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Elementi di economia pubblica (1821)/Parte prima/Principi e viste generali

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Parte prima Parte prima - Capitolo I


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PRINCIPII E VISTE GENERALI


§ 1.


L’economia pubblica è stata definita l’arte di conservare ed accrescere le ricchezze in una nazione, e di farne il miglior uso. Le ricchezze altro non sono che l’abbondanza delle cose necessarie non solo, ma comode eziandio ed aggradevoli. Le nazioni sono una moltitudine d’uomini mossi a vivere in società per difendersi reciprocamente da ogni forza esteriore, e contribuire nell’interno al bene comune procurando il ben proprio. Dunque l’economia pubblica sarà l’arte di fornire con pace e sicurezza non solamente le cose necessarie, ma ancora le comode alla moltitudine riunita.

§ 2.

Tutto ciò che serve all’alimento, all’alloggio, al vestirsi degli uomini, ci viene fornito dalla terra per mezzo dei vegetabili che vi crescono, dei minerali che vi si nascondono, degli animali che vi pascolano. L’arte dunque di dirigere ed incoraggire gli uomini, acciò cavino il miglior partito possibile dalle terre, sarà la base [p. 6 modifica]fondamentale d’ogni operazione economica; quest’arte chiamasi agricoltura politica: primo oggetto d’economia pubblica.

Ma queste materie somministrateci dal terreno hanno bisogno d’essere dalla mano industriosa ed imitatrice dell’uomo alternate e modificate, perchè possano adattarsi ai differenti usi a cui sono destinate. Finchè si trovano nello stato nel quale le abbiamo ricevute dalla terra, si chiamano materie prime; lavorate poi per i molteplici usi degli uomini chiamansi manifatture: secondo oggetto di pubblica economia.

Gli uomini hanno sovente abbondanza di alcune cose di cui altri sono bisognosi, e scarsezza di alcune altre di cui altri abbondano. Ciò accade sì nelle materie prime per la differente natura del terreno e delle coltivazioni, come nelle lavorate per le differenti inclinazioni degli uomini non abili ugualmente a fare tutte le cose. Si permutano dunque reciprocamente, siano le produzioni del suolo, siano le opere della loro industria; una tale permutazione chiamasi commercio: terzo oggetto d’economia pubblica.

§ 3.

Il travaglio degli uomini, sia sulla terra genitrice delle materie prime, sia sulle cose da quella prodotte, e le vicendevoli permute non possono esser fatte con pace e tranquillità, se la moltitudine che opera e che si affatica non sia difesa e protetta contro la forza esteriore, che potrebbe disturbarla, ed usurparsi il frutto degli altrui sudori; nè le operazioni degli uomini [p. 7 modifica]potrebbero giammai esser conformi al bene della maggior parte, se le genti senza freno e senza direzioni fossero lasciate puramente in preda alla loro avidità personale; o si getterebbero in braccio ad una improvvida inerzia, se mancassero d’uno stimolo che li obbligasse alla sempre odiata fatica. Sono dunque necessarj supremi direttori che colle armi e colle leggi dirigano le interne operazioni della società, la difendano dagli esterni assalti, ed eccitino nella giornaliera indolenza degli uomini il moto e l’attività. La moltitudine deve dunque fornire a questi supremi direttori i mezzi onde possano adempiere un tale oggetto. Questi mezzi chiamansi tributi, e l’arte di percepirli, acciocchè siano utili alla moltitudine che li fornisce, e non siano rovinosi, nè per il modo con cui sono levati, nè per l’uso che se ne faccia, chiamasi finanze: quarto oggetto di pubblica economia.

§ 4.

Ma nè i prodotti delle terre, nè le opere della mano, nè gli scambievoli commerci, nè i pubblici tributi si potranno giammai ottenere dagli uomini con perfezione e costanza, se essi non conoscono le leggi morali e fisiche delle cose sulle quali agiscono; se al crescere de’corpi proporzionatamente non crescono le abitudini sociali; se tra la moltiplicità degli individui, delle opere e dei prodotti non si vegga ad ogni passo scintillare la luce dell’ordine, che rende facili e sicure le operazioni tutte. Dunque le scienze, l’educazione, il buon ordine, la sicurezza [p. 8 modifica]e tranquillità pubblica, oggetti tutti compresi sotto il nome di polizia, formeranno il quinto ed ultimo oggetto di pubblica economia.

§ 5.

Questi cinque primarii oggetti racchiudono molteplici diramazioni e dettagli complicati, i quali variano colle differenze di clima, di popolazione, di governo di ciascun paese.

Per non perderci in questo labirinto è necessario ricercare un punto fisso ed invariabile, il quale non si alteri giammai nè per le circostanze di luogo e di tempo, nè per le diverse modificazioni della società; e che anzi sia esso un punto di vista altrettanto semplice che luminoso, il quale diffonda la sua luce sugl’intricati rapporti e combinazoni politiche. Tutte le scienze hanno sempre questo canone fondamentale, questa proporzione universale, che non è altro che l’enunciazione del legame comune di tutte le proposizioni particolari costituenti il corpo d’una scienza. Per ritrovarlo è necessario rimontare all’origine delle cose stesse, ove solo si può rinvenire qualche primitiva e primaria combinazione, che è stata come il nucleo o punto d’appoggio, intorno al quale si sono raggruppati ed avvolti i molteplici e diversi dettagli d’una scienza.