Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi/Libro secondo/20

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Libro secondo - Capitolo 20

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Corso Donati; Carlo di Valois; Donati, Rossi, Tornaquinci, Bostichi: loro ruberie e malefizi (novembre 1301 - ...).

Uno cavaliere della somiglianza di Catellina romano, ma più crudele di lui, gentile di sangue, bello del corpo, piacevole parlatore, addorno di belli costumi, sottile d’ingegno, con l’animo sempre intento a malfare, col quale molti masnadieri si raunavano e gran séguito avea, molte arsioni e molte ruberie fece fare, e gran dannaggio a’ Cerchi e a’ loro amici; molto avere guadagnò, e in grande alteza salì. Costui fu messer Corso Donati, che per sua superbia fu chiamato il Barone; che quando passava per la terra, molti gridavano: "Viva il Barone"; e parea la terra sua. La vanagloria il guidava, e molti servigi facea.

Messer Carlo di Valos, signore di grande e disordinata spesa, convenne palesasse la sua rea intenzione, e cominciò a volere trarre danari da’ cittadini. Fece richiedere i priori vecchi, i quali tanto avea magnificati, e invitati a mangiare, e a cui avea promesso, per sua fede e per sue lettere bollate, di non abbattere gli onori della città e non offendere le leggi municipali; volea da loro trarre danari, opponendo gli aveano vietato il passo, e preso l’uficio del paciaro, e offeso Parte guelfa, e a Poggi Bonizi aveano cominciato a far bastìa, contro all’onore del re di Francia e suo: e così gli perseguitava, per trarre danari. E Baldo Ridolfi, de’ nuovi priori, era mezano, e dicea: "Vogliate più tosto darli de’ vostri danari, che andarne presi in Puglia". Non ne dierono alcuno; perch tanto crebbe il biasimo per la città, ch’egli lasciò stare.

Era in Firenze un ricco popolano e di gran bontà, chiamato per nome Rinuccio di Senno Rinucci, il quale avea molto onorato messer Carlo a uno suo bel luogo, quando andava a uccellare co’ suoi baroni. Il quale fece pigliare e poseli di taglia fiorini IIIjm, o lo manderebbe preso in Puglia. Pur, per preghiere di suoi amici, lo lasciò per fiorini VIIjc. E per simil modo ritrasse molti danari.

Grandissimi mali feciono i Donati, i Rossi, i Tornaquinci, e i Bostichi: molta gente sforzarono e ruborono. E spezialmente i figliuoli di Corteccione Bostichi: i quali presono a guardare i beni d’un loro amico, ricco popolano chiamato Geri Rossoni, e ebbono da lui per la guardatura fiorini C°; e poi furono pagati, eglino il rubarono. Di che dolendosene, il padre loro gli disse che, delle sue possessioni, gli darebbe tante delle sue terre egli sarebbe soddisfatto; e vollegli dare uno podere avea a San Sepolcro, che valea più che non gli aveano tolto. E volendo il soprapiù che valea, in danari contanti, Geri li rispose: "Dunque vuoi tu ch’io ti dia danari, acciò che i figliuoli tuoi mi tolgano la terra? questo non voglio io fare, ché sarebbe mala menda". E così rimase.

Questi Bostichi feciono moltissimi mali, e continuaronli molto. Collavano gli uomini in casa loro, le quali erano in Mercato Nuovo nel mezo della città; e di mezo dì li metteano al tormento. E volgarmente si dicea per la terra: "Molte corti ci sono"; e anoverando i luoghi dove si dava tormento, si dicea: "A casa i Bostichi in Mercato".