Edgar Allan Pöe/La vita e le opere/I
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LA VITA E LE OPERE
I.
Edgardo Pöe è il creatore della scuola dello strano, il romanziere del terrore, il poeta del mistero.
L’opera sua attrae come una voragine, fa provare le vertigini dell’abisso.
Una fantasia di cose ignote, nuove all’umanità, par lo tormenti di continuo come un incubo febbrile. Tutto quanto c’è di più vago, di più impalpabile sul limite che separa il mondo reale dal mondo dei sogni, egli lo cerca, lo studia, lo analizza, lo fa suo. L’essenza delle umane cose lo impressiona a guisa di visioni, niente più che visioni - mentre per lo contrario le folli idee del paese delle chimere, le fantasime del soprannaturale e dello spiritismo pare formino l’elemento positivo ed unico della sua esistenza.
Le sue novelle sono cronache di sensazioni, anzi che di fatti.
Nessuno meglio di lui ha raccontato con più magia le eccezioni della vita umana e della natura, le fini d’autunno piene di splendori ineb-
Egli analizza, nota Baudelaire, ciò che v’è di più sfuggevole; pesa ciò che v’è di più imponderabile; dice l’indicibile, e descrive con quella maniera minuziosa e scientifica che è tutta sua, ed i cui effetti sono efficacissimi, tutto l’immaginario che ondeggia intorno all’uomo, tutte le malie, tutte le sfumature del sogno, tutti i ricordi dell’oppio.
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Un cenno biografico, anche brevissimo, su Edgardo Pöe è necessario. L’opera sua non può essere studiata senza una notizia della sua vita.
In lui l’uomo e lo scrittore sono stretti da vincoli troppo numerosi, troppo intimi, il genio dell’uno risente troppo delle azioni dell’altro, la razza, il mezzo, il momento hanno segnato di un’impronta troppo forte ogni brano uscito dalla sua penna perchè, l’uno senza dell’altro, possa essere compreso.
Infatti; quando si sarà detto di Edgardo Pöe: «è un poeta troppo ricco di passione; uno di quegli illustri sventurati venuti come tanti altri a fare il rude noviziato, il doloroso tirocinio del genio presso anime inferiori», si sarà data una definizione buona per mille altri, per Gilbert come per il Leopardi; ma non si sarà spiegato, compreso meglio l’autore dell’Adieu à la vie e della Ginestra dall’autore del Corvo e dell’Eureka.
Si potrà provare che la vita dell’uomo è stata triste, miserevole; che egli ha lottato contro la povertà senza vincerla, che sulla sua via ha trovato invidiosi che lo hanno tradito, speculatori che lo hanno sfruttato; ma dal racconto drammatico di questi avvenimenti, comuni del resto a molte esistenze, il critico ci avrà detto il suo modo di considerare il destino che si è convenuto di attribuire all’uomo di genio, ma nulla ci avrà rivelato intorno ad Edgardo Pöe, e noi non potremmo meglio comprendere la natura del suo ingegno e giudicare gli elementi complessi di cui è formato.
Edgardo Pöe è troppo personale, i suoi scritti sono troppo strani, la tendenza del suo spirito ha qualche cosa di troppo esclusivo e di troppo particolare perchè sia permesso allo studioso di accontentarsi a suo riguardo di una frase vaga, ed applicabile anche ad altri.
Coll’autore delle Novelle straordinarie si entra in un paese misterioso, abitato da esseri fantastici; il tipo reso fortemente non varia molto, è vero, ma tutto intorno le idee presentano un problema interessante a risolversi.
Ora, voler giudicare questo paese ed i suoi abitatori colle rigide e solenni regole dell’antica critica; voler considerare sotto un punto di vista unicamente letterario questa opera forte ed originale; applicarvi, a fine di misurarla, il compasso classico o la squadra romantica; ricercare se essa entra nelle leggi del bello e del buon gusto, oppure voler fondarvi sopra le basi di una nuova estetica, è non voler comprendere che il lato superficiale dell’opera: rimarrà sempre a domandarsi: Qual’è il carattere essenziale di questa ispirazione sui generis? qual’è la sua origine?
Ciò appunto potremo desumere considerando la vita del suo autore.
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La biografia di E. Pöe è stata diversamente scritta, snaturata da prima da efficaci calunnie, poi rianimata da eccessive riabilitazioni.
Alla morte del Pöe, la prima edizione dei suoi lavori comparve preceduta da una Vita scritta da M. Rufus Griswold.
Costui, personaggio assai singolare, dottore in teologia, ministro protestante, giornalista, era stato nominato dal Pöe suo esecutore testamentario, senza che nulla possa giustificare una tale confidenza.
Circa la Vita del Pöe, scritta dal Griswold, Emilio Hennequin, studiosissimo del nostro autore, dice che in luogo di una biografia egli fece una requisitoria, ove ebbe l’audacia e la goffaggine di introdurre parecchie menzogne. La ragione di questa postuma diffamazione è ignota. Si sa solo che il Griswold fece la conoscenza di Pöe nel 1841, a Filadelfia, e che quest’ultimo, qualche tempo dopo, attaccò violentemente in una sua conferenza 1, certe produzioni letterarie del Teologo. Si dice pure che il Griswold fosse geloso del commercio amicale che il Pöe intratteneva colla signora Osgood. Ma queste ragioni poco gravi non possono giustificare la forma aggressiva della prima Vita di Pöe. Conviene, per ragione di giustizia, aggiungere che nel publicare le opere del Pöe il Griswold dimostrò uno zelo lodevole e non volle compenso alcuno nè per il suo lavoro d’editore, nè per la prefazione ch’egli appose al volume.
Il pubblico americano s’accontentò per molto tempo di una tale biografia, lieto di vedere accusato di bassezza l’uomo che in certe sue critiche non aveva risparmiato a nessuno dure verità.
Alcuni letterati che avevano conosciuto Pöe protestarono, ma senza frutto. I loro scritti restarono obliati.
Pöe diventò noto in Francia ed in Europa verso il 1842. La sua esistenza fu rivelata al pubblico per uno di quegli incidenti che dimostrano i cattivi costumi letterari di tutte le epoche. Il Charivari aveva tradotto e pubblicato, senza nome dell’autore, L’omicidio di via della Morgue. Qualche anno dopo, il Commerce ripublicò la novella con altro titolo: L’Orang-Outang.
Un terzo giornale La Quotidienne scoprì la soperchieria, ed a sua volta pubblicò l’Omicidio.
Vi fu un processo, e si seppe che il lavoro era stato tradotto dall’inglese e che era di Pöe. Il pubblico ritenne il nome. La signora Isabella Meunier incominciò allora a tradurre alcune delle Storie straordinarie e dopo lei Baudelaire quasi completamente l’opera dello scrittore americano, con vero senso d’artista e di poeta, in forma mirabile, fedelissima e mai più superata.
Il Baudelaire lesse la biografia di Griswold e vi riconobbe il tono acre e le accuse improbabili di un calunniatore.
Egli si formò un Pöe d’immaginazione. Negò o tacque le più gravi accuse del Griswold, quelle di plagio, d’indelicatezza, di abuso di confidenza; ammise quella dell’ubbriachezza, spiegandola romanticamente. Secondo lui questo vizio era pel novellista americano una specie di suicidio premeditato, un sistema di lavoro omicida, un atto intenzionale, libero, profittevole.
Così facendo Baudelaire commetteva una grave imprudenza, perchè facendo passare l’autore di Marie Roget per un inspirato, per uno scrittore di entusiasmo, avrebbe dovuto pensare che in ciò contrastava la Genesi d’un poema, da lui tradotta, e le sue proprie impressioni, disapprovando egli nei Paradisi artificiali l’uso degli stimolanti del pensiero.
Nel 1874 comparve ad Edimburgo una nuova edizione completa delle opere del Poë 2, raccolte a cura di J. H. Ingram, il quale merita, per la coscienza e pei risultati delle sue ricerche, la stima di quanti s’interessano alle lettere.
In capo al libro figura una Vita di Pöe, una specie di inchiesta basata sopra innumerevoli testimonianze.
Questa biografia è la risposta perentoria alle accuse del Griswold, e ricostituisce l’esistenza dello strano e potente scrittore, dalla data della sua nascita, sulla quale vi era uno sbaglio di 4 anni, sino al racconto della sua morte, sulla quale nulla si sapeva di preciso.
Sei anni dopo, nel 1880, Ingram fece pubblicare una nuova Vita di Pöe 3 più importante, svolta in due grossi volumi in ottavo, e, a quanto può credersi, definitiva.
L’autore in essa dice essere la biografia stessa la riproduzione, mese per mese, dei lavori letterari, degli accidenti della vita, del progresso dello sviluppo intellettuale di Pöe. Contiene una quantità enorme di documenti ufficiali, di lettere, di ricordi, di testimonianze, ed è tale l’imparzialità di quel libro, che assomiglia ad un incartamento giudiziario, una raccolta di fatti, nei quali la critica non ha altro che a prendere e ad interpretare.