Dodici monologhi/La macchina per volare

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La macchina per volare

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La mano dell'uomo Il piede della donna


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LA MACCHINA PER VOLARE.


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(All’alzarsi del sipario Pompeo Palamidoni, con le mani incrociate sul dorso, la testa china, passeggia su e giù; poi si ferma e guarda l’orologio.)


Ha detto alle 6 precise e ora sono le 6 e 20.... anzi le 6 e 23.... gli do ancora dieci minuti di tempo e poi lo mando all’inferno lui e i suoi milioni.... se ha venti milioni, io ne ho cinquanta.... cento.... e dove?... (battendosi la fronte) Qui. Con che cosa si fanno i milioni? coi quattrini? mi fate compassione! I milioni, si fanno con le idee: e io sono un uomo pieno d’idee. Ma non basta avere delle idee; è anche necessario sapere come metterle fuori. E come si fa a metterle fuori? Si fa così: (cava dalla manica un lungo rotolo di carta) Ecco un’idea che vale tanti milioni che al solo pensarci fa spavento.

[p. 36 modifica]Stamane, sono andato dal banchiere Miranda e gli ho detto:

— Sa chi sono io? Io sono l’ingegnere Palamidoni; lei metta centomila lire a mia disposizione e io dentro l’anno le faccio guadagnare tanti milioni, che Rothschild a suo confronto diventa un mendicante, uno straccione, un nullatenente.

Il banchiere Miranda deve essere un uomo furbo assai, un uomo che ha il colpo d’occhio degli affari, perchè mi ha risposto subito:

— Metto a sua disposizione tutto quello che vuole, ma non in questo momento perchè ho molto da fare: ripassi tra un paio di mesi.

— Ma si figuri, questo è un affare che non ammette ritardi; ogni settimana che passa sono dieci milioni buttati via.

— Quando è così — mi ha detto — lei m’aspetti alle 6 precise in piazza Grande; se non mi vede, sarà per un altro giorno.

Ora io lo aspetto ancora dieci minuti e poi vado a Londra, e se non vado a Londra vado a Pietroburgo, e se non vado a Pietroburgo vado in America; [p. 37 modifica]anzi prima di partire, mando tanti dispacci per sentire le offerte che mi fanno; e se c’è un paese che mi offre di più, ebbene io.... vado a quel paese. Perchè in Italia, per l’amor di Dio! Tempo fa, avevo inventato un meccanismo per impedire lo scontro dei treni. Vado a Roma, lo propongo al ministro dei lavori pubblici, e sapete che cosa mi risponde? Che bisogna rispettare le abitudini, e che i viaggiatori ormai si erano abituati ai disastri.

Ah, ma ora la farò finita io! Non più ferrovie, non più locomotive, non più mancanza di vagoni nel porto di Genova! Ecco qua! (svolge il rotolo di carta) Che cos’è questa? Questa è la mia ultima invenzione. La macchina per volare. Qui si capisce poco dai profani; ma la macchina è di una semplicità tale che la capirebbe anche un ragazzino. Come è nata l’idea di una macchina a vapore? Guardando una caffettiera. E a me come è venuta l’idea di una macchina per volare?... Guardando un caffettiere. O piuttosto era il caffettiere che guardava me, perchè gli dovevo una cinquantina di lire; ed io pensavo: A momenti uscirò, [p. 38 modifica]ma egli è capace di venirmi appresso e farmi anche una scena sulla strada ma se io avessi una macchina per volare!...

Pensa e ripensa, egli non ebbe le cinquanta lire, ma io scopersi questa macchina portentosa, che è tutto il contrario di quello che disse Archimede: Toglietemi un punto d’appoggio e io mi sollevo dal mondo.

È un meccanismo così semplice che pare quasi una burletta. Ecco di che si compone: d’una navicella, d’un motore a gaz, di due ingranaggi a scambio simultaneo, di una trasmissione, di una puleggia e di due grandi eliche di tela, con un movimento centrifugo, e infine di un manubrio con lo stantuffo ad aria compressa. E funziona così: il motore naturalmente.... (gesti) allora per via degli ingranaggi.... (c. s.) le ruote della trasmissione subito si.... (c. s.) in modo che la puleggia naturalmente.... si.... (c. s.) così che l’elica di destra.... (gira a tondo il braccio) e l’elica di sinistra.... (c. s.) in modo che basta afferrare il manubrio (gesti verticali come se girasse rapidamente) e allora.... immediatamente lo stantuffo.... [p. 39 modifica](gesti come se gittasse tutto in aria) e questa è la macchina per volare.

Ora mi direte: — Va bene; abbiamo capito perfettamente: ma a che cosa serve una macchina per volare?

— A che serve? Ma serve a tutto; dalle più grandi alle più piccole necessità della vita.

Non parlo, prima di tutto, dei viaggi; con una spesa che è una miseria e in solo ventiquattr’ore, voi potete andare in America. Mettiamo il caso: voglio andare a Montevideo e come fo? Metto in moto la mia macchina e mi innalzo a cinque o sei mila metri, poi mi fermo a vedere. Il mondo gira sotto di me: io vedo passare sotto i miei occhi la Francia, la Spagna, il Portogallo, l’Oceano Atlantico; poi vedo un mucchio di case e dico: se non isbaglio, quello è Montevideo! E allora discendo fresco come una rosa, entro in uno dei primi alberghi, vivo come un principe e poi dico: Mi si prepari il conto chè questa sera si va via! E mentre il conto mi aspetta sul portone io vado via dalla finestra.

I servigi che può rendere poi la mia [p. 40 modifica]macchina nei casi minuti della vita sono incalcolabili. Un giro di manubrio, e siete salvi da qualunque seccatore. Voi mi direte: — Ma anche i seccatori saranno provvisti della macchina e ci potranno inseguire e raggiungere? — Ho pensato anche a questo.

Come c’è una legge che regola il porto dell’armi, così il governo dovrebbe regolare l’uso della macchina per volare, e questa macchina sarebbe severamente proibita ai creditori, ai concertisti, agenti di assicurazione sulla vita, alle suocere, ai giovani autori drammatici, a quelli che scrivono dei monologhi, a quelli che li recitano e altre simili categorie.

Proibita, s’intende, anche alle mogli, non perchè siano una categoria seccante, anzi tutt’altro.... ma perchè potrebbero abusarne.

Il marito rientra in casa e non trova la consorte.

— Dov’è mia moglie?

— Oh, signor padrone.... la signora.... è.... è salita in cielo!...

Uno riceve una consolazione di questa genere e poi capisce che è un equivoco.

[p. 41 modifica]Proibire anche la macchina ai giovani scapoli, ai vili seduttori che minaccerebbero sempre la pace domestica sotto quella forma di volatile.

Quando avevo moglie, ero geloso come Otello.... ossia il marito di Desdemona.... ovvero il moro di Venezia. Per mia tranquillità avevo inventato il contatore coniugale. Un altro meccanismo che mi avrebbe reso Dio sa quanti milioni, ma che avrebbe fatto Dio sa quanti infelici. Era un meccanismo semplicissimo che avevo applicato — senza che mia moglie ne sapesse niente — sotto il sofà del salotto.

Mia moglie pesava quarantasei chili: era una donna leggerissima. Tutte le sere, rientrando in casa, davo un’occhiata al contatore: o non segnava nulla, o segnava quarantasei chilogrammi. Un giorno dovetti partire per un viaggio brevissimo. Tornai dopo ventiquattr’ore, abbracciai mia moglie, deposi la valigia e andai a guardare il contatore, segnava sempre quarantasei chilogrammi.

Davanti a questo esperimento decisivo, la mia gelosia scomparve.

La sera, andai a una riunione di [p. 42 modifica]speculatori che dovevano mettere a mia disposizione venti milioni, per una mia macchina che, se non si fosse fermata, avrebbe realizzato il moto perpetuo. Rientrai in casa, per abitudine, diedi un’occhiata al contatore. Corpo di Giuda! segnava cento e ventitrè chilogrammi! Io era dunque tradito da ben settantasette chilogrammi di persona sconosciuta! Mia moglie tentò giustificarsi, dicendo che anche la serva si era seduta sul sofà. Vile menzogna!

Procedetti subito a una verifica. La mia serva non pesava che sessantatrè chilogrammi; mancavano dunque quattordici chilogrammi alla fedeltà di mia moglie!

Vedete, sono passati dieci anni, ho perdonato a quella disgraziata che non è più.... eppure, se Dio fa che io ritrovi un uomo dal peso netto di settantasette chilogrammi.... sapete che cosa fo? Lo lego come un salame: lo metto sulla mia macchina per volare, salgo a tremila metri e poi.... (gesto di lanciarlo con ira).

(Guarda l’ora) Le 6 e 45 minuti. Che il banchiere Miranda creda di burlarsi di me? ma sarà lui il burlato: perchè [p. 43 modifica]io di capitali ne trovo quanti ne voglio. E di che si tratta poi?... Di centomila lire!

(Al Pubblico) Domando scusa: nessuno di loro avrebbe per caso centomila lire in saccoccia? Nessuno? Me ne rincresce tanto: mica per me.... per loro! (via).