Così mi pare/Chiose/Perchè gli uomini non sposano

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Chiose - Perchè gli uomini non sposano
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Perchè gli uomini non sposano


(Intervista con un giovanotto... da moglie).

L’intervista è stata involontaria, impreparata e impreveduta; è nata dalle circostanze anzichè da un atto di volontà, e appunto perchè ha il valore di tutte le cose spontanee, la dedico a tutte le signorine da marito di quella media classe — piccola borghesia — che più d’ogni altra sente e deplora la difficoltà di un buon collocamento o anche soltanto di un collocamento discreto — a tutte le signorine ricche di doti e povere di dote che a partire dai diciott’anni si mettono sulla breccia alla caccia non già di un Prince charmant ma soltanto d’un legittimo compagno.

Dedico l’intervista anche alle mamme poichè, almeno teoricamente, sono loro che preparano le mogli di domani. [p. 82 modifica]

L’interlocutore mio, costituirebbe il tipo ideale del giovanotto... maritabile. Ventott’anni, un fisico sano piacente — non un Adone, ma Dio scampi dai mariti adonei! — intelligenza sveglia, molto buonsenso, carattere simpatico, niente famiglia e un posticino in un giornale che gli frutta trecento lire al mese. Come tare coniugali, non gli suppongo che una lieve tendenza alla gelosia, quel tanto necessario per mettere nell’amore la punta lieve di spasimo che ne rende le gioie più acute. Troppa gelosia guasta: quel briciolo che si traduce in paura di perdere il cuore nostro è delizioso. La perfetta sicurezza, da parte di un uomo, è quasi un insulto per una donna.

L’interlocutore mio sta a pensione presso una famiglia molto per bene ma non ne è soddisfatto: ha gran parte della schiavitù della vita d’albergo senza averne i vantaggi. D’altra parte, preferisce ancora quella pensione familiare al restaurant che gli rovinerebbe irreparabilmente lo stomaco a breve scadenza. Ma è malcontento: sente la nostalgia d’una piccola casa sua, d’una compagna affettuosa, d’un’assistenza devota, d’un po’ di comfort autentico [p. 83 modifica]nella libertà d’una intimità cara dopo le ore d’ufficio e l’esaurimento del lavoro.

— Perchè non prendete moglie? gli ho chiesto.

Non s’è spaventato, m’ha anzi confessato che ci pensa e che lo farebbe volentieri se... se... se...

Una lunga teoria di condizioni che lascio esporre a lui.

— Mi son formato il mio tipo ideale di compagna e non so rinunziarvi. D’altra parte ho paura di non riuscire a scoprire una realtà che risponda al mio sogno.

— Sentiamolo questo sogno, se è lecito.

— Figuratevi! Vorrei una donna che riassumesse per me tutte le dolcezze e tutto il sorriso della femminilità, che sapesse essermi insieme amica, amante, sorella e magari madre; una donna nella quale fidare e riposare, confidarmi e gioire, perdermi e confortarmi.

— Un ideale sublime.

— Sì, e irrealizzabile.

— Perchè?

— La realtà è così diversa! Io mi guardo troppo intorno e ancora non ho trovato una donna che mi conforti a sperare. Non ch’io sia pessimista in tema femminile, sapete. [p. 84 modifica]Riconosco auzi che vi sono moltissime buone mogli e altrettante ottime madri. Ma ecco, non vorrei sposare esclusivamente una massaia e nemmeno vorrei una compagna che fosse sopratutto un oggetto di lusso. Vorrei una creatura piacente e cara che sapesse essere insieme la compagna sapiente, pratica, attiva della mia vita e insieme la poesia del mio spirito.

— Ve ne sono.

— Ne conoscete voi? Io no. Vi assicuro che ho cercato coscienziosamente. Ho trovato un numero stragrande di signorine attraentissime disposte a sorridermi con grazia infinita, a bostonnare con eleganza perfetta colla piccola mano bianca nella mia, a cantare per me una romanza sentimentale, a scorrere sulla tastiera d’un pianoforte le dita agili e affusolate con compiacenza squisita, a servirmi una tazza di the in modo inappuntabile. Quando ho volato approfondire l'esame, sotto la vernice brillantissima ho trovato delle delusioni profonde. Ho visto che la facoltà più apprezzata anche in codesto piccolo mondo che dovrebbe essere ingenuo, è lo spirito: si prodiga e si provoca la frase scintillante, spumeggiante, frizzante a costo di qualsiasi sacrificio del sentimento, della serietà, della schiettezza, del buonsenso, talvolta [p. 85 modifica]anche della riservatezza doverosa in una fanciulla... Null'altro conta all'infuori del saper fare la frase che vuol essere osservazione acuta, pronta, originale e che è sempre malignità, insolenza, audacia, piccola cattiveria... Che volete, io sarò retrogrado, ma ho l'impressione che l'esuberanza di spirito, in una fanciulla, vada sempre a detrimento del sentimento.

— Non sempre.

— È un'impressione, non si discute. Preferirei che la sposa mia fosse un po sentimentale anziché troppo secolonuovo.

— Posso garantirvi che tutti gli uomini sono del vostro parere.

— Credete? e ho piacere: vuol dire che abbiamo ragione. Lo spirito è una veste di parata che può avere il suo valore decorativo, non entra affatto come ingrediente nella felicità domestica. Le doti che occorrono per rendere tiepido e caro il nido sono doti più di sentimento che non di cerebralità. La donna mia dovrà essere semplice, schietta, affettuosa, indulgente, armata magari di spirito critico sì, ma fasciato in un fodero di bontà. La voglio intelligente ma dotata sopratutto dell’intelligenza d’amore. Voglio che ella sappia Parte di mantener viva la fiamma d’amore nel cuore del compagno... [p. 86 modifica]— Arte difiìcile.

— Non tanto quanto forse credete. Io vi posso garantire, sopratutto per le confidenze ricevute da amici e da coniiagni, che se doio qualche anno di matrimonio l’uomo si allontana dalla casa, è quasi sempre per colpa della moglie. Sono poche le donne che comprendono la necessità di rendere il nido sorridente e sereno per il compagno, la necessità di api)arirgli, visione deliziosa, in una cornice simpatica e attraente. Voi che siete donna, ditemi, trovate sia cosa tanto diffìcile il riuscire a mantener viva la poesia d’amore nel cuore d’un uomo? Ho ricevuto in proposito, proprio di questi giorni, le confidenze melanconiche d’un amico che ha sposato da un anno — da un anno, capite? — e che è già désenchanté. Egli aveva sposato una fan- ciulla molto carina, snella sottile, con un’au- reola di capelli biondi seducentissima, un per- sonalino elegante, sempre adorno con cura infinita.

Appena sposata, essa ha inflitto al marito il rovescio di quella bella medaglia lucente; lo ha fatto assistere a tutto il retroscena della toeletta pur semplice; s’è coricata regolar- mente ogni sera accanto a lui con la testa irta di forcine costringenti i capelli per i [p. 87 modifica]riccioli da esporre al pubblico la mattina dopo, colla faccia impiastricciata di coldcream per mantenere fresca la pelle; s’è trascinata subito e sempre per la casa in ciabatte e vestaglia spesso cosparsa di frittelle: è diventata, insomma, così sciatta e trasandata che a poco a poco ha ucciso nel compagno prima il desiderio, e poi l'amore.

— Perchè l'amico vostro non ha tentato di aprire gli occhi alla piccola stolta e di mostrarle il precipizio verso il quale correva!

— Lo ha fatto. A tutte le osservazioni sulla sua trascuratezza ella rispondeva accampando la necessità di sbrigare le faccende domestiche e di non poterlo fare in toeletta.

— C’è modo e modo.

— È vero? Vedete il tremendo aut-aut per noi uomini: o essere in grado di mantenere alla nostra donna una servitù completa, o vederla ridursi al grado di domestica con tutta la volgarità inerente. Dove trovare la donna che sapi)ia disimpegnare il suo ufficio di massaia con abilità intelligente ma anche con decoro, con proprietà, con eleganza, direi quasi, e ridiventare a tempo la signora ed accoglierci, al nostro ritorno, vestita con proprietà, acconciata con un po’ di civetteria, che faccia, [p. 88 modifica]insomma, per noi mariti quello che faceva per noi fidanzati? Tanta pena si dà la fanciulla per conquistare un cuore d’uomo e nessuno sforzo vuol fare la donna per conservarselo! Che volete! questa nostra povera bestia umana ha anche una sensibilità estetica e attraverso la porta di codesta sensibilità entra o fugge il desiderio. E purtroppo il desiderio è così gran parte dell'amore che talvolta le due cose si confondono.

— Giusto; ma in complesso le vostre sono tutte paure eleganti; se non avete altre ragioni d esitazione mi sembrate maturo pel settimo sacramento. Sceglietevi una bimba simpatica e intelligente che vi oifra serie garanzie d educazione solida, che esca da una famiglia dove l'onestà e la serietà siano tradizionali. Poi, innamoratela, e questo è affar vostro.

Se la vostra piccola sposa vi amerà davvero, sarà sua prima preoccupazione quella di conservarsi il vostro amore.

— Supponiamo che abbiate ragione: sta tutto bene per la questione diciamo così morale. Rimane l'altra, la materiale, la finanziaria. Credete voi che con trecento lire al mese si possa prender moglie?

— Viì sono famiglie che vivono con molto meno. [p. 89 modifica]— Ma come vivono?

— Male, poveretti. Ma trecento lire costituiscono un’entrata non disprezzabile. Vi faccio un preventivo sommario: sessanta lire di pigione; centocinquanta pel vitto; quindici d’illuminazione e combustibile; dieci per una servetta che aiuti vostra moglie e rappresenti il risparmio della lavandaia e della stiratrice; rimane un margine di sessantacinque lire per le spese vostre e per la guardaroba.

— Ci siamo: la guardaroba! deducete da quel margine una trentina di lire per i miei sigari, qualche spesa di tram, una bibita, un francobollo, un incerto qualsiasi: rimangono trentacinque lire ossia quattrocento franchi all’anno nelle quali devono entrare i vestiti, la biancherie, i cappelli e le scarpe per me e per la mia donna; le mie cravatte, i suoi guanti, i suoi veli, le sue cinture, i suoi busti ecc. Credete che bastino?

— Con una donna previdente, sì.

— Lo so anch’io. Non crediate che non sia informato. So benissimo che un abitino fatto in casa costa un terzo di quello comperato nelle grandi case di confezione. So che la povera mamma mia si faceva da sè tutta la biancheria e le camicette e le sottane e le maglie. Ed [p. 90 modifica]erano maglie che duravano anni, era biancherìa eterna. Andate a parlare di questi sistemi a una delle vostre fanciulle; la vedrete sorridere col disprezzo sulle labbra e girar le spalle al pretendente dalle idee arcaiche. Nel loro ideale matrimoniale di tutte quante entra in prima linea il lusso e vi confesso che io ho paura del lusso. Quando vedo una signorina senza un soldo di dote vestita di velo e di trine colle spalle nude sotto il trasparente leggero, gli scarpini di vernice, le calze traforate, i guanti di seta lunghi fino al gomito, in testa un cappello da cinquanta franchi e sotto il cappello un visetto che già sa l’oltraggio del rossetto, delle creme, del kohl intorno agli occhi, del bàton rouge sulle labbra e dei riccioli fìnti, sento una gran tentazione di rimaner celibe tutta la vita!

— Per fortuna non ne vedrete molte fanciulle di questo stampo.

— Più che non crediate. E, truccatura a parte, il guaio del lusso è generalizzato. L’impressione e la paura mie, sono la paura e l'impressione di tutti i giovanotti che potrebbero sposare e che restan celibi perchè non osano correre l'alea d’un’unione per tanti aspetti problematica. Voi che fate professione di par [p. 91 modifica]ranlare al pubblico, ditelo alle fanciulle e ditelo alle mamme: chissà che qualcuna non vi ascolti!


Chissà!

Se la voce venisse da me, non mi abbandonerei a illusioni: ma viene da un uomo e da un interessato: forse, qualche cervello femminile troverà che vai la pena di meditarci su un poco...