Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio (1824)/Libro primo/Capitolo 22

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CAPITOLO XXII


Quello che sia da notare nel caso dei tre Orazj romani e dei tre Curiazj albani.


Tullo Re di Roma e Mezio Re d’Alba convennero che quel Popolo fusse signore dell’altro, di cui i soprascritti tre uomini vincessero. Furono morti tutt’i Curiazj albani, restò vivo uno degli Orazj romani, e per questo restò Mezio Re albano con il suo Popolo suggetto ai Romani. E tornando quello Orazio vincitore in Roma, e scontrando una sua sorella, che era ad uno dei tre Curiazj morti maritata, che piangeva la morte del marito, la ammazzò. Donde quello Orazio per questo fallo fu messo in giudizio, e dopo molte dispute fu libero, più per li prieghi del padre, che per li suoi meriti. Dove sono da notare tre cose. Una, che mai non si debbe con parte delle sue forze arrischiare tutta la sua fortuna. L’altra, che non mai in una Città bene ordinata li demeriti con li meriti si ricompensano. La terza, che non mai sono i partiti savj, dove si debba o possa dubitare della inosservanza. Perchè gl’importa tanto a una Città lo esser serva, che mai non si doveva credere che [p. 95 modifica]alcuno di quelli Re, o di quelli Popoli stessero contenti, che tre loro cittadini gli avessero sottomessi, come sì vide che volle fare Mezio; il quale benchè subito dopo la vittoria de’ Romani si confessasse vinto, e promettesse la ubbidienza a Tullo, nondimeno nella prima espedizione che eglino ebbono a convenire contro ai Vejenti, si vide come ei cercò d’ingannarlo, come quello che tardi si era avveduto della temerità del partito preso da lui. E perchè di questo terzo notabile se n’è parlato assai, parleremo solo degli altri due ne’ seguenti duoi capitoli.