Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio/Libro primo/Capitolo 57
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La Plebe insieme è gagliarda,
di per sé è debole.
Erano molti Romani, sendo seguita per la passata dei Franciosi la rovina della loro patria, andati ad abitare a Veio, contro la constituzione ed ordine del Senato: il quale, per rimediare a questo disordine, comandò per i suoi editti publici che ciascuno, infra certo tempo, e sotto certe pene, tornasse a abitare a Roma. De’ quali editti, da prima per coloro contro a chi e’ venivano, si fu fatto beffe; dipoi, quando si appressò il tempo dello ubbidire, tutti ubbidirono. E Tito Livio dice queste parole «Ex ferocibus universis singuli metu suo obedientes fuere». E veramente, non si può mostrare meglio la natura d’una moltitudine in questa parte, che si dimostri in questo testo. Perché la moltitudine è audace nel parlare, molte volte contro alle diliberazioni del loro principe; dipoi, come ei veggono la pena in viso, non si fidando l’uno dell’altro, corrono ad ubbidire. Talché si vede certo che, di quel che si dica uno popolo circa la buona o mala disposizione sua, si debba tenere non gran conto, quando tu sia ordinato in modo da poterlo mantenere, s’egli è bene disposto; s’egli è male disposto, da potere provedere che non ti offenda. Questo s’intende per quelle male disposizioni che hanno i popoli, nate da qualunque altra cagione che o per avere perduto la libertà o il loro principe stato amato da loro e che ancora sia vivo: imperocché le male disposizioni che nascono da queste cagioni sono sopra ogni cosa formidabili, e che hanno bisogno di grandi rimedi a frenarle: l’altre sue indisposizioni fiano facili, quando e’ non abbia capi a chi rifuggire. Perché non ci è cosa, dall’un canto, più formidabile che una moltitudine sciolta e sanza capo; e, dall’altra parte, non è cosa più debole: perché, quantunque ella abbia l’armi in mano, fia facile ridurla, purché tu abbi ridotto da poter fuggire il primo empito; perché quando gli animi sono un poco raffreddi, e che ciascuno vede di aversi a tornare a casa sua, cominciano a dubitare di loro medesimi, e pensare alla salute loro o col fuggirsi o con l’accordarsi. Però una moltitudine così concitata, volendo fuggire questi pericoli, ha subito a fare infra sé medesima uno capo che la corregga, tenghila unita e pensi alla sua difesa; come fece la plebe romana, quando, dopo la morte di Virginia, si partì da Roma, e per salvarsi feciono infra loro venti Tribuni: e non faccendo questo, interviene loro sempre quel che dice Tito Livio nelle soprascritte parole che tutti insieme sono gagliardi, e, quando ciascuno poi comincia a pensare al proprio pericolo, diventa vile e debole.