delle fiamme all’ingiù, e con de’ diavoli senza granfie e senza coda; ma i diavoli nel sambenìto di Pangloss avean granfie e coda, e le fiamme eran dritte. Andarono così vestiti a processione e sentirono un sermone assai patetico seguito da una bella musica in falso bordone; Candido fu frustato sul messere a tempo di battuta mentre cantavano; il biscaglino e quei due che non avean voluto mangiar del lardo furono bruciati, e Pangloss fu appiccato, benchè non sia questo il costume. Il medesimo giorno vi fu un’altra scossa di terremoto con un fracasso spaventevole[2].
Candido spaventato, confuso, smarrito, tutto insanguinato, tutto affannato dicea fra sè: «Se questo mondo è l’ottimo dei possibili che mai son gli altri? Se io non sono stato altro che nerbato a posteriori, lo sono stato anche fra i Bulgari; ma, o mio caro Pangloss, il massimo de’ filosofi, ho io avuto a vedervi impiccare senza ch’i’ sappia perchè! Oh mio caro anabattista, ottimo degli uomini, avev’io a vedervi annegare nel porto! O Cunegonda, perla delle fanciulle, er’egli dovere che avessero a spaccarvi la pancia!»
Egli se ne ritornava mal reggendosi in piedi, sermonizzato, ma assoluto e benedetto, quando una vecchia gli si fa innanzi, e gli dice: «Fatevi animo, figliolo mio, e seguitatemi.»