Dalle novelle di Canterbury/Novella del chierico di Oxford/Pars tertia

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Novella del chierico di Oxford - Pars tertia

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PARS TERTIA


OO
r accadde, quando la bambina era ancora lattante, che a Gualtieri venne cosí vivo desiderio nell’animo, di tentare la fermezza di sua moglie, che non seppe liberarsi da sí strana voglia; e pensò, Dio sa quanto ingiustamente, di volerle fare grande paura.

Altre volte aveva messo alla prova Griselda, e sempre ne era rimasto soddisfatto; perché dunque tentarla ancora, e sempre con piú dure prove? Per quanto alcuni trovino da lodare, in ciò, un’alzata d’ingegno, a me sembra cosa molto crudele, tormentare senza ragione una povera moglie, con angosce e paure.

Ma ecco che cosa pensò di fare; una [p. 232 modifica]sera si presentò a lei, e mostrandosi serio e turbato nel volto, le disse: “Griselda, non avrai dimenticato, son sicuro, che un giorno ti tolsi dalla miseria, per farti diventare una nobile signora.

L’alta posizione nella quale ti ho messo, spero che non ti abbia fatto scordare, che io ti ho levato da una condizione molto bassa: devi ben ricordarlo. Fa attenzione, ora, alle mie parole, che nessuno sentirà, poiché siamo soli.

Tu sai, come ti dicevo, in qual modo sei venuta, or non è molto, in casa mia; non ostante a me sei carissima: ma non cosí, per altro, ai gentiluomini della mia corte. I quali dicono che è per loro gran vergogna e dispiacere, l’essere sudditi e dipendenti di una donna del volgo.

Da quando è nata la bambina, hanno incominciato a spargere queste voci; io desidero di vivere in pace con tutti, e non posso, quindi, fare a meno di esserne preoccupato. E son costretto a fare della figlia tua, non quello che piace a me, ma quello che vogliono loro. [p. 233 modifica]Dio sa quanto mi costa il dirtelo: ma d’altra parte non voglio fare cosa senza che tu lo sappia, e voglio, anzi, che tu vi acconsenta. È giunto per te il momento di mettere in opera tutta la pazienza, che mi giurasti di avere il giorno stesso che sposammo in casa tua.„

Griselda non si scosse minimamente a queste parole, e tranquilla e serena (pareva che non se ne desse alcun pensiero), rispose: “Signore, come vi piace: io e la bambina siamo cosa vostra; e di ciò che è vostro voi potete fare quello che credete.

Purché Dio salvi l’anima mia, non c’è nulla che a voi piaccia, che possa dispiacere a me. Nessuna cosa desidero di conservare, nessuna temo di perdere fuor che voi: questo è il proponimento che ho fatto, dal quale nè il tempo nè la morte potranno rimuovere l’animo mio.„

Gualtieri fu tutto contento della risposta della moglie, ma fece finta di essere arrabbiato; e stette tetro e pensieroso, finché fu fuori della stanza. Quindi uscito di casa, e allontanatosi quasi un quarto di miglio, [p. 234 modifica]confidò tutto il suo disegno a uno scudiero, e tosto lo mandò dalla moglie.

Questi aveva dato prova piú volte di grande fedeltà in affari di grave importanza, ed amava e venerava il suo signore: ma pur troppo questa gente deve prestarsi, qualche volta, anche al male. Secondo l’ordine ricevuto, adunque, si presentò zitto e cheto in camera di Griselda.

E le disse: “Signora, perdonatemi, ma io faccio una cosa alla quale sono costretto: voi che siete tanto savia, capite meglio di me che gli ordini del marchese bisogna eseguirli appuntino; crudeli e da biasimare quanto si voglia, ma è necessario obbedire. E cosí farò senz’altro.

Ho avuto ordine di prendere questa bambina,„ soggiunse, e subito la prese con cattiva maniera, e prima di andarsene fece atto che dovesse ucciderla. Griselda sopportava tutto senza dir nulla: e timida come un agnello se ne stava tranquillamente a sedere, lasciando che il barbaro scudiero facesse tutto ciò che voleva.

Il cattivo nome e la faccia di quell’uomo [p. 235 modifica]le erano sospetti; la sua parola e il momento nel quale egli faceva tutto questo le mettevano paura: ahimé! la sua bambina, alla quale voleva tanto bene, glie l’avrebbe, certamente, fatta morire. Tuttavia senza un sospiro, senza una lacrima, si sottopose alla volontà del marchese.

Finalmente ruppe il silenzio, e tutta umile (come se avesse dovuto trattare con un vero gentiluomo) pregò il servo che le permettesse di baciare la sua bambina, prima che glie la facessero morire: e presala, con grande mestizia, in collo, le dette la sua benedizione; poi cominciò a cullarla fra le sue braccia, e a baciarla.

E le disse con affetto: “Addio, figlia mia, io non ti rivedrò più, ma poiché ti ho fatto il segno della croce, sarai benedetta dal Signor nostro, che morí, per noi, crocifisso: raccomando a lui l’anima tua, mia povera piccina, giacché stanotte, per colpa mia, dovrai morire.„

Io credo, che neppure la pietà di una balia reggerebbe a vedersi portar via il bambino pensi quindi ciascuno, che cosa [p. 236 modifica]avrebbe dovuto fare la misera madre, eppure, tanta era la sua fermezza, che tutto sopportò con pazienza, e disse a quell’uomo: “Eccovi, la bambina, prendetevela.„

E consegnandogli la piccina, soggiunse: “Andate, fate ciò che il signor mio vi ha comandato di fare; solamente fatemi questa grazia, se egli non ve lo ha proibito: sotterrate il suo corpicino, in qualche luogo, affinché le bestie e gli uccelli non lo divorino.„ Ma quegli, senza nemmeno rispondere, prese la bambina e se ne andò.

E recatosi dal marchese, gli raccontò per filo e per segno, in poche parole, quello che aveva detto e fatto Griselda; indi gli consegnò la bambina. Gualtieri provò un senso di compassione, ma non si mosse dal suo proposito, come quegli che voleva fatta la sua volontà.

Ordinò al suo scudiero di fasciare, di nascosto, e coprire adagino e con ogni cura la creaturina, e di metterla dentro una cesta o avvolgerla in una veste, senza che alcuno, pena la sua testa, scoprisse donde egli veniva, e dove andava. [p. 237 modifica]

La portasse, cosí nascosta, a Bologna, in casa della sorella di lui, ch’era allora contessa di Pavia; e mettendo costei a parte di tutto, la pregasse di allevare con ogni cura la bambina, senza mai dire, a qualunque costo, di chi fosse figliuola.

Questi andò, e fece, scrupolosamente, quanto gli era stato ordinato. Ma torniamo al marchese. Egli andava sempre fantasticando, se mai potesse capire dall’aspetto, o dalle parole della moglie, ch’ella fosse cambiata. Ma la trovava sempre ugualmente affabile e gentile.

La stessa bontà, la stessa dolcezza, la sua solita attività nelle faccende domestiche, lo stesso amore per lui: insomma, in tutto e per tutto era savia come prima. Non fece mai parola della sua bambina, e non si provò neppure a nominarla. Per grandi che fossero le sue pene e le sue sventure, non mostrò alcun cambiamento.