Canti (Leopardi - Donati)/XII. L'infinito
 |
Questo testo è stato riletto e controllato. | |
Giacomo Leopardi - Canti (1831)
XII
L'infinito
L'infinito
| ◄ | XI. Il passero solitario | XIII. La sera del dì di festa | ► |
XII
L’INFINITO
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma, sedendo e mirando, interminati
spazi di lá da quella, e sovrumani5
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce10
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Cosí tra questa
immensitá s’annega il pensier mio;
e il naufragar m’è dolce in questo mare.15