Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 8

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A Gregorio XI. - Lettera 8

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A GREGORIO XI. 1


I. |||
Prega il papa ad effattaiire il suo ritorno a Roma, promettendoli sicurezza da quei pericoli che i perversi consiglieri li pongono avanti.|||


Lettera 8


Al nome di Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.


I. Santissimo e beatissimo padre in Cristo, dolce Jesù, la vostra indegna e miserabile figliuola Catarina vi conforta nel prezioso sangue suo con desiderio di vedervi senza alcuno timore servile, considerando me, che l’uomo timoroso taglia il vigore del santo proponimento e buon desiderio; e però io ho pregato e pregarò il dolce e buono Jesù, che vi tolga ogni timore servile e rimanga solo il timore santo; sia in voi un ardore di carità sì e per sì fatto modo, che non vi lassi udire le voci de’ dimonii incarnati 2, e non vi faccia tenere il consiglio de’ perversi consiglieri fondati in amore proprio, che secondo ch’io intendo, vi vogliono mettere paura per impedire l’avvenimento vostro per paura, dicendo, voi sarete morto: ed io vi dico da parte di Cristo crocifisso, dolcissimo e santissimo padre, che voi non temiate per veruna cosa che sia: venite sicuramente; confidatevi in Cristo dolce Jesù, che facendo quello che voi dovete, Dio sarà sopra di voi, e non sarà veruno che [p. 48 modifica]sia contro voi. Su virilmente, padre, ch’io vi dico che non vi bisogna temere (Ad Rom. 8.) Se non faceste quello che doveste fare, avreste bisogno di temere. Voi dovete venire: venite dunque, venite dolcemente senza veruno timore; e se veruno dimestico vi vuole impedire, dite a loro arditamente, come disse Cristo a s. Pietro, quando per tenerezza il voleva ritrarre che non andasse alla passione, Cristo si rivolse a lui dicendo, va di po’ me, Satanas, tu mi se’ scandalo, cercando le cose che sono dagli uomini, e non quelle che sono da Dio; e non vogli tu che io compia la volontà del Padre mio (Matt. 16.)? Così fate voi, dolcissimo padre, seguitatelo come vicario suo, deliberando e fermando in voi medesimo, e dinanzi da loro, dicendo: se n’andasse mille volte la vita, io voglio adempire la volontà del Padre mio. Poniamo che vita non ne vada, anco pigliate la vita e la materia d’acquistare continuamente la vita della grazia. Or vi confortate e non temete, che non vi bisogna. Pigliate l’arme della santissima croce, che è la sicurtà e la vita de’ cristiani. Lassate dire chi vuol dire, e tenete fermo il santo proponimento. Dissemi il padre mio frate Raimondo per vostra parte, ch’io pregassi Dio, se dovesse avere impedimento; ed io già n’avea pregato inanzi e dopo la communione 3 santa, e non vedeva nè morte, nè pericolo neuno, li quali pericoli pongono coloro che vi consigliano. Credete, e confidatevi in Cristo dolce Jesù. Io spero che Dio non dispregerà tante orazioni fatte con tanto ardentissimo desiderio, e con molte lagrime e sudori. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Perdonatemi, perdonatemi. Jesù Cristo crocifisso sia con voi. Jesù dolce, Jesù amore.

Annotazioni alla Lettera 8.

  1. [p. 87 modifica](A) Anche questa e le fine seguenti furono scritte in Avignone; come si ha dalle antiche impressioni.
  2. [p. 87 modifica](B) Demonj incarnati. Queste terribili parole che qui adopera perdenotare quelli che sfoglievano il pontefice dal ritornare a Roma, si trovano usate assai volte dalla santa per indicare tutti quelli che riuscivano ad altri di scandalo. Allo stesso modo Cristo disse a Pietro che pur con buon animo sconfortaxalo dal patire: Vada post me, Satana, scandalum es mihi.
  3. [p. 87 modifica](C) Ed io già n’avevo pregato innanzi e dopo la comunione. Ricevea per lo più questa vergine i favori del cielo innanzi o dopo la comunione, rimanendo d’ordinario a quel tempo priva de’ sentimenti del corpo e tutta rapita e levata in ispiritoC 1: perciò in tal occasione singolarmente richiese il Signore della risposta da darsi al pontefice; il quale fortemente temeva alla sua vita per le molte ombre stipategli innanzi agli occhi di quei, che di mal animo vedeano la partenza della corte romana di Francia.
    1. Vita di s. Caterina. Par. a, c. 6.