Facezie (Poggio Bracciolini)/209

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CCIX. Di un frate che ingrossò un’abbadessa

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Poggio Bracciolini - Facezie di Poggio Fiorentino (1438-1452)
Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
CCIX. Di un frate che ingrossò un’abbadessa
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CCIX

Di un frate che ingrossò un’abbadessa.


Un frate dell’ordine dei minori amava un’abbadessa di un convento di Roma, la quale io ho conosciuta, e la richiedeva spesso di giacer seco; e la donna non voleva, per timore di concepire; e spaventata per la pena che ne avrebbe avuta; e il frate le promise un breve (come li chiamano) che ella avrebbe portato appeso al [p. 134 modifica]collo con un filo di seta e per virtù del quale non avrebbe potuto aver figli e così potea ella accondiscendere alla sua voglia. Ed ella, che desiderava che ciò fosse, lo credette; e il frate si godè molte volte la donna; dopo tre mesi, quando s’accorse che la donna si faceva più rotonda, il frate scappò, e l’abbadessa, vedendosi ingannata, scucì il breve e lo aprì per vedere ciò che dentro vi fosse scritto; e v’erano queste parole in cattivo latino: Asca imbarasca non facias te supponi et non implebis tascam. Che vuol dire, che non lasciandosi fare, non si sarebbe riempita. E questo è il migliore incanto contro la gravidanza.