Dialoghi con Leucò/Schiuma d'onda

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Schiuma d'onda

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La belva La madre
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Schiuma d’onda

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Di Britomarti, ninfa cretese e minoica, ci parla Callimaco. Che Saffo fosse lesbica di Lesbo è un fatto spiacevole, ma noi riteniamo piú triste il suo scontento della vita, per cui s’indusse a buttarsi in mare, nel mare di Grecia. Questo mare è pieno d’isole e sulla piú orientale di tutte, Cipro, scese Afrodite nata dalle onde. Mare che vide molti amori e grosse sventure. È necessario fare i nomi di Ariadne, Fedra, Andromaca, Elle, Scilla, Io, Cassandra, Medea? Tutte lo traversarono, e piú d’una ci rimase. Vien da pensare che sia tutto intriso di sperma e di lacrime.

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(Parlano Saffo e Britomarti).

saffo   È monotono qui, Britomarti. Il mare è monotono. Tu che sei qui da tanto tempo, non t’annoi?

britomarti   Preferivi quand’eri mortale, lo so. Diventare un po’ d’onda che schiuma, non vi basta. Eppure cercate la morte, questa morte. Tu perché l’hai cercata?

saffo   Non sapevo che fosse cosí. Credevo che tutto finisse con l’ultimo salto. Che il desiderio, l’inquietudine, il tumulto sarebbero spenti. Il mare inghiotte, il mare annienta, mi dicevo.

britomarti   Tutto muore nel mare, e rivive. Ora lo sai.

saffo   E tu perché hai cercato il mare, Britomarti — tu che eri ninfa?

britomarti   Non l’ho cercato, il mare. Io vivevo sui monti. E fuggivo sotto la luna, inseguita da non so che mortale. Tu, Saffo, non conosci i nostri boschi, altissimi, a strapiombo sul mare. Spiccai il salto, per salvarmi.

saffo   E perché poi, salvarti?

britomarti   Per sfuggirgli, per essere io. Perché dovevo, Saffo.

saffo   Dovevi? Tanto ti dispiaceva quel mortale?

britomarti   Non so, non l’avevo veduto. Sapevo soltanto che dovevo fuggire.

saffo   È possibile questo? Lasciare i giorni, la montagna, i prati — lasciar la terra e diventare schiuma d’onda — [p. 50 modifica] tutto perché dovevi? Dovevi che cosa? Non ne sentivi desideri, non eri fatta anche di questo?

britomarti   Non ti capisco, Saffo bella. I desideri e l’inquietudine ti han fatta chi sei; poi ti lagni che anch’io sia fuggita.

saffo   Tu non eri mortale e sapevi che a niente si sfugge.

britomarti   Non ho fuggito i desideri, Saffo. Quel che desidero ce l’ho. Prima ero ninfa delle rupi, ora del mare. Siamo fatte di questo. La nostra vita è foglia e tronco, polla d’acqua, schiuma d’onda. Noi giochiamo a sfiorare le cose, non fuggiamo. Mutiamo. Questo è il nostro desiderio e il destino. Nostro solo terrore è che un uomo ci possegga, ci fermi. Allora sí che sarebbe la fine. Tu conosci Calipso?

saffo   Ne ho sentito.

britomarti   Calipso si è fatta fermare da un uomo. E piú nulla le è valso. Per anni e per anni non uscí piú dalla sua grotta. Vennero tutte, Leucotea, Callianira, Cimodoce, Oritía, venne Anfitríte, e le parlarono, la presero con sé, la salvarono. Ma ci vollero anni, e che quell’uomo se ne andasse.

saffo   Io capisco Calipso. Ma non capisco che vi abbia ascoltate. Che cos’è un desiderio che cede?

britomarti   Oh Saffo, onda mortale, non saprai mai cos’è sorridere?

saffo   Lo sapevo da viva. E ho cercato la morte.

britomarti   Oh Saffo, non è questo il sorridere. Sorridere è vivere come un’onda o una foglia, accettando la sorte. È morire a una forma e rinascere a un’altra. È accettare, accettare, se stesse e il destino.

saffo   Tu l’hai dunque accettato?

britomarti   Sono fuggita, Saffo. Per noialtre è piú facile.

saffo   Anch’io, Britomarti, nei giorni, sapevo fuggire. E [p. 51 modifica] la mia fuga era guardare nelle cose e nel tumulto, e farne un canto, una parola. Ma il destino è ben altro.

britomarti   Saffo, perché? Il destino è gioia, e quando tu cantavi il canto eri felice.

saffo   Non sono mai stata felice, Britomarti. Il desiderio non è canto. Il desiderio schianta e brucia, come il serpe, come il vento.

britomarti   Non hai mai conosciuto donne mortali che vivessero in pace nel desiderio e nel tumulto?

saffo   Nessuna... forse sí... Non le mortali come Saffo. Tu eri ancora la ninfa dei monti, io non ero ancor nata. Una donna varcò questo mare, una mortale, che visse sempre nel tumulto — forse in pace. Una donna che uccise, distrusse, accecò, come una dea — sempre uguale a se stessa. Forse non ebbe da sorridere neppure. Era bella, non sciocca, e intorno a lei tutto moriva e combatteva. Britomarti, combattevano e morivano chiedendo solo che il suo nome fosse un istante unito al loro, desse il nome alla vita e alla morte di tutti. E sorridevano per lei... Tu la conosci — Elena Tindaride, la figlia di Leda.

britomarti   E costei fu felice?

saffo   Non fuggí, questo è certo. Bastava a se stessa. Non si chiese quale fosse il suo destino. Chi volle, e fu forte abbastanza, la prese con sé. Seguí a dieci anni un eroe, la ritolsero a lui, la sposarono a un altro, anche questo la perse, se la contesero oltremare in molti, la riprese il secondo, visse in pace con lui, fu sepolta, e nell’Ade conobbe altri ancora. Non mentí con nessuno, non sorrise a nessuno. Forse fu felice.

britomarti   E tu invidi costei?

saffo   Non invidio nessuno. Io ho voluto morire. Essere un’altra non mi basta. Se non posso esser Saffo, preferisco esser nulla. [p. 52 modifica]

britomarti   Dunque accetti il destino?

saffo   Non l’accetto. Lo sono. Nessuno l’accetta.

britomarti   Tranne noi che sappiamo sorridere.

saffo   Bella forza. È nel vostro destino. Ma che cosa significa?

britomarti   Significa accettarsi e accettare.

saffo   E che cosa vuol dire? Si può accettare che una forza ti rapisca e tu diventi desiderio, desiderio tremante che si dibatte intorno a un corpo, di compagno o compagna, come la schiuma tra gli scogli? E questo corpo ti respinge e t’infrange, e tu ricadi, e vorresti abbracciare lo scoglio, accettarlo. Altre volte sei scoglio tu stessa, e la schiuma — il tumulto — si dibatte ai tuoi piedi. Nessuno ha mai pace. Si può accettare tutto questo?

britomarti   Bisogna accettarlo. Hai voluto sfuggire, e sei schiuma anche tu.

saffo   Ma tu lo senti questo tedio, quest’inquietudine marina? Qui tutto macera e ribolle senza posa. Anche ciò che è morto si dibatte inquieto.

britomarti   Dovresti conoscerlo il mare. Anche tu sei da un’isola...

saffo   Oh Britomarti, fin da bimba mi atterriva. Questa vita incessante è monotona e triste. Non c’è parola che ne dica il tedio.

britomarti   Un tempo, nella mia isola, vedevo arrivare e partire i mortali. C’erano donne come te, donne d’amore, Saffo. Non mi parvero mai tristi né stanche.

saffo   Lo so, Britomarti, lo so. Ma le hai seguite sul loro cammino? Ci fu quella che in terra straniera s’impiccò con le sue mani alla trave di casa. E quella che si svegliò la mattina sopra uno scoglio, abbandonata. E poi le altre, tante altre, da tutte le isole, da tutte le terre, che discesero in mare e chi fu serva, chi straziata, chi uccise i suoi [p. 53 modifica] figli, chi stentò giorno e notte, chi non toccò piú terraferma e divenne una cosa, una belva del mare.

britomarti   Ma la Tindaride, tu hai detto, uscí illesa.

saffo   Seminando l’incendio e la strage. Non sorrise a nessuno. Non mentí con nessuno. Ah, fu degna del mare. Britomarti, ricorda chi nacque quaggiú...

britomarti   Chi vuoi dire?

saffo   C’è ancora un’isola che non hai visto. Quando sorge il mattino, è la prima nel sole...

britomarti   Oh Saffo.

saffo   Là balzò dalla schiuma quella che non ha nome, l’inquieta angosciosa, che sorride da sola.

britomarti   Ma lei non soffre. È una gran dea.

saffo   E tutto quello che si macera e dibatte nel mare, è sua sostanza e suo respiro. Tu l’hai veduta, Britomarti?

britomarti   Oh Saffo, non dirlo. Sono soltanto una piccola ninfa.

saffo   Tu vedi, dunque...

britomarti   Davanti a lei, tutte fuggiamo. Non parlarne, bambina.