El libro dell'amore/Proemio

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Proemio

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El libro dell'amore Oratione I
Proemio di Marsilio Fecino fiorentino sopra El libro dell’Amore, a Bernardo del Nero e Antonio di Tuccio Manetti, prudenti ciptadini fiorentini, amici suoi carissimi.

Sogliono e mortali quelle cose che generalmente e spesso fanno dopo lungo uso farle bene, e quanto più le frequentano, tanto farle meglio. Questa regola per la nostra stoltitia e ad nostra miseria falla nello amore. Tutti continuamente amiamo in qualche modo, tutti quasi amiamo male e quanto più amiamo tanto peggio amiamo, e se uno in centomila ama rectamente, perché questa non è comune usanza, non si crede. Questo monstruoso errore, guai ad noi, ci adviene perché temerariamente entriamo prima in questo faticoso viaggio d’amore che impariamo el termine suo, e modo di camminare, e e pericolosi passi del cammino.

E però quanto più andiamo tanto più, omè miseri, ad nostro gran danno erriamo. Tanto più importa lo sviarsi per questa selva obscura che per gli altri viaggi, quanto più numero e più spesso ci cammina.

El sommo amore della providentia divina, per ridurci alla diritta via da noi smarrita, anticamente spirò in Grecia una castissima donna chiamata Diotima, sacerdote, la quale da Dio spirata, trovando Socrate philosopho dato sopra tutti allo amore, gli dichiarò che cosa fussi questo ardente desiderio e per che via ne possiamo cadere al sommo male, e per che via ne possiamo salire al sommo bene. Socrate rivelò questo sacro mysterio al nostro Platone, Platone, philosopho sopra gli altri pio, subito uno libro per rimedio de’ Greci ne compose. Io per rimedio de’ Latini el libro di Platone di greca lingua in latino tradussi e, confortato dal nostro magnifico Lorenzo de’ Medici, e mysterii che in decto libro erano più difficili comentai, e acciò che quella salutifera manna a Diotima dal cielo mandata a più persone sia comune e facile, ho tradocto di latina lingua in toscana e decti platonici mysterii insieme col comento mio. El qual volume dirizzo principalmente ad voi Bernardo del Nero e Antonio Manetti, dilectissimi miei, perché son certo che l’amore el quale vi manda el vostro Marsilio Fecino con amore riceverete, e darete ad intendere a qualunque persona presumessi leggere questo libro con negligentia o con hodio, che non ne sarà capace in sempiterno; imperò che la diligentia dello amore non si comprende colla negligentia, e esso amore non si piglia con l’odio. El Santo Spirito, Amore Divino, el quale spirò Diotima, ci allumini la mente e accenda la volontà in modo che amiamo Lui in tutte le sue opere belle, e poi amiamo l’opere sue in Lui, e infinitamente godiamo la infinita sua bellezza.