Facezie (Poggio Bracciolini)/251

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CCLI. Di un usuraio che finse di pentirsi e fece peggio

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Poggio Bracciolini - Facezie di Poggio Fiorentino (1438-1452)
Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
CCLI. Di un usuraio che finse di pentirsi e fece peggio
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CCLI

Di un usuraio che finse di pentirsi e fece peggio.


Venne una volta ad un vecchio usuraio, che simulava di avere smesso il mestiere, un tale a cercare denaro ad usura, e gli portò in pegno una croce d’argento nella quale era una particella del legno della croce di nostro Signore; e avendo chiesto al vecchio il danaro: “Io, disse questi, ho già smesso di commettere questo peccato di dare ad usura; ma va’ da mio figlio, e gli disse il nome, il quale vuol perdere l’anima sua e domanda a lui il prestito.” E mandò seco un servo perchè gli insegnasse la casa dove abitava il figliuolo; erano [p. 158 modifica]già lontani, quando il vecchio richiamò il servo: “Ohè tu, gli disse, di’ a mio figlio, che si ricordi di detrarre dalla croce il peso del legno.” E quest’uomo, che pareva pentito, non volle che suo figlio stimasse per argento il legno della croce, credendolo di minor prezzo. Ognuno torna facilmente alla sua abitudine.