Oratione VII - Capitolo III
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22 settembre 2008
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saggi
<dc:title> El libro dell'amore </dc:title>
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El libro dell'amore - Oratione VII - Capitolo III Marsilio Ficino1491
Dell’amore bestiale, com’è spetie di pazzia.
Ma domanderammi forse alcuno che utilità conferisca alla generatione humana questo amore socratico, per la qual sia di tante lode degno, e che danno arrechi l’amore contrario, io ve lo dirò repetendo da lungi questa materia. El nostro Platone diffinisce nel Phedro el furore essere alienatione di mente, e insegna due generationi d’alienatione, delle quale stima che l’una venga da infermità humana, l’altra da spiratione divina: la prima chiama stoltitia, la seconda furore divino. Per la malattia della stultitia l’uomo cade sotto la spetie dell’uomo, e di huomo quasi bestia diventa: due sono le generatione della stultitia, l’una nasce dal difecto del celabro, l’altra dal difecto del cuore. El cervello è occupato alcuna volta dalla collera adusta, alcuna volta dal sangue adusto, alcuna volta dalla nera feccia del sangue: di qui gli huomini pazzi diventano. Quegli che sono tormentati dalla collera adusta, benché non sieno da alcuno ingiuriati, acremente s’adirano, gridano forte, adventansi in qualunque si scontra in loro e manomettono sé e altri. Quegli che sono occupati dal sangue adusto trasandano molto nel ridere, sopra tutti si vantano, grande cose di sé promettono, con canti e balli festa fanno. Quegli che sono agravati dalla nera feccia del sangue malinconosi sempre stanno, e certi loro sogni si fingono, e quali in presentia gli spaventano e di futuro gli fanno temere. E queste tre spetie di stultitia dal difecto del cerebro procedono, perché quando quegli humori si ritengono nel cuore angoscia e viltà partoriscono, non proprio pazzia, ma generano propriamente la pazzia quando al capo salgono; e però si dicono quelle spetie di stultitia procedere per difecto di celebro. Ma per difecto di cuore diciamo propriamente venire quella stultitia, dalla quale sono coloro afflicti, e quali si veggono nell’amore perduti. A costoro s’attribuisce falsamente el sacratissimo nome dell’amore; ma perché non paia che vogliamo ristrignere el vocabulo comune usiamo in costoro ancora el nome d’amore.