Esilio/Compagni di strada/L'infermo

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L'infermo

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L’INFERMO.


Della stanza d’esilio — che m’è schermo
al mondo e nel mio spasmo m’asserraglia —
dietro il muro sottile odo, ferraglia
4rimossa, un tossir querulo d’infermo.


Chi è?... Non so. Ma soffre. E il suo lamento
di cencio umano ove la morte ringhia,
con nuove corde aspre di punte avvinghia
8il mio bisogno eterno di tormento.

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Vorrei, nè posso, consolar l’affanno
di quei bronchi inguaribili. — Di fianco
l’una all’altra, ma cieche; a fil d’un bianco
12muro, ma estranee, due miserie stanno:


la mala bestia che t’asfissia in gola,
o ignoto, e il cancro che mi mangia il cuore.
Ma passeranno, sole, nell’orrore
16del vuoto, senza dirsi una parola.