Rime (Guittone d'Arezzo)/Donna, lo reo fallire mi spaventa

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Donna, lo reo fallire mi spaventa

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Guittone d'Arezzo - Rime (XIII secolo)
Donna, lo reo fallire mi spaventa
Non oso dir, né farne dimostranza Ben mi morraggio, s'eo non ho perdono


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Prega le donne innamorate che intervengano per lui.


     Non oso dir, né farne dimostranza
de la gran doglia, ch’al core mi sento,
ch’eo son caduto in tanta disperanza,
4ch’ogni sollazzo contomi tormento.
     Perch’io mi vidi in tale sicuranza,
ched eo d’amor facia il meo talento:
e pur del vero ho commesso fallanza
8inver del meo amore e fallimento.
     Onde prego voi, donne innamorate
e quanti innamorati son di core,
11che chiamino mercé per cortesia
     a quella, ch’è la fior de le contrate,
ch’aggia membranza di quel che si muore,
14e guardasi di dicer villania.

137

Non sa come possa sperare nella bontá della donna.


     Donna, lo reo fallire mi spaventa,
quando mi membra lo meo cor fallace
la fellonia, come dava intenta
4di stare a voi fiero e contumace.
     Sí ch’eo non posso veder come assenta,
che ’n voi deggia trovar mercé verace,
se non che vostra bontate consenta
8di rivocarmi a servo, se ’l vi piace;
     scusandomi, ch’Amore isnaturato
ognora stretto in tal guisa m’affrena,
11ch’eo son dispensatore d’umiltate;
     ed altra volta mi tien sí infiammato
del vostro orgoglio e la doglia e la pena,
14ched eo despero in quella volontate.