Corano/Capitolo LXXII

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Capitolo LXXII

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Maometto - Corano (650)
Traduzione dall'arabo di Vincenzo Calza (1847)
Capitolo LXXII
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CAPITOLO LXXII.

i geni.

Dato alla Mecca. — 28 Versetti.

1.  Di’: Mi è stato rivelato che alcuni genj essendosi posti ad ascoltare (la lettura del Corano) gridarono: Abbiamo intesa una lettura straordinaria1.

2.  Egli guida alla verità; noi crediamo ad essa, e non associeremo più verun altro al nostro Signore.

3.  Il nostro Signore (che la sua maestà sia inalzata), non ha nè compagno, nè figlio.

4.  Uno di noi, insensato, ha proferito delle stravaganze sul conto di Dio. [p. 303 modifica]

5.  Credevamo che nè gli uomini, nè i genj, avrebbero giammai detta una bugia su Dio.

6.  Alcuni individui fra gli uomini hanno cercato il rifugio presso alcuni individui fra i genj, ma ciò non fece che accrescere la lor demenza.

7.  Quei geni credevano come voi, o uomini! che Dio non risusciterebbe alcuno.

8.  Abbiamo toccato il cielo (nel nostro volo) ma l’abbiamo trovato pieno di custodi forti, e di dardi fiammeggianti.

9.  Vi siamo stati seduti su delle sedie per sentire (ciò che si diceva); ma chi vorrà ascoltare d’ora in poi, troverà il dardo fiammeggiante che lo attenderà (per scagliarsi sopra di lui).

10.  Non sappiamo se era una disgrazia che si destinava agli abitanti della terra, ovvero se il Signore voleva con tal mezzo dirigerli sulla via retta.

11.  Vi sono fra noi de’ genj virtuosi, ve n’è di quei che non lo sono; siamo divisi in due specie.

12.  Credevamo che avremmo potuto diminuire la possanza di Dio sulla terra, che avremmo potuto renderla meno forte colla nostra fuga.

13.  Tosto che abbiamo inteso il Libro della direzione (il Corano) vi abbiamo creduto, e chi crede in Dio non deve temere nè frode, nè affronto.

14.  Vi sono fra noi di quei che s’abbandonano a Dio (musulmani, m’slimun) ve ne sono di quei che deviano; chi s’abbandona a Dio cerca la vera strada.

15.  Quei che se ne allontanano serviranno d’alimento al fuoco dell’inferno.

16.  Perchè non restano sulla strada dritta? Noi daremmo loro acqua in abbondanza per bere.

17.  Li proveremmo così2; chi s’allontana dal ricordarsi di Dio, subirà un gastigo doloroso.

18.  I tempi sono (consacrati) a Dio, non invocate chicchessia con Dio.

19.  Quando il servitore di Dio (Maometto) si pose ad adorarlo, poco mancò che non lo soffocassero3.

20.  Di’ loro: Io invoco il Signore, e non gli associo chicchessia.

21.  Di’ loro: Non dispongo per voi d’alcun male, nè della direzione.

22.  Di’ loro: Niuno potrebbe proteggermi contro Dio.

23.  Fuori di Dio non troverei refugio.

24.  Io non ho altra facoltà che di predicarvi ciò che viene da Dio, e di riferirvi le sue ambasciate. Chi è ribelle a Dio, ed al suo apostolo, avrà il fuoco dell’inferno in ricompensa, e vi resterà eternamente.

25.  Saranno perversi fino a che abbiano veduto co’ proprj occhi ciò che loro si minacciava. Apprenderanno allora chi di noi è più scarso di appoggio, e più piccolo di numero.

26.  Di’ loro: Ignoro se le pene di cui siete minacciati sono vicine, o se Dio ha assegnato ad esse un’epoca lontana. Dio solo conosce le cose nascoste, e non le disvela a veruno,

27.  Meno che all’inviato nel quale si è compiaciuto4; cammina avanti e dietro ad esso, spiando i suoi passi,

28.  Per sapere se i suoi inviäti hanno eseguita la missione del loro Signore.

Note

  1. Maometto, poco prima della sua fuga dalla Mecca, disperando di convertire i mecchesi, erasi recato a Taief per predicarvi il nuovo culto; gli abitanti di Taief lo ricevettero malissimo; ma in compenso, dicono gl’istorici musulmani, una compagnia di genj che allora vi si trovava, avendo intesi gl’insegnamenti del Corano, vi credè, e propagò la sua dottrina fra gli altri genj.
  2. I versetti 16 e 17 devono riferirsi agl’infedeli, ai mecchesi.
  3. Secondo i commentatori sono i genj che correvano in folla a sentire Maometto allorchè pregava, e si gettavano sopra di lui.
  4. Questo versetto allude a Maometto, ma sarebbe in contradizione con molti altri passi del Corano ne’ quali il profeta arabo confessa che ignora le cose nascoste. Il senso più ragionevole di questi due versetti (27 e 28) è che Dio non isvela i suoi segreti ad alcuno, e quando dà i suoi ordini a quel suo ministro (angelo o profeta) che gli è piaciuto di scegliere, lo segue per tutto per vedere se li ha ben eseguiti.