Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio/Libro primo/Capitolo 44

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Libro primo

Capitolo 44

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Una moltitudine sanza capo è inutile:
e come e’ non si debbe minacciare prima,
e poi chiedere l’autorità.

Era la plebe romana, per lo accidente di Virginia, ridotta armata nel Monte Sacro. Mandò il Senato suoi ambasciadori a dimandare con quale autorità gli avevano abbandonati i loro capitani, e ridottosi nel Monte. E tanto era stimata l’autorità del Senato, che, non avendo la plebe intra loro capi, niuno si ardiva a rispondere. E Tito Livio dice, che e’ non mancava loro materia a rispondere, ma mancava loro chi facesse la risposta. La qual cosa dimostra appunto la inutilità d’una moltitudine sanza capo. Il quale disordine fu conosciuto da Virginio, e per suo ordine si creò venti Tribuni militari, che fossero loro capi, a rispondere e convenire col Senato. Ed avendo chiesto che si mandasse loro Valerio ed Orazio, a’ quali loro direbbono la voglia loro, non vi vollono andare se prima i Dieci non deponevano il magistrato: e arrivati sopra il Monte dove era la Plebe, fu domandato loro da quella, che volevano che si creassero i Tribuni della Plebe, e che si avesse a appellare al Popolo da ogni magistrato, e che si dessono loro tutti i Dieci che gli volevono ardere vivi. Laudarono Valerio ed Orazio le prime loro domande; biasimarono l’ultima come impia, dicendo: «Crudelitatem damnatis, in crudelitatem ruitis»; e consigliarongli che dovessono lasciare il fare menzione de’ Dieci, e ch’egli attendessero a ripigliare l’autorità e potestà loro: dipoi non mancherebbe loro modo a sodisfarsi. Dove apertamente si conosce quanta stultizia e poca prudenza è domandare una cosa, e dire prima: io voglio fare il tale male con essa; perché non si debbe mostrare l’animo suo, ma vuolsi cercare di ottenere quel suo desiderio in ogni modo. Perché e’ basta a domandare a uno l’arme, sanza dire: io ti voglio ammazzare con esse; potendo, poi che tu hai l’arme in mano, soddisfare allo appetito tuo.